Made in Italy # 8: Fumetti al Cubo
Pubblicato il 9 Maggio 2011 alle 10:00
Questo numero è dedicato ad un laboratorio di produzione fumettistica che ho scoperto curiosando sul web e che ha subito suscitato il mio interesse.
Sto parlando di Fumetti al Cubo, una realtà giovane, in tutti i sensi, della quale mi ha subito colpito sia lo spirito di libertà che ne orienta la produzione, sia la passione che comunicano gli autori (molti davvero giovani) che di questo progetto fanno parte.
I tre piedi, le tre anime che compongono F3 (Fantascienza, Fantasy e Fantastico) sono la quintessenza del sogno, generi che ontologicamente consentono a chi scrive e disegna, come a chi legge, di spaziare lungo orizzonti di ampissimo respiro, che sono poi quelli di cui il fumetto si nutre.
Il coordinamento e la direzione del laboratorio e della rivista sono dell’ottimo Angelo Pavone, artista ed insegnante, con il quale ho avuto una piacevolissima conversazione telefonica, resa tale da una forte intesa sulle tematiche affrontate e dalla inesauribile passione che ci lega entrambi alla nona arte.
Da quella telefonata è venuta fuori, poco dopo, l’intervista che trovate di seguito.
Armando Perna: F3, ovvero Fumetti al cubo: Fantascienza, Fantasy e Fantastico. Già nelle premesse vi è l‘intento di viaggiare sulle strade del meraviglioso, del magico, della quasi realtà: è questo lo spirito del fumetto?
Angelo Pavone Il duemila come qualcuno ricorderà è stato inaugurato cinematograficamente dall’avvento di due importanti “generi” che hanno evidenziato i due volti di una stessa condizione umana, come veniva determinata dalla dilagante globalizzazione.
Da una parte il genere “pulp” di Q.Tarantino & C. che intendeva anticipare e ritrarre tutto l’orrore che si sarebbe succeduto negli anni a venire (guerre, pandemie, malattie etc). Paure e violenze che la neonata rete network da li a poco avrebbe diffuso nel mondo intero con brutalità di ogni genere, cinismo sociale, apatie di massa, violenze offerte praticamente alla visione di tutti (adulti e bambini).
Dall’altro lato urgeva il bisogno di esorcizzare tale “visione” dei valori umani e cercare nel mondo della fantasia un’alternativa meno traumatica di quella proposta dal pulp e più aperta alla speranza di un futuro migliore. Sarà il momento de “Il signore degli anelli” di P.Jackson, cui farà seguito tutto il genere “fantasy” che concluderà il decennio con Avatar di J.Cameron.
Ciò posto, venendo a noi, stante la tormentata e precaria storia della nostra Isola, forse sarebbe stato scontato percorrere la strada della denuncia, e proporre una sorta di fumetto pulp alla siciliana, invece abbiamo preferito la visione fantasy. La nostra idea era quella di raccontare in tutte le forme più svariate “storie” che al loro interno contenessero problematiche sociali, personali, disagi ma anche pensieri profondi, ricerca del bello, costruzioni grafiche di notevole impatto. Il nostro intento non era quello di creare qualcosa di “nuovo” (anche perché è difficilissimo farlo) ma qualcosa di diverso inserito in un contesto nuovo.
Ci racconti un episodio, un’iniziativa che ritieni sia indicativi dello spirito di F3?
Dal mio incontro con Paolo Montalbano, presidente della Fondazione Marco Montalbano, (costituita in memoria del figlio Marco prematuramente scomparso) e con Nino Rocca, presidente della A.C. “Progetti d’Arte” si concretizzò di dar vita ad una scuola di fumetto. Dopo qualche tempo, pensammo di creare una rivista che desse spazio a tutte le giovani matite che si avvicinavano all’arte (perché di arte si tratta) del fumetto.
L’idea era quella di proporre un genere per nulla praticato in Sicilia: creare una rivista di genere fantastico, e nacque Fumetti al cubo.
Qual è il vostro metodo di lavoro? Da dove nascono le storie?
