NARUTO: I 4 motivi per apprezzare la seconda serie

Pubblicato il 7 Aprile 2016 alle 16:00

Uno speciale per omaggiare l’uscita dell’ultimo volume di Naruto in Italia. (L’articolo contiene spoiler)

Il manga di Masashi Kishimoto, Naruto, in quindici anni di serializzazione ha trasmesso emozioni sia positive sia negative. Ha dato gioie, dolori, speranze, esaltazioni, sfuriate, delusioni, e chi più ne ha, più ne metta.

In brevissimo tempo il manga ha raggiunto l’apice del successo. E’ bastato poco a Masashi Kishimoto per marchiarsi del nome di “Big 3” della settimana di Jump (insieme a Oda con One Piece e Kubo con Bleach).

Tuttavia nel bel mezzo della seconda serie, alcuni lettori più critici hanno cominciato a capire che qualcosa non andava, che bisognava fermarsi un attimo per riflettere sulla piega che la storia stava assumendo, mentre un altro genere di pubblico lo apprezzava sempre di più, esaltandolo settimana dopo settimana addirittura con la speranza che non potesse mai terminare.

Si è aperta una spaccatura e la categoria più critica dei lettori proprio nella parte più calda della seconda serie – più precisamente dopo la saga della sconfitta di Pain contro Naruto – ha cominciato ad insorgere affermando che il prodotto non andava più bene, troppo incoerente e troppo legato al moderno fenomeno del fan service con l’unico scopo di allungare il brodo per poi portarlo ad una conclusione non soddisfacente ma soprattutto il manga si era allontanato dai canoni dominanti ed affascinanti della prima serie.

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La prima serie effettivamente ha dato delle basi di successo alla storia. Ci ha permesso di conoscere uno ad uno tutti i compagni di Naruto, ci ha catapultati all’interno del mondo dei Ninja con le sue relative caratteristiche e difficoltà e ci ha aperto la strada alla trama principale e alle sottotrame.

Tuttavia secondo molti lettori la seconda serie ha sconvolto queste credenziali anche se d’altro canto ha portato materiale senza il quale non ci avrebbe permesso di capire l’intera sinossi.

Questo è uno dei motivi base per i quali bisogna apprezzare la seconda serie e ce sono degli altri. Ne parliamo in questa rubrica.-

1 – LA MATURITA’.

Al debutto della seconda serie abbiamo un Naruto sia fisicamente che psicologicamente maturato rispetto alla prima. Naruto non pensa più a far scherzi idioti per attirare l’attenzione sul proprio ego al fine di farsi riconoscere.

Sente già di essere diventato un ottimo Shinobi e il compito che gli spetta da adempiere è quello di rafforzare il corpo e la mente al massimo per raggiungere i suoi molteplici obiettivi.

Impara e sviluppa tecniche complesse e di alto rilievo e comincia ad intraprendere la strada per diventare il nuovo maestro per prendere sotto la sua ala, la nuova generazione. Questo aspetto inoltre lo troviamo da sempre con la figura di Konohamaru Sarutobi.

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Naruto sfida nemici fortissimi, pericolosi e anche immortali che sono in grado di conquistare un villaggio o distruggerlo in poco tempo, come Deidara, Kakuzu, Pain, Obito Madara, Kaguya e Sasuke.

Questi personaggi sono stati affrontati dal protagonista e contro di loro, mette in risalto la massima espressione della sua maturità, della sua caparbietà e della sua forza di non arrendersi nemmeno di fronte ai muri più invalicabili.

Il personaggio tuttavia oltre a rafforzarsi, cade, piange, si dispera, si pone problematiche ed alcune volte pensa di intraprendere la via più breve ma come in un lampo, accorrono in suo aiuto i suoi compagni di infanzia, i suoi maestri e in maniera speciale, anche i suoi genitori deceduti che lo “rimettono in sesto” nella carreggiata che lo porterà ai suoi sogni.

