Ex Machina vol. 10 – termine del mandato – recensione
Pubblicato il 3 Maggio 2011 alle 00:00
Ex Machina vol. 10 – termine del mandato
Autori: Brian K. Vaughan (testi), Tony Harris (disegni)
Casa Editrice: Magic Press
Provenienza: USA
Prezzo: € 14,00; 17×26; 168 pp, col.
Recensione
Non esistono finali lieti, esistono solo lieti intervalli. Questo dice (pressappoco) Mitchell Undred in apertura dell’ultimo episodio della serie che l’ha visto protagonista per 50 numeri.
Del resto non c’era da aspettarsi una conclusione facile o anonima da uno scrittore come Brian K. Vaughan, che già con l’ultimo straziante episodio di Y – l’ultimo uomo aveva dimostrato la sua capacità di offrire ai suoi personaggi commiati memorabili.
Anche qui, come nella serie succitata, tutti i fili narrativi e gli elementi disseminati nel corso della serie vengono ripresi, in un sofisticato meccanismo d’alta precisione, per chiudere il cerchio cominciato nel lontano numero uno. Con la sua sceneggiatura, Vaughan costringe il lettore a riprendere in mano (o meglio a rileggere tutto d’un fiato) i nove volumi precedenti di Ex Machina, dimostrando come tutto fosse collegato, per portare, un passo dopo l’altro, la Grande Macchina alla sua naturale destinazione.
La parata dei personaggi che hanno sfilato durante il primo e unico mandato del sindaco Hundred ritornano in queste pagine, ognuno con un ruolo ben preciso. La parte politica della storia, con l’ultima crociata promossa dal vicesindaco Wylie, scorre in parallelo a quella supereroica, dove abbiamo la crescita di personaggi come Suzanne e Bradbury, e la definitiva scoperta della natura dei poteri di Mitchell. Ed è proprio questa la componente che prende il sopravvento nelle ultime storie, quando la situazione a New York degenera, e solo un vero supereroe può risolverla. Nell’ultimissimo episodio però, come già era accaduto per le avventure di Yorick Brown, Vaughan sposta in avanti le lancette nel destino del suo protagonista, e allora a prevalere torna un tono amaro. L’autore sceglie uno spietato realismo, mostrando la perdita d’innocenza che può colpire anche un fumetto di supereroi, proponendo uno sguardo sincero sulla società americana contemporanea, facendo una profonda riflessione sulla politica, e sul potere in generale.
Un finale molto maturo, delicato, giocato su espressioni, sfumature, sottili caratterizzazioni dei personaggi. Per fortuna che Vaughan aveva al suo fianco Tony Harris, da sempre un maestro nel far comunicare corpi, volti, occhi, anche nelle situazioni più difficili. Il suo tratto si sporca, si adatta alle grigie atmosfere cittadine e ai coloratissimi toni dei sogni di Hundred, le sue vignette dinamizzano la lettura pur facendosi ammirare, il suo story-telling rifiuta gli stilemi cinematografici in modo molto personale. Coadiuvato dalle splendide tinte di JD Mettler, Harris (che come modelli utilizza persone in carne e ossa) riesce a rendere vivi i personaggi, a farli emergere dalla tavola, per donarli alla nostra realtà.
È questo che sono stati in grado di fare gli autori di Ex Machina, di raccontare una storia incredibile con la massima verosimiglianza possibile, mescolando grandi temi della fantascienza con importanti tematiche della società di oggi. Una saga fatta di passioni e colpi di scena, geniali trovate e dialoghi efficaci, di straordinaria modernità, ironia, e soprattutto intelligenza. Unica e irripetibile, proprio per il suo essere un fumetto di supereroi, ma anche molto altro. È vera la frase che ha accompagnato tutti e dieci i volumi, in questi tempi di grandi battaglie e vuoti eventi che passano subito, non sarà facile dimenticare la strana storia di Mitchell Hundred.
VOTO: 8,5