La libertà è quello che ci contraddistingue. Ogni autore è libero di disegnare quello che desidera, naturalmente nei limiti che noi ci siamo prefissati. Con le tre effe abbiamo voluto aprire le tre porte verso il metafisico. Fantasy come idea di un luogo visionario a metà fra il medioevo, la preistoria e un’epoca mitologica (antico); fantastico come realtà “altra” che si cela dietro la nostra capacità di evadere dalla frenesia contemporanea e che ci apre le porte verso l’ignoto (contemporaneo); infine il fantascientifico, pochissimo utilizzato in Italia, ma che tuttavia in un’epoca tecnologica non si può non farne a meno, poiché in esso possiamo proiettare le nostre aspettative positive e negative verso il futuro. Ogni autore consapevole di questo fatto può a suo piacimento “sublimare” la realtà quotidiana e restituirla sotto forma di fumetto o illustrazione.
Come si è formato il vostro gruppo, che annovera moltissimi giovani autori?
Sono ragazzi e ragazze che hanno partecipato negli anni passati ai corsi di fumetti indetti da “Progetti d’arte”, qualcuno è andato fuori città, altri sono rimasti a Catania. Sono autori che ho seguito da vicino, con cui abbiamo scambiato idee, opinioni, e condiviso lo “spirito” con cui è stata fondata la rivista. Nel futuro la nostra intenzione è quella di estendere anche ad autori internazionali l’invito a partecipare al nostro progetto. Naturalmente sarà fatta sempre una selezione nella scelta dei nostri collaboratori, basata sulla capacità ad esprimere uno stile personale e soprattutto un proprio mondo fantastico. E’ doveroso evidenziare anche un altro elemento che in certo senso ci consolida come “gruppo” e come “individui”. La nostra rivista contiene diverse storie differenti tra loro, per stile, per genere, per tematica, ma in tutte è sempre presente un’icona particolare: un cubo (figura misteriosa ed antichissima) che diventa un elemento (corridoio spazio/temporale simbolico) che unisce tutti i vari mondi come in un’unica storia, e la rivista l’unico mondo possibile (individuo/gruppo/luogo).
Ci vuoi fare qualche nome?
I nomi sono tanti quanti i numerosi ragazzi che hanno frequentato e frequentano la nostra scuola, e che man mano raccontano nella nostra rivista le loro magiche storie.
Ritieni che la realtà editoriale ed il mercato del fumetto sia diversa e più complessa nel sud Italia, dove i “giornaletti” hanno vissuto, più che altrove, grossi pregiudizi?
Sicuramente lo è rispetto al nord Italia che ha avuto storicamente un maggiore sviluppo rispetto al Sud, per antiche ragioni da sempre collegate alla particolare conformazione geografica e alla mancanza di infrastrutture di comunicazione. C’è anche un fattore culturale (provincialismo e diffidenza) che nel sud persiste ancora, ma con i nuovi mezzi di comunicazione di massa e le nuove generazioni, mi auguro, cesserà nel futuro. Credo, tuttavia, che malgrado queste complicanze, nel sud risieda una smisurata capacità creativa e innovativa, espressa da autori che hanno tanto da dire e in tanti modi differenti (pittura, scrittura, cinema, architettura, fumetto etc). Mancano le case editrici, i finanziatori, gli sponsor, le strutture professionali, che spesso sono causa di abbandoni preventivi e repentini della propria città da parte dei fumettisti più promettenti. Tuttavia ritengo, che non sia tanto importante il luogo dove un autore professi la propria vocazione artistica, quanto la persistenza di alcune condizioni primarie: l’assoluta apertura mentale, l’abbandono del provincialismo, il confronto con altre realtà artistiche, l’umiltà e l’autostima di se stessi, e la continua informazione dei movimenti artistici e culturali nel mondo. Oggi tutto questo è possibile, grazie a internet, riviste online, blogs, social net works, chatt, siti, e in ogni caso, l’indispensabile contatto umano.
Cosa ne pensi, in generale, dell’editoria del fumetto italiano e delle sue pubblicazioni?
Nutro fortissimi dubbi sulla sincerità e qualità di alcune pubblicazioni che si trovano nelle fumetterie e librerie. Raramente suscitano in me il desiderio del possesso, poiché, quando sfoglio alcuni fumetti o graphic novel o romanzi disegnati (termini superflui che indicano lo stesso linguaggio), al di là di una fragilità tecnica o inesistente in alcuni casi, temo che la nuova generazione abbia frainteso notevolmente il termine “professionale”.
