Quantum Break: Scherzare col tempo – Recensione
Pubblicato il 12 Aprile 2016 alle 15:20
Recensire un gioco non é mai facile, recensire Quantum Break è stato particolarmente difficile. Non tanto per decisioni su pregi e difetti o sulle votazioni, quanto per l’effettiva complessitá nello scaricare e giocare il titolo Remedy.
Lo store Windows si è dimostrato ancora un volta una piattaforma non solo incompleta, ma del tutto inadatta ad ospitare titoli così importanti per l’utenza. Inadeguatezza sottolineata ancora di più dal costo deciso per la versione PC di Quantum Break, 69 euro.
Un prezzo piuttosto alto ed inusuale per il mercato digitale, che instilla ancora più perplessitá nei possibili giocatori interessati. Vediamo quindi se si tratta di un acquisto obbligato o di qualcosa a cui è possibile passare oltre.
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SCHERZARE COL TEMPO
Malattie, fame, povertà sono solo alcuni degli ostacoli presenti sul cammino dell’uomo, alte mura da superare per rendere possibile il progresso dell’umanità. Poi c’è il tempo, barriera insormontabile che continuamente si frappone tra noi e i nostri sogni e desideri.
Ma è possibile opporsi all’inesorabile scorrere del tempo? O ormai troppi film e libri ci hanno insegnato tutti i pericoli che giocare con elementi di tale importanza comporta?
A quanto pare invece la lezione non l’hanno imparata i personaggi di Quantum Break, che si ritrovano fin da subito a fronteggiare le conseguenze di un esperimento fallito.
Già, perché, appena tornato da Bangkok nella sua città natale per aiutare l’amico Paul Serene, Jack Joyce, protagonista di cui andremo a vestire i panni, darà il proprio contributo al perfezionamento di una macchina del tempo che sarà il punto focale delle vicende raccontate nel titolo di Sam Lake e compagnia.
Non basterà l’opposizione del fratello William per porre fine alla rischiosa scommessa, che invece si concluderà con un fatale errore ed una violenta sparatoria.
Un’incessante caccia all’uomo e disperati tentativi di rimediare al danno fatto, saranno gli esiti degli eventi che hanno avuto luogo nel laboratorio dell’università di Riverport. Una lotta tra il personaggio interpretato da Shawn Ashmore e il suo vecchio amico, ed ora mortale antagonista Paul Serene.
Da una parte il progetto di riparare alla radice l’errore compiuto cancellando gli sbagli commessi, dall’altra una soluzione più contenuta e sicuramente molto più tragica, cercando di guadagnare tempo per riportare la realtà al suo normale fluire. Da che parte stare? Difficile dirlo, vista anche la molta confusione che circonda le varie possibilità che si aprono dinanzi a noi.
Una nebbia che non si dirada nemmeno dopo i titoli di coda, lasciando molti dubbi su punti importanti della narrazione di Quantum Break. Tanto più che molte informazioni sono relegate tra i collezionabili, lunghissime mail e documenti che non tutti magari hanno voglia di leggere tra una sparatoria e l’altra.
UN PO’ DI FUTURO, UN PO’ DI PASSATO
Da lungo tempo prima dell’uscita di Quantum Break ci si è interrogati sull’effettiva innovazione messa in tavola dal titolo Remedy. Il fatto che esso adotti molte delle caratteristiche tipiche degli shooter in terza persona, e che ripetutamente le rivolti come un calzino, non facilita certamente una valutazione.
Notevole comunque è il primo approccio con le sparatorie del gioco, veloci e frenetiche come non mai. E’ chiaro infatti che usare un approccio classico sfruttando gli elementi del mondo di gioco per sporgersi ogni tanto e fare fuoco sui nemici è controproducente quasi come rimanere fermi in mezzo alla moltitudine di avversari.
Un po’ anche a causa del sistema di coperture adottato dalla software house e incredibilmente impreciso al punto da diventare a tratti frustrante.
Imprecisa è anche la gestione dei combattimenti, che al di fuori delle abilità disponibili, non risultano particolarmente soddisfacenti per quanto riguarda le movenze troppo pesanti del personaggio.
Per fortuna a risollevare gli animi ci pensa una bella varietà di capacità del protagonista, che tra blocchi temporali, scatti, esplosioni e scudi offrono incredibili possibilità durante gli scontri con i soldati della Monarch, la crudele multinazionale che si opporrà ai nostri sforzi.
Va da sé che i momenti action siano molto esaltanti e divertenti, sia per la sensazione di novità che li circonda che per l’effettiva bontà con cui sono costruiti.
Peccato però che la gestione dei potenziamenti non sia altrettanto completa, in primo luogo per la dipendenza che hanno rispetto ai frammenti di Chronon necessari per compiere l’upgrade delle abilità nascosti in giro per le mappe di gioco ed in seguito per la loro parziale importanza.
Già dopo tre/quattro ore di gioco ci troveremo infatti a poter disporre della versione basilare di qualsiasi potere e la loro evoluzione non aggiungerà certamente nessun tipo di novità a causa della configurazione scelta dagli sviluppatori.
Sembra quasi che tali meccanismi non siano affatto un aspetto del gameplay, ma solamente un di più, inserito per non dare l’impressione di mancanze di alcun genere.
