MISS HOKUSAI: quando un ANIME è anche CULTURA [Recensione]

Il primo giorno del Future Film Festival di Bologna si apre all’insegna dei manga, intesi sia come fumetti sia come emblema dell’arte e della cultura giapponese in generale. Un connubio tra il paese del Sol Levante e il paese di O’ Sole mio che è stato inaugurato dalla mostra Manga Hokusai Manga sul maestro della xilografia giapponese Katsushika Hokusai e con il film biografico Miss Hokusai sulla figlia di questi.

Si aprono le danze sull’edizione numero 18 del Future Film Festival, il festival del cinema d’animazione e degli effetti speciali che ha luogo nel capoluogo felsineo.

Tra le tante chicche presenti in questa edizione consigliamo caldamente la visione di Miss Hokusai del regista giapponese Keiichi Hara, già animatore per la serie Doraemon degli anni 80 e regista del pluripremiato Colorful (tra i numerosi premi quello del pubblico al Festival di Annecy nel 2011).

Il film, tratto dall’omonimo manga di Hinako Sugiura, è una biografia di O-Ei, la figlia di Katsuita Hokusai, famoso artista giapponese dell’Ottocento, autore di numerose xilografie (come la famosa Grande Onda molto apprezzata dagli espressionisti europei) e manga (intesi come “serie di disegni con soggetti spesso di estrazione popolare, dal giapponese “disegno pazzo, variegato”) di grande successo.

Il punto di vista della figlia offre uno spaccato della vita del grande artista giapponese che è molto realistica e per nulla banale, la sua figura è ancora oggi molto venerata in Giappone.

Hara si concentra sugli aspetti meno conosciuti della vita privata di Hokusai: il rapporto spesso conflittuale con la stessa figlia O-Ei (anch’essa pittrice e quindi concorrente del padre) e con il loro buffo coinquilino Suteachi, ex-samurai e apprendista dello stesso Hokusai; ma soprattutto il film mostra le debolezze – e l’ipocrisia – del grande artista giapponese, rendendolo così un personaggio molto sfaccettato, dotato di grande sensibilità umana ma anche di molti difetti.

Lungo tuta la storia assistiamo alla graduale presa di coscienza della giovane O-Ei che da semplice aiutante del padre comincia a diventare sempre più consapevole delle proprie capacità artistiche conquistando gradualmente tutta la scena e arrivando ad offuscare quella dell’ingombrante genitore.

Ne esce fuori il ritratto di una donna fiera e indipendente, che va ad aggiungersi alle tante figure femminile simili che popolano l’immaginario degli anime giapponesi – come le numerose protagoniste dei film di Miyazaki.

Il disegno è molto chiaro e ci offre una rappresentazione dettagliata e maniacale del Giappone di fine Ottocento, la pellicola risulta essere un vero e proprio documentario biografico sotto forma di anime.

Non mancano, ovviamente, riferimenti e omaggi alle opere di Hokusai, a cominciare dalla famosa Grande Onda che ci viene presentata in un fermo-immagine significativo e dal grande impatto emotivo e poetico.

I fotogrammi rendono perfettamente l’idea di essere stati disegnati su delle stampe ottocentesche a cui poi sono stati aggiunti i personaggi che si muovono su di esse. Tale scelta di animazione a tecnica mista è il perfetto omaggio all’arte giapponese e alla sua cultura.

Consigliamo, dunque, caldamente la visione di questo piccolo ma significativo capolavoro anime che è in grado di emozionare ma anche di farci capire e aprire molte porte verso il mondo fantastico (e ancora, per noi, in gran parte sconosciuto) del fumetto e dell’arte giapponese.

Da vedere ovviamente insieme alla mostra dedicata ad Hokusai che si terrà al MAMBO di Bologna fino al 22 maggio.