Naruto, che rappresenta il soggetto del rifiuto, aiuta con anima e corpo i suoi compagni per guadagnarsi il loro rispetto e amore e in nome di questi due fattori, farebbe di tutto per salvaguardarli.

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Ovviamente non solo il protagonista ottiene questa trasformazione interiore ed esteriore, anche i suoi compagni sempre nei limiti delle loro abilità e del loro pensiero, superano i loro ostacoli: Shikamaru, l’emblema della nullafacenza, diviene il “dio” delle strategie più improbabili e geniali durante la Guerra e i vari combattimenti; Rock Lee, colui che rischia di non essere più un ninja, diviene il successore delle arti marziali insegnatogli dal maestro Gai; Sakura che apprende le arti mediche e marziali di Tsunade; Gaara che da giovane distruttore del mondo, diventa il Kazekage del Villaggio della Sabbia con l’intento di diventare un elemento indispensabile per la sua gente e poi Sasuke Uchiha, il co-protagonista più discusso della storia che attraversato da dolori immensi, decide di riprendere quello che aveva iniziato suo fratello maggiore Itachi, proteggere nell’ombra Konoha.-

2 – LO SVILUPPO DELLA TRAMA

La prima serie ci è servita soprattutto per conoscere le personalità e le abilità dei personaggi principali e dei primi nemici oltre che a gettare le fondamenta della trama. La prima serie termina con l’abbandono di Sasuke nei confronti di Naruto e del suo Villaggio per raggiungere Orochimaru, colui che gli conferirà nuovo potere per sconfiggere Itachi.

Tuttavia lascia molte domande che meritano risposta.

Ed ecco che la seconda serie arriva per darci queste risposte, il maestro Kishimoto non ha lasciato nessun dettaglio al caso. Al ritorno di Naruto dopo i suoi due anni di allenamento, otteniamo molte più informazioni riguardo l’Organizzazione Alba e al loro obiettivo di catturare tutti e nove i Cercoteri.

I membri dell'Organizzazione Alba.
I membri dell’Organizzazione Alba.

Nella prima metà della seconda serie è la stessa Organizzazione Alba che con Deidara, Sasori, Hidan e Kakuzu mette i bastoni tra le ruote alla pace nel mondo degli Shinobi ed è anche grazie a questi confronti che i protagonisti maturano e diventano grandi, conoscendo il dolore e la difficoltà della battaglia.

Kishimoto successivamente ci offre la parte più bella del manga, Jiraiya contro Pain e Sasuke contro Itachi. Entrambi i confronti sono accomunati da rivelazioni e risposte a domande incredibili con delle conclusioni che fanno riflettere e che fanno apprezzare il lavoro svolto dall’autore.

Da questo momento c’è la spaccatura che spiana la strada verso il finale della storia. Naruto e Sasuke escono psicologicamente provati dalla rispettiva morte di Jiraiya e Itachi. Da questi avvenimenti, maturano e conoscono un altro tassello dell’infinito Universo che costella il mondo dei ninja.

Con la seconda serie vediamo tutto d’un colpo la crescita da ragazzi ad adulti di tutti i personaggi e questa affermazione si sposa perfettamente con la loro volontà di prendere parte alla Quarta Guerra che riguarda tutto il mondo, nessuno escluso per salvare la realtà, il passato, il presente ed il futuro. Anche se caratterizzati da sconfitte e dolori.

Sappiamo che la guerra porta sangue e altro odio ma dopo la guerra, specialmente se vinta dai protettori della pace, non può far altro che espandere i confini della comprensione e della sana cittadinanza anche se nella nostra realtà, questi fattori vengono a più riprese, calpestati.

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Kishimoto però vuole esaltare la speranza e la figura del manga di Naruto ne è la testimonianza. La guerra si sviluppa ma si può vincere e  di conseguenza, sondare il terreno verso la comprensione e la pace (reale e tangibile) per qualunque individuo.

