Hitchcock/Truffaut: l’intervista che cambiò l’opinione della critica – RECENSIONE

Pubblicato il 9 Aprile 2016 alle 18:00

Nel 1962, dopo mesi di corrispondenza, di cui sono testimonianza le numerose lettere autografe, il regista Alfred Hitchcok acconsente a farsi intervistare dall’allora nuova promessa del cinema francese e internazionale, Francois Truffaut. Nessuno dei due è in grado di prevedere che quel loro incontro (il primo di una lunga serie di dialoghi-interviste che i due avranno nel corso degli anni) sarà l’inizio di una fruttuosa collaborazione e di una grande amicizia.

Da quella esperienza nascerà il famoso saggio Il cinema secondo Hitchcock un libro capace di rivoluzionare la visione che la critica aveva della settima arte.

Sì, perché per quanto possa sembrare paradossale, prima del libro di Truffaut, il concetto di “autore cinematografico” era un’idea molto vaga e lo stesso Hitchcock era considerato al pari di un intrattenitore da circo (complice la partecipazione a un medium di serie b come la televisione con la serie Alfred Hitchcock presenta).

Le testimonianze di numerosi registi contemporanei che hanno scelto di partecipare al documentario, tra cui David Fincher, Martin Scorsese e Peter Bogdanovich, debitori delle lezioni contenute nel libro ed eredi di questi due registi (per lo meno nella concezione di “autori”) si susseguono raccontando aneddoti, ricordi legati a questo storico volume e come li abbia influenzati per la loro carriera mentre Kent Jones lascia che siano le immagini stesse dei film di Hitch a raccontarci di lui e della sua estrema precisione stilistica che lo ha reso un Maestro (con la maiuscola) del cinema, con immagini d’epoca degli incontri tra i due e commenti sonori (le interviste furono registrate prima di essere trascritte nel libro) che rivelano la grande complicità e i momenti di umorismo che intercorrono tra i due, dando così al documentario un’impronta familiare quasi da reunion tra vecchi amici, tra due grandi cineasti e i loro “allievi” prediletti.

Il tono leggero e le continue variazioni tra interviste ai registi, commenti sonori, fotografie e immagini di film (mirabilmente restaurati e riportati al loro originario splendore) fanno sì che il documentario sia godibile sia per gli appassionati cinefili (cresciuti con il manuale di Truffaut) sia per il pubblico più mainstream che vuole semplicemente godersi una pellicola interessante e divertente.

Unica nota negativa la scarsa distribuzione e pubblicità che questo documentario ha avuto in Italia per un’opera dal grande contenuto istruttivo e umano. Consigliata caldamente la visione o il recupero in DVD per imparare veramente come si fa il cinema.

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