Il Fronte Orientale, il capolavoro di Olivier Speltens – Recensione

Pubblicato il 18 Aprile 2016 alle 11:20

Si può sopravvivere nel contesto drammatico della battaglia di Kursk? Se lo chiedono il giovane Kessler e i suoi compagni, protagonisti assoluti de Il Fronte Orientale, capolavoro di Olivier Speltens che Mondadori Comics propone in un nuovo volume della collana Historica!

Ho scritto in diverse occasioni che la collana Historica di Mondadori Comics è una delle migliori attualmente in circolazione ed è sufficiente ragionare sulla qualità delle opere pubblicate per accorgersene. Buona parte dei fumetti tradotti è di area franco-belga ed è il caso anche de Il Fronte Orientale, scritto e disegnato dal bravissimo Olivier Speltens. Si tratta di un’opera in quatto parti ambientata nel drammatico periodo della Seconda Guerra Mondiale e manderà in visibilio gli estimatori delle war stories.

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Questo volume include i primi due capitoli e l’autore si concentra sul tentativo dell’esercito tedesco di conquistare il territorio russo. I protagonisti della vicenda sono giovani soldati nazisti e tutto è visto dalla loro prospettiva. Tuttavia, non è un lavoro propagandistico e non c’è l’esaltazione delle folli ideologie del Terzo Reich. Speltens si è limitato a narrare le vicissitudini di ragazzi che, vittime di un destino avverso e di una propaganda menzognera, si trovano costretti, loro malgrado, a cavarsela in un ambiente da incubo.

Tra questi spicca Kessler. E’ un giovane sensibile, di buona famiglia, appena uscito dal periodo di formazione della Wermacht. E’ ingenuo, come tanti suoi coetanei, e crede davvero alle notizie trionfalistiche divulgate da Goebbels. Ma viene spedito sul fronte orientale e scopre che l’esercito bolscevico è decisamente pericoloso. Inoltre, c’è un nemico ancora più insidioso: il gelo al quale i tedeschi non sono abituati.

Il Fronte Orientale è uno splendido racconto di morte. Evoca la disfatta della macchina di guerra nazista, concentrandosi sulla battaglia di Kursk che secondo molti storici rappresentò l’inizio della sconfitta della Germania. Di ciò, in fondo, sembrano rendersi conto tutti i personaggi, a cominciare da Kessler, che combattono semplicemente perché ormai non possono fare altro. In pratica, sono vittime della follia dei potenti. Anche i superiori, tutto sommato, comprendono di non poter vincere e quasi si rassegnano, consapevoli del fatto che potrebbero non sopravvivere.

Come ho già scritto, Il Fronte Orientale è un racconto sul tema della morte. I vasti e desolati territori sovietici hanno un’aura inquietante, cupa, sembrano degni dell’oltretomba. E abbondano uccisioni, cadaveri abbandonati nel ghiaccio, corpi dilaniati dai bombardamenti, visioni terrifiche che paiono uscite da un quadro di Goya. Kessler è il triste testimone di atrocità che si fanno più insopportabili se confrontate con il calore dei ricordi famigliari. In una breve sequenza, Kessler torna dalla sua famiglia, grazie a una licenza, rivede i genitori e la ragazza che ama, ed è proprio qui che Speltens ci fa comprendere la distanza abissale che separa il mondo della guerra insensata da quello degli affetti e della vita di tutti i giorni.

Altri soldati cercano di esorcizzare lo spettro della morte incombente con battute scherzose o con fugaci incontri sessuali con qualche donna compiacente. Ma la Nera Mietitrice è una presenza ossessiva, la sua essenza permea ogni momento della story-line. E lo stesso Kessler pare percepirla nell’ultima vignetta, con il suo sguardo disperato e disincantato, lo sguardo di un ragazzo che le circostanze hanno costretto a crescere in fretta, lo sguardo di un individuo che si confronta con la vuota falsità dei concetti di eroismo e patriottismo.

Il Fronte Orientale è un capolavoro. I testi e i dialoghi di Speltens sono profondi e riflessivi, senza mai essere pedanti e verbosi. A tratti fanno pensare agli esiti espressivi della narrativa a tematica bellica, con echi di Remarque o di Hemingway. E i disegni sono di valore eccezionale. Lo stile del penciler è naturalistico, fluido ed elegante e le vignette sono impreziosite da una cura dei dettagli sbalorditiva. Speltens ha infatti dimostrato cura certosina nei confronti di ogni particolare, dalle divise alle architetture, dai carri armati alle armi e così via. Inoltre, rappresenta gli stati d’animo dei personaggi e le loro psicologie insistendo sulle espressioni facciali, sugli sguardi, sulle smorfie che valgono più di mille parole.

Speltens si è altresì occupato dei colori. Prevalgono sfumature oscure e crepuscolari, adatte alla raffigurazione dei paesaggi sovietici e appropriate per una storia dai toni tragici come questa. Solo le pagine relative al breve ritorno di Kessler a casa sono più luminose, quasi a fare da contrappunto al buio infernale della guerra. Insomma, per l’ennesima volta Historica ci offre un gioiello grafico e testuale.

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