Funzionano parzialmente anche le scelte di divisione del gioco in cinque atti, al termine dei quali vi è una piccola sezione dedicata a Paul Serene, l’antagonista.
Nei cinque/dieci minuti scarsi a disposizione per ricoprire i panni del tanto odiato avversario dovremo prendere importanti scelte che avranno delle conseguenze sul progredire del gioco. Al termine di ogni atto ci sarà infatti data la possibilità di scegliere tra due diversi strade da percorrere, solitamente una moderata ed un’altra più estrema.
Dovremo infatti decidere in qualità di capo della Monarch Solution quella che a noi sembra la migliore strategia per perseguire i nostri interessi. Gli effetti li vedremo poi intorno a noi, alcuni andranno a modificare il mondo che ci circonda, altri modificheranno i nostri rapporti con alcuni personaggi.
Non avranno però particolari esiti per quanto riguarda la serie tv visto che le differenze tra le varie opzioni saranno minime. E il finale sarà unico. Strana scelta vista l’importanza dichiarata più volte del meccanismo di scelte da parte degli sviluppatori.
Anche perché molti dei bivi di fronte a cui ci troveremo saranno costituiti da due strade diametralmente opposte e appare inusuale che il tragitto che decidiamo di percorrere, qualunque esso sia, conduca ad un solo epilogo.
Molto più probabilmente si tratta di un elemento inserito per consentire una continuità tra questo ed un futuro capitolo della serie. Interessante mossa nel lungo periodo, meno nell’immediato.
BRUTTO E IMPOSSIBILE
Arriviamo però al nodo spinoso che negli ultimi giorni ha affiancato la versione PC di Quantum Break, ossia la totale mancanza di un’ottimizzazione adeguata. O di ottimizzazione e basta. Approcciandoci al titolo, fin dal prezzo deciso da Microsoft passando per le problematiche affrontate in sede di download era chiaro che la recensione non sarebbe stata facile.
Non sarebbe stata facile anche perché visivamente ben pochi sono i miglioramenti tra le due controparti. Difatti pure su computer la risoluzione nativa rimane a 720p poi upscalata a 1080 in situazioni in cui il carico computazionale lo rendesse possibile.
Non esattamente un biglietto da visita entusiasmante per un titolo che dovrebbe performare incredibilmente sulle potenti macchine di gran parte dell’utenza.
I problemi non si fermano però qui, perché la decisione di commercializzare l’ultima fatica di Remedy esclusivamente tramite il Windows Store ha avuto pesanti conseguenze anche sulle performance generali del gioco. A partire dal framerate, impossibilitato, anche sulle configurazioni più spinte, a raggiungere i 60 fotogrammi al secondo.
Su un computer di fascia medio-alta, dotato di processore i5 6600, 8GB di memoria ram e una scheda video GTX 970, non abbiamo mai superato i 40fps, attestandoci per la maggior parte del tempo sui 30. Difetto sottolineato ancora di più da repentini cali in occasioni di momenti di particolare confusione, con molti effetti e nemici a schermo.
A ciò si vanno ad aggiungere importanti criticità sia per quanto riguarda stuttering e refresh dell’immagine a schermo.
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Inutile dire poi che nonostante l’effettistica realizzata dal team di sviluppo sia di eccellente fattura, esteticamente Quantum Break appare molto diverso su un monitor PC ad una distanza visiva relativamente breve rispetto ad un televisore lontano qualche metro.
L’immagine sembra quindi sgranata soprattutto in condizioni di scarsa o troppa luminosità, rendendo vano l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori nella programmazione della versione dedicata al mercato console. Piuttosto sembra che la conversione sia stata svolta con molta fretta e scarsa dedizione, come potrebbero sottolineare le tempistiche di annuncio e la totale mancanza di materiale video fino alla data di uscita.
E dopo i fallimenti ottenuti con Rise of The Tomb Raider e Gears of War: Ultimate Edition si tratta un ennesimo inciampo per lo store proprietario dell’azienda di Redmond, dimostratosi ancora una volta inadatto ad ospitare titoli di così grande valore senza una valida operazione di rimodernamento.
Come già scritto in precedenza recensire il prodotto della software house finlandese è stato difficile, ed ancora più difficile è valutare l’importanza dei singoli fattori che compongono un lavoro che comunque è estremamente elaborato. D’altronde, nonostante l’eccessivamente approssimativa operazione di porting, Quantum Break è un bel titolo.
Un’ottimo comparto narrativo (ormai una sicurezza quando si parla di Remedy) viene affiancato da un altrettanto buon gameplay, che risulta vario e, cosa ancora più importante divertente.
D’altro canto è però anche vero che visto un prezzo alto come i 70 euro necessari per portarsi a casa il gioco non sono tollerabili tutte le mancanze presentate dal risultato messo in commercio lo scorso 5 Aprile. Un valido motivo per tenersi ben distanti da un prodotto che in futuro, risolte tutte le problematiche, sarà sicuramente più che godibile, ma che fino ad ora, non vale assolutamente la spesa.
PRO
- Formula di gameplay divertente ed innovativa
- Interessante commistione tra videogioco e serie tv
- Trama avvincente
CONTRO
- Graficamente arretrato su PC
- Incertezze narrative
- Porting imbarazzante