Capitan America: L’Impero Segreto – Marvel Gold
Pubblicato il 16 Maggio 2011 alle 00:00
Capitan America – L’Impero Segreto
Marvel Gold
Autori: Steve Englehart, Mike Friedrich (testi), Sal Buscema (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 14,00, 17 x 26, pp. 160, col.
Recensione
Lo scandalo Watergate ha rappresentato uno dei momenti più problematici della storia americana. Il 17 giugno 1972 cinque ladri entrarono nel Complesso Watergate di Washington, sede del Comitato Nazionale del Partito Democratico. Vennero arrestati e si scoprì che erano legati al Partito Repubblicano, all’epoca guidato da Richard Nixon. L’anno successivo, comunque, malgrado ciò, costui vinse le elezioni presidenziali.
Due giornalisti del ‘Washington Post’, Bernstein e Woodward, aiutati da un informatore dell’FBI denominato ‘Gola Profonda’, fecero approfondite ricerche sulla questione e scoprirono una verità scottante: i mandanti dei ladri erano i più stretti collaboratori di Nixon. Questi, peraltro, cercò in tutti i modi di ostacolare le indagini, senza esito, e alla fine si dimise. Per questo molti americani lo considerarono la vera mente di quello che fu definito, appunto, ‘scandalo Watergate’.
Nacque, in buona parte dell’opinione pubblica, un profondo senso di sfiducia nei confronti del potere politico e delle istituzioni e tale clima influenzò anche la fiction, letteraria, filmica e, non ultima, fumettistica. In particolare, i comic-book Marvel di quei primi anni settanta furono caratterizzati da un intenso pessimismo e da un tono disincantato che metteva in discussione persino gli stessi super-eroi e il concetto di eroismo.
Tra gli autori che rimasero profondamente colpiti dal Watergate ci fu Steve Englehart che, come ho scritto in altre recensioni, apparteneva alla seconda ondata di cartoonist Marvel succedutasi a quella dei gloriosi Lee, Kirby, Ditko e compagnia. Englehart, nella run dei Vendicatori basata sulla storica Guerra Kree-Skrull, aveva descritto un politicante reazionario che, con false accuse nei confronti degli Avengers, creava un clima di paranoia, non dissimile da quello reale derivante dal Watergate.
Ma con Capitan America, Englehart andò oltre. Lo scrittore, infatti, si occupava di diversi comic-book e, tra questi, anche di quello dedicato a Steve Rogers che, in quel periodo, era coadiuvato dal suo alleato Falcon (e, infatti, in originale il serial era chiamato Captain America and The Falcon). Quando Englehart iniziò a scriverne le avventure rivelò subito, con il pretesto di avvincenti storie dai toni eroici, influssi e suggestioni derivanti dalla situazione socio-politica degli Stati Uniti post-Watergate.
Ma, con l’eccezionale story-line che va dal n. 169 al n. 176 del mensile, Englehart decise di inserire Cap in un vero e proprio Watergate. Originariamente avrebbe voluto fare apparire Nixon nella trama ma poi, per evitare problemi con la casa editrice, si concesse solo alcuni accenni allo scandalo autentico e costruì una specie di Watergate in versione Marvel, ora disponibile in un volume della linea Marvel Gold della Panini intitolato ‘L’Impero Segreto’.
Una strana associazione, quindi, che afferma di voler sostenere l’American Way of Life, organizza una violenta battaglia mediatica contro Capitan America, additandolo come un traditore. Grazie ai mezzi di comunicazione, le false accuse influenzano i cittadini e di colpo il Vendicatore a stelle e strisce diventa uno degli uomini più odiati e disprezzati degli Stati Uniti. Il responsabile di ciò parrebbe essere un pubblicitario, esperto in tecniche di persuasione, ma è evidente che dietro di lui c’è una mente criminale che intende mettere fuori gioco uno dei più importanti super-eroi, nonché simbolo dell’America.
In un’atmosfera carica di tensioni cospiratorie, Cap deve affrontare una delle prove più difficili della sua vita che lo porterà a scontrarsi con il primo Moonstone e con il gruppo sovversivo chiamato Impero Segreto. Englehart delinea una vicenda basata sull’azione e sulla suspense e che, ancora oggi, non ha perso nulla del suo smalto e va considerata una pietra miliare della Marvel, anche per le tematiche affrontate, indubbiamente attuali (l’uso della comunicazione a scopi propagandistici e la distorsione dell’informazione non sono argomenti di poco conto!).
I testi, pur datati e in linea con gli stilemi espressivi dei seventies, sono efficaci. Oltre ad Englehart, è della partita Mike Friedrich, altro celebre writer degli anni settanta, che si concentra prevalentemente sui dialoghi. Insieme, i due scrittori dimostrano di sapersi bene orientare nel complesso e labirintico Marvel Universe, collegandosi alle vicissitudini di Pantera Nera nel serial Jungle Action, per esempio, o a quelle degli X-Men.
E non mancano le guest star: la Pantera Nera, appunto; Banshee (in un periodo in cui non faceva parte degli Uomini X); gli X-Men (un ruolo fondamentale lo giocano il Professor X, Ciclope e Marvel Girl); Nick Fury; Thor; Iron Man; e la Visione. La fine della storia (che non rivelerò per non sciupare la sorpresa a chi non l’avesse mai letta) non lascerà indifferente nessuno e costituisce, inoltre, un punto di svolta cruciale per l’esistenza di Cap (e lo stesso vale per Falcon che andrà incontro a un rinnovamento rispetto ai periodi precedenti).
Ad illustrare questo gioiello è il classico Sal Buscema, penciler che, in un certo qual modo, si è identificato con la Casa delle Idee. Il suo tratto, essenziale e semplice, pur non innovativo, è perfetto per il tipo di situazioni raccontate e con questi episodi Sal realizzò uno dei lavori migliori della sua lunga carriera. Questo volume presenta uno degli esiti creativi più importanti e memorabili della Marvel. Non fatevelo sfuggire.