Death Parade: uno dei migliori anime della stagione 2015 – Recensione
Pubblicato il 22 Aprile 2016 alle 15:25
Nel 2013 un cortometraggio aveva dato il via al progetto, il suo nome era Death Billiards prodotto dalla MadHouse. In seguito, dopo aver sviluppato quella iniziale idea, è stata realizzata una serie anime che ha avuto un forte impatto sul pubblico; se ciò è stato possibile buona parte del merito va alle forti e delicate tematiche affrontate: Death Parade.
Da questo momento in poi la morte non avrà più lo stesso significato. Non è possibile parlare della serie senza anticipare informazioni rilevanti, che lo spettatore scopre già nella prima puntata, per cui si consiglia di guardare almeno l’episodio numero uno.
Il Quindecim è un misterioso quanto particolare bar gestito dal solitario e calmo barista di nome Decim. Una giovane coppia di novelli sposi si ritrova all’interno del Quindecim: non ricordano nulla di ciò che gli è accaduto prima di ritrovarsi nel bar, né come siano finiti in quel posto. La loro prima preoccupazione è quella di trovare una via di fuga, ma il bar sembra una fortezza da cui è impossibile uscire, l’unica via per andarsene sono i due ascensori da cui anche i due sposi sono scesi.
Lo stesso Decim, il barista, conferma che non vi è via di fuga. L’unica alternativa che hanno è quella di partecipare ad un gioco, il rifiuto non è consentito, e uno solo dei due potrà vincere. Quale sia la sorte dello sconfitto non è spiegata dal barista, ma le decine di corpi dalle sembianze umane appesi e mostrati dal barista non lasciano intuire nulla di buono.
Appena il gioco ha inizio, uno dopo l’altro, sempre più ricordi della vita dei due sposi riaffiora: momenti felici, episodi che avrebbero voluto dimenticare e situazioni estremamente delicate. Poco prima che il gioco finisca i due scoprono una sconvolgente verità: sono morti, quello in cui si trovano altro non è che una forma di limbo.
Decim il barista è un giudice che, valutando la vita passata dei deceduti e le loro reazioni durante il gioco, decide chi dei due potrà reincarnarsi e avere diritto a una nuova vita e chi rimarrà per sempre nel nulla eterno.
Coppia dopo coppia, Decim valuta instancabile persona dopo persona, ma cosa succederebbe se, un giorno, apparisse una persona che ricorda di essere morta? Come si potrebbe giudicare un individuo simile?
Chiunque si è chiesto, almeno una volta nella vita, cosa succederà il giorno della propria morte. Death Parade si basa solo ed esclusivamente su questa tematica e la affronta in una maniera interessante e curiosa.
Si parte dal presupposto che, essendo un anime di stampo orientale, lo spettatore non deve sorprendersi se al posto del classico Paradiso e Inferno, definizioni per altro usate per far capire meglio al pubblico occidentale la situazione, le scelte sono tra: resurrezione e oblio.
Nell’anime l’oblio viene paragonato all’Inferno, mentre la resurrezione al Paradiso, ma bisogna ammettere che questa relazione non è così netta come potrebbe sembrare.
Lasciando da parte le speculazioni religiose, il contesto costruito non è affatto male. Fin dalla prima puntata lo spettatore è catapultato in medias res nel Quindecim, i colpi di scena si susseguono uno dopo l’altro e lo spettatore rimane incollato allo schermo.
Di volta in volta sono presentate realtà diverse, le persone defunte hanno storie di vita differenti e ciò permette di affrontare tematiche tra le più varie. Ecco allora che si assiste alla disperazione del morto suicida, la coppia di novelli sposi, l’anziana signora e molto altro ancora.
Le storie di vita e le varie implicazioni morali, e non solo, sono affrontate in modo accurato, cercando di valutare aspetti positivi e negativi della situazione e, soprattutto, cercando sempre di non fermarsi su un giudizio approssimativo. Nonostante la diversità delle situazioni e dei personaggi, dopo le prime puntate lo spettatore inizia ben presto a stancarsi del solito svolgersi degli eventi.
Per ovviare al problema sono state adottate alcune contromisure, un diverso barista e la peculiarità rappresentata da Chiyuki, ma non hanno risolto del tutto il problema.
A livello grafico la serie è ben fatta e curata soprattutto per le espressioni dei personaggi (Decim a parte); per quanto riguarda il comparto sonoro assolutamente nulla da dire, molto ben fatto sia per quanto riguarda le ost interne, sia per opening ed ending che sono molto carine e orecchiabili.
Difetti di Death Parade sono pochi, fatta eccezione per una trama che alla lunga sembra un pochino ripetitiva e le storie dei defunti che fanno forza, per lo più, su contesti tragici e strappalacrime; l’unica vera nota di demerito, o meglio rimpianto per lo spettatore, è il desiderio di approfondire il panorama di contorno della serie.
Sarebbe stato bello conoscere meglio il come è organizzato, sia gerarchicamente che strutturalmente, il mondo dell’aldilà. Purtroppo non è stato possibile, forse per una precisa scelta da parte dell’autore.
Terminato di vedere Death Parade lo spettatore è portato a chiedersi quale è il significato che il regista ha voluto dare alla sua opera. Il tema trattato non è tra i più leggeri e va esclusa l’ipotesi di un prodotto fatto e finito per divertire il pubblico, dietro tutta l’opera ci deve essere un messaggio preciso. Quale esso sia è difficile da stabilire.
Le persone decedute e giudicate da Decim appartengono a categorie e tipologie diverse, tuttavia si nota un forte intento a prediligere situazioni complicate e particolari che colpiscono nel profondo l’immaginario e la sensibilità dello spettatore.
Ecco allora che assistere alla disperazione dei defunti, morti spesso a causa di un incidente o per una “scelta” sbagliata, ha l’effetto di esaltare la vita che si sta vivendo in questo momento; un “teniamoci stretti” la nostra stessa esistenza.
Nel complesso Death Parade è una serie che si apprezza, sia per il tema trattato che per il modo in cui è stata affrontata.
In alcune situazioni si avverte un’eccessiva lentezza nella trama, che poteva essere evoluta o approfondita in alcuni aspetti, però non è nulla di grave.
Più che apprezzabile è l’idea dei giochi da bar, così come l’evolversi del personaggio di Decim: grazie all’incontro con Chiyuki comprende realtà e verità che, altrimenti, un automa come lui non potrebbe comprendere. Peccato davvero che il mondo dell’aldilà sia privo di una vera e propria forma strutturata e ben illustrata.
Buona visione.