Il Libro della Giungla – Recensione in anteprima
Pubblicato il 14 Aprile 2016 alle 14:17
Mowgli è un “cucciolo d’uomo” cresciuto nella giungla da un branco di lupi e dalla saggia pantera Bagheera ma la feroce tigre Shere Khan si oppone alla presenza di un umano tra gli animali e minaccia di ucciderlo. Mowgli si trova quindi costretto a tornare alla civiltà. Durante il viaggio, si ritrova coinvolto in imprevedibili avventure accanto al simpatico orso Baloo, deve vedersela con l’ammaliante pitone Kaa e con l’inquietante orangotanto Re Louie, signore delle scimmie.
Molti continuano a chiedersi quale sia l’effettiva utilità di queste trasposizioni live-action dai classici d’animazione Disney, a parte, naturalmente, la finalità commerciale. Una risposta l’ha data Giovanna Mezzogiorno durante la conferenza stampa italiana de Il Libro della Giungla. L’attrice, che presta la voce al pitone Kaa, ha dichiarato che i suoi figli, abituati all’attuale animazione in cgi, fanno fatica ad appassionarsi ai vecchi film in animazione classica. I nuovi adattamenti possono quindi essere un modo per avvicinare le nuove generazioni a capolavori che potrebbero iniziare a diventare troppo distanti dalla loro cultura cinematografica.
Uscita nel 1967, la versione animata de Il Libro della Giungla era tratta da alcuni dei racconti dell’omonima antologia di Rudyard Kipling, edita alla fine dell’800. Per una traslazione live-action quasi letterale, che non alteri troppo il tono e la trama dell’originale, la Disney evita di rivolgersi ad un regista che possa avere particolari guizzi autoriali e preferisce affidarsi ad un onesto mestierante che faccia il suo compitino. Reduce dal successo di Iron Man, dal deludente sequel e dal pessimo Cowboys & Aliens, Jon Favreau ha sempre prediletto la componente comedy a scapito dell’action ma riesce qui a ritrovare un certo equilibrio.
L’impianto visivo è la parte migliore del film. Le riprese si sono svolte totalmente in studio, la giungla è stata completamente ricostruita in digitale con un tasso di realismo enorme, come accaduto con Avatar, e il 3D rende l’esperienza sensoriale del tutto immersiva. Gli interpreti dei vari animali antropomorfi hanno recitato con la tecnica del motion capture. Voci ed espressioni dei personaggi funzionano quindi in maniera organica e qui emergono i limiti dell’adattamento italiano. I doppiatori e i talent voice nostrani hanno fornito ottime performance ma non possono sposarsi fino in fondo con le fisionomie degli animali.
La storia segue quella del classico d’animazione con qualche trascurabile licenza ma anche con un cambiamento piuttosto importante che rende il tono più dark e l’arco narrativo di Mowgli più vicino a quello di Simba de Il Re Leone. Il bambino, interpretato dall’esordiente Neel Sethi, è un orfano in cerca di un posto dove stare e intraprende un’avventura che si trasforma nel consueto rito di passaggio adolescenziale verso la maturità.
Mowgli passa dalle amorevoli cure della madre, la lupa Raksha (Lupita Nyong’o nella versione originale, Violante Placido in quella italiana), alla guida del mentore Bagheera (Ben Kingsley e Toni Servillo), fino al simpatico e anticonformista Baloo (un gigantesco Bill Murray e Neri Marcorè) che torna con l’irresistibile canzone Lo stretto indispensabile che diventa anche il tema più esaltante del film.
Gli avversari non vengono mai dipinti come personaggi del tutto malvagi, sono semplicemente animali che seguono la propria natura. Shere Khan (Idris Elba e Alessandro Rossi) odia Mowgli perché gli uomini gli hanno fatto del male. Lo scontro finale con il bambino, che deve vedersela col suo lato oscuro, sembra rifarsi a Star Wars. Solo una breve scena per l’ipnotico pitone Kaa (Scarlett Johansson e Giovanna Mezzogiorno).
Il personaggio più affascinante di tutti è Re Louie che ha gli occhi di ghiaccio di Christopher Walken di fronte al quale non sfigura davvero un sorprendente Giancarlo Magalli. Il dialogo tra Mowgli e Louie nell’oscurità del tempio cita apertamente il finale di Apocalypse Now e tutta la sequenza dello scontro con le scimmie è senz’altro il momento più accattivante e spettacolare del film.
Oltre a mantenere inalterati i contenuti dell’opera originale, il film presta il fianco anche ad una considerazione molto attuale sul tema della famiglia. E’ Mowgli a voler scegliere con chi stare e da chi essere cresciuto. Che si tratti di lupi, di un orso o di una pantera, per lui l’importante è sentirsi a casa ed essere amato. In tal senso, il finale è diverso rispetto al film d’animazione ed apre al già annunciato sequel.