Io penso che molti autori abbiano più il desiderio di “esibire” il proprio manufatto anziché caricarlo della propria ”anima”, di ciò di cui sono profondamente convinti. Forse tutto questo accade perché alla base c’è un’erronea educazione al concetto di creazione artistica. Temo sia un riflesso del “vuoto” che le nostre società allo stesso tempo ricche e fragili, infondono agli ignari consumatori, in buona misura privi di coscienza analitica, illudendoli quasi, che non possa esistere un “futuro plausibile”, ma solo un presente immediato e consumabile.
Esiste poi tutta la fascia del fumetto commerciale, che personalmente non consumo, ma che indubbiamente rappresenta una valida possibilità professionale per chi vuole vivere di questo mestiere. Purtroppo anche il fumetto commerciale italiano ha subìto gravissime perdite di fruitori, poiché la potente macchina nipponica e americana ha praticamente assorbito tutti i generi, e tutti i supporti di intrattenimento (fumetti, cartoni animati, videogiochi, etc). Anche il fumetto storico commerciale italiano nel futuro vivrà tempi difficili, e con esso anche i suoi autori.
Da autore ed insegnante, che consigli dai agli esordienti?
Da autore dico: devono seguire corsi di disegno e di perfezionamento, leggere fumetti di tanti generi e stili, confrontarsi con altri autori soprattutto più bravi, essere umili e avere la consapevolezza che la perfezione è il loro obiettivo.
Non accontentarsi del primo lavoro ma se è il caso ridisegnare l’intera storia, ed infine (che poi è la cosa più importante) credere in quello che si fa e dedicarcisi con passione. Non devono farsi sedurre dal facile successo o dal vuoto apparire, ma confidare che questa passione possa trasformarsi in professione e quindi in remunerativo lavoro.
Come insegnante suggerisco di seguire parallelamente al proprio lavoro personale, corsi di laurea (breve o lunga) presso scuole secondarie superiori, o all’accademia di belle arti (qualsiasi corso), così da acquisire in futuro titoli riconosciuti a livello europeo, e quindi potere “spendere”,all’occasione, una professione valida.
Quanto sono importanti i nuovi media nel fumetto? Credi che si abbandonerà mai la carta?
Come accennavo prima i nuovi media sono utilissimi se non addirittura indispensabili, e credo che in futuro saranno ancora più complessi, invaderanno tutti i linguaggi creativi, e richiederanno dagli artisti tradizionali nuove competenze informatiche.
Oggi il computer è divenuto il tavolo da disegno e il file la tavola a fumetti: tutto in una forma puramente “virtuale”, una mera illusione visiva e mentale.
Quello che sta accadendo con la musica (ormai si vendono nei vari store online gli mp3 insieme ai film e videogiochi) sta coinvolgendo anche il fumetto, impegnato a percorrere la stessa strada (web e il recentissimo ipad). Personalmente pur sentendomi molto vicino a questi nuovi media, credo che almeno per il futuro immediato persisteranno due canali, quello cartaceo (classico) e quello online (contemporaneo).
E’ probabile che in futuro spariranno le produzioni cartacee di massa a favore di file consumabili e poco ingombranti (usa e getta), e forse, un po’ come accadde con i manoscritti del medioevo, il fumetto stampato su carta diventerà un oggetto di culto custodito in qualche museo d’arte antica.
Quest’anno ci sarà il primo Etna Comics, come giudichi questa iniziativa? Quale sarà il vostro contributo?
Sicuramente è l’evento che aspettavo da anni, ed esso è giunto subito dopo la nostra esperienza con la rivista. Come autore che opera a Catania, sono contento che anche la nostra città abbia aperto le porte a questo genere di manifestazione. Noi come partners ed io come autore (poiché mi è stato affidato il disegno della locandina ufficiale) siamo fiduciosi che questo evento lascerà un segno in Sicilia. Abbiamo anche organizzato per l’occasione un numero speciale di “Fumetti al cubo” in collaborazione con “Etna Comics”, un concorso chiamato “wannabe cartoonist” dove i vincitori vedranno pubblicate le loro storie nella nostra rivista. Il bando è scaricabile dal sito www.etnacomics.com , oppure nel nostro blog, sito e anche su facebook. Questa iniziativa io credo possa costituire una buona occasione per un interscambio culturale fra tutti i fumettisti e gli amanti del fumetti.