Naruto gira intorno alle parole chiave della comprensione e della pace dopo un’eternità di conflitti.-

3 – I RAPPORTI TRA I PERSONAGGI

Durante la prima serie i nostri personaggi sono ancora dei bambini e nei confronti del sentimento dell’amore o lo rinnegano per debolezza o lo approcciano ingenuamente.

Nel secondo caso, l’avvicinamento all’amore è come in una favola, i nostri personaggi lo scoprono e pensano che tutto possa finire tutto per il meglio. Ebbene, non è esattamente così perchè nonostante Naruto sia un’opera di finzione, Kishimoto cerca sempre di portare tragedia e cruda realtà nell’amore.

L’esempio lampante è quello con Tsunade che vede morire di fronte ai suoi occhi, il suo amato e il suo fratellino in guerra.

La stessa situazione accade con Sakura in un primo tempo quando accecata dall’amore per Sasuke, quest’ultimo ritrova a dover testimoniare il suo disappunto verso di lei e il suo abbandono. L’autore mette in risalto l’amore non corrisposto.

E poi c’è anche l’amore “per sfida” attuato da Naruto che corteggia Sakura per sminuire Sasuke.

Con la seconda serie, i personaggi maturando cominciano ad imparare il linguaggio dei sentimenti e del cuore e si avvicinano sentimentalmente alla persona o alla cosa che sentono di amare con sincerità e devozione.

Non sentiamo più Naruto avvicinarsi a Sakura per farle i complimenti sul suo aspetto o per chiderle di uscire a mangiare un po’ di Ramen.

Naruto dopo la morte del maestro Jiraiya, appare anche meno scherzoso, meno stupido e meno ingenuo e capisce che l’amore è qualcosa che va preso sul serio. Apre gli occhi, sente che perdere Hinata sarebbe doloroso dunque capisce che lei ha tutto quello che può dare al Settimo Hokage per diventare un grande uomo.

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La medisima cosa accade con Shikamaru e Temari, con Choji e Karui, con Ino e Sai e con Sasuke e Sakura anche se con quest’ultima coppia, l’Uchiha ha dovuto affrontare molti più ostacoli e dubbi per arrivare alla sua attuale scelta.

In particolare Choji Akimichi del Villaggio della Foglia fa coppia con Karui del Villaggio della Nuvola. Questa circostanza fa capire come l’alleanza degli Shinobi della Quarta Guerra, sia stata importante per consolidare ed instaurare i rapporti con tutto il mondo perchè se nella prima serie spiccava il fattore di Cinque Villaggi governati da Cinque Nazioni, adesso abbiamo un unico Villaggio con un unico Governo coeso.

Chiaramente i rapporti vanno anche a consolidarsi in maniera ottimale a tal modo che quasi non sembra ci sia più quel rapporto di autorità tra Kage e semplice Shinobi, tutti sono sullo stesso piano di importanza senza distinzione di genere, di grado o di abilità combattiva.-

4- IL FINALE DI SERIE

Arriviamo alla fine di questo speciale analizzando il finale che Masashi Kishimoto ha scritto per Naruto e perchè è da apprezzare.

Il finale non ha fatto altro che dividere ulteriormente le fazioni di coloro che hanno continuato ad amare l’opera e di chi ormai si era arreso alla bassa qualità della storyline ed era solo interessato a vedere come sarebbe stato l’ultimo capitolo.

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E’ oggettivamente noto che il finale di Naruto è stato realizzato con molta fretta, da un giorno all’altro abbiamo ricevuto notizia che in poche settimane avremo letto l’epilogo e questo ha fatto storcere il naso in quanto c’erano ancora molte domande a cui rispondere, alcuni buchi di trama da riempire e il fatto che tutto questo dovesse essere costruito in poche settimane, non era di buon auspicio.

