Buffy l’Ammazzavampiri: Perché è uno dei telefilm più belli di sempre

Pubblicato il 2 Maggio 2016 alle 12:30

Per ogni generazione c’è una prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni, e le forze del male. Lei è la cacciatrice.

In un decennio come questo è particolarmente difficile, oltre che azzardato, affermare che un telefilm degli anni ’90 possa essere la serie tv migliore della storia della televisione.

Tra Game of Thrones, The Walking Dead e Breaking Bad, negli ultimi anni la TV si è riempita di show di alta qualità, spesso superiori a diversi prodotti cinematografici. Ma bisogna contestualizzare il tutto. Tenere conto del periodo in cui i telefilm sono stati prodotti, e l’impatto che questi hanno avuto sulla società.

Buffy The Vampire Slayer approda sul canale WB nel lontano 1997, come scommessa da parte di Joss Whedon, che nel 1992 aveva già portato l’eroina al cinema con un film omonimo, ma senza successo. Il riproporre un personaggio già sfruttato in un film flop, fu una vera e propria sfida per il regista degli Avengers.

Ma il personaggio aveva delle potenzialità, e lui lo sapeva. In un periodo in cui l’emancipazione femminile era ancora in atto (lo è tuttora del resto), l’idea di creare un’eroe “reale” di sesso femminile era del tutto una novità. Si, c’erano state Wonder Woman e Xena, ma mancava una ragazza normale, costretta per motivi che non dipendevano da lei, a salvare il mondo.

Attenzione: Il seguente articolo presenta spoiler sulla serie. Se non l’avete mai vista ed avete intenzione di iniziarla, non proseguite nella lettura!

La serie ruota intorno alle vicende di Buffy Summers. La cacciatrice prescelta, che ha il difficile compito di salvare il mondo da tutto ciò che fuoriesce dalla bocca dell’inferno. A darle una mano in questa missione troviamo il suo osservatore Giles, ed i migliori amici Willow e Xander. Al quale si aggiungeranno con l’andare avanti degli episodi, anche Anya, Tara e Dawn.

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Sono in totale sette le stagioni realizzate (più 3 stagioni canon a fumetti), per un totale di 144 episodi nei quali ne sono successe di tutti i colori.

Dopo una prima stagione di assestamento, che non spicca certo per qualità nonostante resti godibile, la serie sembra trovare la sua vera identità a partire dalla seconda stagione.

Probabilmente  Joss Whedon si sentiva più sicuro. Aveva vinto la prima sfida con il rinnovo di Buffy per una seconda stagione completa da 22 episodi, ed ora poteva azzardare di più. E così fece. Grazie ad episodi cult come Halloween, Surprise e Passion, i risultati non si fecero attendere. Gli ascolti aumentarono di colpo, così come il fandom.

Buffy era ormai diventata una serie abbastanza importante, ma ancora lontana dall’essere definita un cult.

Nel settembre del 1998 arriva sugli schermi WB la terza stagione. Quella che avrebbe chiuso il primo arco narrativo del telefilm con il diploma dei protagonisti, e l’addio dalla serie dei primi personaggi storici, che avrebbero poi preso parte allo Spin-off Angel.

In questa stagione facciamo la conoscenza di Faith, una nuova cacciatrice che con l’andare avanti degli episodi diventerà molto più di un semplice personaggio. La Cacciatrice cattiva. La vera antagonista di Buffy, che creerà con lei la metafora perfetta del bene e del male.

La quarta stagione è praticamente un nuovo inizio. Buffy inizia il college, e si scontra per la prima volta con il mondo degli adulti, e con la solitudine che questo passaggio può provocare. Per molti, i 22 episodi di questa serie non sono all’altezza dei precedenti, e di quelli che verranno. In realtà, sono episodi essenziali.

Grazie alla quarta stagione conosciamo in modo più approfondito personaggi importanti, come Spike e Willow. È in questa stagione, infatti, che Willow si dichiara lesbica, e si avvicina in senso più approfondito alla Wicca.

Una stagione  anomala rispetto alle altre (almeno fino alla sesta), ma di fondamentale importanza per lo sviluppo dei protagonisti. Senza dimenticare episodi di un certo livello come Hush. Puntata muta per quasi la totalità della sua durata.

Continua l’articolo, gira pagina!

Nel 2000 approda quella che sarebbe dovuta essere l’ultima serie del telefilm.
La quinta stagione presenta alcuni degli episodi più famosi, oltre all’arrivo nel cast di nuovi personaggi mai incontrati prima: Dawn, la sorella di Buffy, che poi si scoprirà essere la Chiave, e Glory, uno dei villain più riusciti della serie.

