Bentornato, Frank Castle – dal fumetto di Garth Ennis alla serie Netflix

Pubblicato il 30 Marzo 2016 alle 12:00

L’importanza della miniserie Marvel Knights che ci ha consegnato il Punitore definitivo.

Come si poteva prevedere, l’introduzione del personaggio Marvel del Punitore (The Punisher) nella seconda stagione della serie Netflix Daredevil ha riacceso un forte interesse nei confronti di questo brutale vigilante, apparso per la prima volta nei fumetti su The Amazing Spiderman 129 (volume 1).

Ora, non è certo mia intenzione tediarvi raccontandovi la solita storia editoriale o le sue origini, né propinarvi cavolate del tipo “800 cose che non sapete sul personaggio”.

Piuttosto, cercherò di soffermarmi sull’importanza di una particolare miniserie, realizzata tra il 2000 e il 2001, che, oltre ad identificare in maniera definitiva i canoni del Punitore, ha messo in luce il suo dilemma morale e la sua dimensione umana, diventando fonte di ispirazione per le trasposizioni su altri Media: sto parlando di Bentornato, Frank, il primo, storico, ciclo di storie scritte da Garth Ennis (HellBlazer, Preacher, The Boys, Punisher:Born) e disegnate da Steve Dillon (Hellblazer, Animal man, Preacher) per la linea Marvel Knights (qui sono disponibili diversi volumi per incominciare a leggere il personaggio).

Esatto, Ennis e Dillon, gli autori della dissacrante serie Vertigo Preacher, dalla quale i 12 numeri di cui si compone Bentornato, Frank mutuano la violenza esplicita, lo humour nero e il senso del grottesco.

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Ok, ma perché “Bentornato, Frank”? Perché l’ex marine Frank Castle a.k.a il Punitore è appena tornato a New York dopo un periodo di assenza, ed è determinato ad eliminare definitivamente la principale famiglia mafiosa che gestisce la criminalità nella Grande Mela: gli Gnucci, con a capo la perfida Ma’, una donna anziana dalle 9 vite, fortemente ricalcata sul personaggio di Marie L’Angelle della serie Preacher (Insomma, Crudelia De Mon a confronto è un agnellino).

Affittato un appartamento sotto l’insospettabile pseudonimo di “John Smith”, lungo la strada della sua guerra alla criminalità, Frank ai imbatterà in vicini di casa piuttosto singolari – il corpulento Mr.Rotondi, l’eccentrico Spacker Dave e la timida Joan (ricordatevi di loro) – e in una task force di polizia formata dal detective Soap e dal tenente Von Richtofen, incaricata della missione impossibile di catturare vivo il Punitore.

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L’azione senza filtri, l’umorismo senza peli sulla lingua e l’utilizzo di personaggi stravaganti da parte di Ennis permettono di costruire dialoghi irriverenti e scene di morte o ferimenti sempre più bizzarre (si passa dall’essere schiacciati dal peso di un corpo, all’essere spinti sotto un treno, fino all’essere fatto a pezzi da un orso polare!).

Tra la miriade di citazioni cinematografiche, ce n’è una addirittura di Star Wars, nel momento in cui Ma’ Gnucci indossa la sua parrucca per mezzo di braccia robotiche, rivelando le deturpazioni sul suo viso analogamente a quanto accadeva con il casco di Darth Vader ne L’impero colpisce ancora.

La visione della realtà dell’autore irlandese si identifica con quella del Punitore: il mondo non è affatto un posto perfetto. Tutto è marcio, dalle istituzioni politiche ed economiche, fino a quelle religiose, a tal punto che anche coloro che sembrano avere una parvenza di bontà vengono odiati o sospettati di mirare a secondi fini.

L’imperfezione della società NewYorkese comporta lo sviluppo di personalità fuori dagli schemi, che provano ad adattarsi o a reagire con forza al suo marciume: è  il caso di 3 vigilantes emuli del Punitore che rispondono ai nomi de Il Santo, Mr.Vendetta ed Élite.

Tre esempi diversi di giustizia personale destinati inevitabilmente ad entrare in conflitto tra essi e con l’idea che esista un solo sceriffo in città… Il santo è un prete che uccide i peccatori della sua chiesa, portando avanti una giustizia privata di tipo religioso; Mr.Vendetta è un comunista che realizza una giustizia privata di tipo economico, assassinando banchieri ed esponenti di multinazionali; Elite è un benestante padre di famiglia, che intende ottenere una giustizia privata di tipo classista, sopprimendo la “gentaglia” colpevole di inquinare con le loro azioni (trafficare droga o vendere street food) la reputazione del suo quartiere.

Lo stravagante universo narrativo del Punitore di Ennis non si limita ai succitati comprimari, ma viene popolato anche da autentici freak, come il Russo, un titanico mercenario sovietico al soldo di Ma’ Gnucci; un mostro amante della violenza ed apparentemente ingenuo, capace di mangiare uomini per scommessa, staccare teste umane a mani nude e stritolare una persona con un semplice abbraccio(sì, accade tutto ciò ).

Bentornato, Frank, però,  non è solo solo un divertente – e allo stesso tempo macabro spettacolo con fenomeni da baraccone; è anche una implicita riflessione sul dilemma morale di un anti-eroe psicopatico. “Il Punitore – come sostiene uno psicologo all’interno della storia – soddisfa il bisogno primario della società di giudicare e reprimere i suoi peggiori trasgressori”, proclamandosi unico giudice, giuria e boia, incarnazione vivente dello spirito di vendetta che alberga in coloro che lamentano di aver subito un’ingiustizia.