Inoltre un’altra cosa oggettiva è che rispetto alla prima serie, Naruto è diventato un manga non più fondato sui ninja, bensì su divinità immortali che risorgono e che vogliono assoggettare il mondo al proprio ego.

Tuttavia Kishimoto ha dichiarato che il suo manga non rappresentava i ninja nella loro letterale etimologia ma che ne prendeva le loro fattezze principali. In base a questo dettaglio ha potuto sviluppare la storia a suo piacimento, aggiungendo un taglio quasi spirituale e mitologico nella sinossi.

D’altro canto bisogna guardare anche il bicchiere mezzo pieno e quindi il finale è da apprezzare perchè è prima di tutto, il finale di NARUTO. Un manga che in quindici anni di onorata carriera ha dato ai lettori di tutto il mondo, emozioni, ansie, gioie, sorprese e tutti quei sentimenti che non hanno mai fatto spegnere la volontà di leggere ogni capitolo, ogni singola settimana.

Naruto si avviava alla conclusione sotto l’incredulità e il dispiacere di tutti e Kishimoto ha dato tutto se stesso anche per portare a termine il suo manga come desiderava lui, discostandosi dall’editor.

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Nel finale c’è la questione pressoché sacrosanta, riguardante il cattivo finale. Madara era il favorito però è stato fatto fuori per far spazio a Kaguya Otsutsuki, la madre di ogni cosa, anche del male.

Probabilmente anche per questo motivo il maestro ha deciso di cambiare il ruolo del cattivo in quanto Madara, nonostante le sue infinite malefatte, aveva ancora nel profondo estremo del suo cuore uno spiraglio di umanità e di attaccamento al suo amico Hashirama e lo dimostra persino negli ultimi capitoli quando l’Uchiha si spegne morendo, pentendosi di aver deciso di fare tutto da solo o di aver creduto di poter essere un Dio. Invece Kaguya è il male incarnato che non conosce coscienza nè pietà.

In Naruto la maggior parte dei cattivi hanno scelto la strada della redenzione, anche Madara alla fine ma questo non accade per Kaguya nel momento in cui viene sigillata dal Team 7 al completo. Diversamente in punto di sigillo, Kaguya esalta la sua figura ancora una volta ma ormai per lei è già tardi per rimediare.

L’altra faccia dominante del manga è il valore del legame amichevole. Sasuke e Naruto infatti esattamente come alla fine della prima serie, si ritrovano a combattere definitivamente nella valle dell’epilogo, entrambi per obiettivi diversi.

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Sasuke cerca la Rivoluzione, divenire Hokage e cambiare il mondo sotto la sua ombra per renderlo oscuro mentre Naruto vuole a tutti i costi rinsaldare il legame con l’amico e diventare Hokage con il consenso dei cittadini.

Dopo uno scontro mortale, Sasuke apre gli occhi realizzando che Naruto e lui sono uguali e ammette di aver perso.

Con questo scontro, il valore dell’amicizia, il ritrovamento di se stessi e la fiducia verso il prossimo, raggiunge il picco della sua rilevanza e si trasforma in un’ alba per una nuova speranza di pace mondiale che poi si andrà a verificare anche con l’elezione di Naruto a Settimo Hokage di Konoha.

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Kishimoto infine attua una manovra molto intelligente per il futuro. Un ultimo motivo per cui la seconda serie è da apprezzare è la creazione della nuova generazione nata dai legami sentimentali dei personaggi che hanno caratterizzato l’intera opera.

Con la mossa attuata si sono potuti aprire archi e scenari per nuove storie epiche che Naruto in quindici anni è riuscito a trasmettere e che in un modo o in un altro, non hanno deluso. (Naruto Gaiden e Boruto the movie ad esempio).

Infine, Naruto è una storia fantasy ma al contempo tangibile e riscontrabile nelle nostre consuetudini azioni ed è da leggere perchè lascia inevitabilmente riflettere su molti aspetti della nostra vita che talvolta ignoriamo.

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