Questa è una stagione che punta all’emotività. A causa del tumore della madre, Buffy si sente per la prima volta totalmente impotente, essendo il cancro un male umano al quale lei non può porre rimedio. L’episodio The Body è stata una prova recitativa e registica non indifferente, ma ancora più emozionante l’episodio seguente, Forever, che presenta negli ultimi minuti un dialogo particolarmente drammatico tra Buffy e Dawn.

La stagione termina con la prescelta che fa ciò per cui è nata: salvare il mondo (e sua sorella), sacrificandosi. E cosi sarebbe dovuto finire Buffy The Vampire Slayer. Con la morte della protagonista, ma…

La UPN decide di portare lo show sulla sua rete, e di realizzare una sesta stagione da mandare in onda nell’annata televisiva 2001/2002. Ed è qui che troviamo l’ennesimo azzardo. Questa nuova serie, rispetto alle precedenti, viene sviluppata in maniera decisamente più dark ed adulta.

E questo lo notiamo fin dal primo episodio in cui Willow, Xander, Anya e Tara decidono di riportare in vita Buffy tramite la magia nera.

Ed è proprio la magia nera il perno di questi 22 episodi. Willow, da sempre uno dei personaggi più importanti, diventa l’antagonista principale della stagione dopo un evento traumatico. Una antagonista guidata, almeno inizialmente, dalla voglia di vendetta. Non ha nessuna intenzione di battersi contro i suoi amici (tant’è che salva Buffy da morte certa), almeno fino a quando questi non cercano di fermarla.

Ma non solo. In questa stagione Buffy deve affrontare il trauma di vivere nuovamente in quell’inferno al quale era stata scaraventata controvoglia sei anni prima. Un mondo del quale ormai non si sente più parte, sopratutto dopo aver assaporato l’agognata felicità arrivata solo dopo la morte. Tutti i problemi, tutte le responsabilità che si era finalmente lasciata alle spalle, le ripiombano addosso. Ed ancora una volta non per sua scelta.
Una stagione cupa, che regala dei momenti di altissimo livello, e delle chicche indimenticabili, come l’episodio musical Once More with Feeling.

Ed arriviamo alla fine. La settima stagione è quasi un ritorno alle origini con l’inaugurazione della nuova Sunnydale High School.
I 22 episodi son permeati però da una sorta di malinconia. Si sente che l’avventura che ci ha accompagnato per sette anni sta volgendo al termine.

I protagonisti sono ormai totalmente adulti, e pronti a chiudere per sempre la bocca dell’inferno. Ma non senza difficoltà. Il Primo (il male primordiale) è pronto ad una battaglia in grande stile, e Buffy capisce che da sola non potrebbe mai farcela. Decide quindi di non essere più l’unica prescelta, e di condividere il suo potere con tutte le altre potenziali cacciatrici del mondo…

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Buffy l’ammazzavampiri non è solamente un telefilm sui vampiri, demoni o altri mostri sovrannaturali. È decisamente molto di più. È la storia della vita di un gruppo di ragazzi nel quale tutti si possono identificare. Uno dei punti maggiormente apprezzati della serie, infatti, è stata la sua capacità di sviluppare ogni singolo personaggio in modo perfetto e completo.

E sebbene, nella prima stagione fosse effettivamente il sovrannaturale il perno sul quale l’intero telefilm girava, con l’andare avanti degli episodi, questo lato viene posto man mano sempre più in secondo piano, dando maggiore risalto alla crescita dei protagonisti, alle loro storie, ed ai loro problemi.
Dall’omosessualità allo stupro, dalla malattia alla morte, Buffy ha affrontato ogni argomenti con intelligenza e coraggio, permettendo così di creare la perfetta empatia con lo spettatore.

Buffy è stato il capostipite di un genere nuovo per la TV, e punto di ispirazioni per diverse produzioni successive. Ancora adesso, viene studiato nelle università per il suo contributo nella pop culture, e nel mondo dell’entertainment. E per questo andrebbe ricordato più spesso di quanto non si faccia già.

Iniziare a seguirlo ora, con le produzioni televisive ad alto budget odierne, potrebbe non rendergli giustizia. Ma la forza di Buffy non sta negli effetti speciali o nelle battaglie. Sta nelle emozioni che riesce a lasciarti dopo anni dalla fine della serie, e nella capacità di non annoiarti anche durante l’ennesima maratona di episodi.

Del resto, è questo ciò che rende un telefilm, un Cult. La sua capacità di rimanere impresso nella storia della televisione, e nei cuori dei telespettatori!

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