Ciò che lo differenzia da vigilanti come Daredevil, qui presente per brevi tratti, è la totale mancanza di fiducia nell’efficienza del sistema e della legge. Dal momento che i processi e le pene detentive dalle presunte finalità rieducative risultano una farsa a causa della dilagante corruzione, il Punitore preferirebbe di gran lunga essere un killer senza cuore, piuttosto che un vigliacco cosciente di non aver soppresso definitivamente un potenziale assassino, ladro o stupratore. Per Frank, la vendetta è sinonimo di giustizia, e i proiettili sono sinonimo di sentenze.

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E allora, Frank Castle non ha più un briciolo di umanità o un minimo di fiducia nel prossimo? Beh, non proprio. Lo sviluppo del rapporto con i suoi vicini di appartamento dimostrerà quasi il contrario: in principio li considera dei normalissimi stupidi, ma in seguito, proprio nel momento di maggior difficoltà, comprenderà la loro buona fede e il loro altruismo, abbandonando parzialmente i suoi pregiudizi sulle persone.

Nella prossima pagina Il Punitore OLTRE il fumetto

BENTORNATO, FRANK OLTRE IL FUMETTO

La caratterizzazione psico-fisica del Punitore presente in questa e nelle altre miniserie scritte da Ennis (War zone, Born) è stata di grande ispirazione per la costruzione del personaggio nella serie Netflix Daredevil. Basti pensare che lo stesso attore Jon Bernthal, interprete di Frank Castle, si è preparato al ruolo attraverso la lettura di storie come Bentornato, Frank e War zone.

La contrapposizione ideologica tra Daredevil e il Punitore – approfondita anche in Bentornato, Frank – viene splendidamente rappresentata nei primi episodi della serie Netflix.

Senza fare troppi spoiler, avete presente la scena – presente nell’episodio 3 – in cui Daredevil viene legato con delle catene dal Punitore su un tetto di un edificio? Bene, quella scena, con le dovute differenze nella scelta finale da parte di Devil, è stata tratta proprio da Bentornato, Frank, mantenendone lo stesso significato e lo stesso pathos.

Sia nel fumetto che nella serie Netflix,  il Punitore pone un Daredevil incatenato di fronte ad una scelta: ucciderlo – per mezzo di una pistola che si ritrova legata alla mano – in modo da impedirgli di assassinare nello stesso istante un criminale che ha sotto tiro, oppure risparmiarlo e lasciare morire il criminale.

In entrambe le occasioni, viene messo in luce il contrasto tra la natura contraddittoria e speranzosa di Devil e quella coerente e pessimista del Punitore. Pur incarnando allo stesso tempo due modi antitetici  di ottenere la giustizia  (di giorno è un avvocato che agisce sencondo la legge, di notte è un vigilante mascherato che agisce al di sopra della stessa), il Diavolo custode spera che le sue azioni, per quanto illegali, possano aiutare a far funzionare le istituzioni. Inutile ripetere, quanto la pensi diversamente il buon Frank, che reputa Devil solo un vigliacco.

DD e P

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Anche il cinema ha attinto direttamente alla miniserie Bentornato, Frank con il film del 2004 The Punisher, diretto da Jonathan Hensleigh e con Thomas Jane nel ruolo del Punitore.

Questo action movie hollywodiano, pur discostandosi dalle origini e l’ambientazioni canoniche, porta sul grande schermo personaggi tratti dalla serie di Ennis come il Russo e i vicini di casa di Frank, ovvero Spacker Dave, Mr rotondi  e Joan (presenti con nomi diversi rispetto al fumetto).

Inoltre, realizza due scene sostanzialmente uguali a quelle visto nel fumetto: il brutale interrogatorio a Spacker Dave e lo scontro tra Frank e il Russo.

Nel film, c’è anche un timido approfondimento della fragilità psichica del Punitore e della vera motivazione che lo porta a continuare all’infinito una guerra totale alla criminalità: proprio nel momento in cui tenta di suicidarsi con una pistola, Frank comprende di essere ormai dannato (come sostiene anche nel fumetto), in quanto esecutore prediletto di una vendetta universale ed eterna, come se questo potesse dare senso al fatto di essere sopravvissuto al massacro della sua famiglia da parte della criminalità.

Da notare come, nonostante si riduca tutto l’universo narrativo del personaggio al racconto della più classica delle storie di vendetta personale, The Punisher (2004) sia stato comunque apprezzato nel corso degli anni da una schiera di fan, tanto che Thomas Jane è tornato a ricoprire il ruolo nel cortometraggio amatoriale Dirty laundry.

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Addirittura anche l’ambito videoludico ha conosciuto una versione del Punitore influenzata dalla serie a fumetti di Ennis, come dimostra il videogame The Punisher (2005), che ha accompagnato l’uscita del film con Thomas Jane pur non essendone un diretto tie-in.

Sviluppato da THQ, questo discreto sparatutto in terza persona dalla trama di chiaro stampo Ennisiano  prevede tra gli antagonisti Ma’ Gnucci e il Russo, caratterizzandosi per la possibilità di torturare i nemici per estorcergli informazioni durante appositi quick-time event.

videogame

Insomma, se volete approcciarvi alla versione più matura ed anticonvenzionale del Punitore, Bentornato, Frank di Ennis e Dillon risponde a pieno alle vostre esigenze, proponendovi una lettura grottesca del suo mondo.

Viste le potenzialità del personaggio e l’estensione delle storie scritte da Ennis, non ci si dovrebbe troppo meravigliare se venisse annunciata ufficialmente una serie tv dedicata interamente a Frank Castle, il Punitore Dannato.

Se volete approfondire di più il personaggio potete acquistare i fumetti disponibili.

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