Jem e le Holograms – Recensione
Pubblicato il 25 Giugno 2016 alle 18:00
La giovane Jerrica Benton è un’aspirante musicista che vive con la sorella Kimber, con la zia Bailey e con le sorelle adottive Aja e Shana. Quando Kimber mette online una canzone registrata da Jerrica, il video diventa virale ottenendo un successo stratosferico. Le ragazze formano così una band e stipulano un contratto discografico con la Starlight. La produttrice Erica Raymond decide di sfruttare il mistero che si è creato intorno a Jerrica la cui vera identità resterà nascosta sotto le sfavillanti spoglie della pop star Jem.
Il concept della teenager che si trasforma in una pop star è la sublimazione di una fantasia adolescenziale di identificazione piuttosto ricorrente. Jem nasce a metà degli anni ’80 come linea di bambole della Hasbro da cui venne tratta una serie animata durata tre stagioni. Nello stesso periodo ebbe successo L’incantevole Creamy, anime che partiva dallo stesso spunto, e in tempi più recenti c’è stata Hannah Montana, sit-com della Disney, interpretata da Miley Cyrus prima della svolta trasgressiva.
Già colpevole del pessimo G.I. Joe – La Vendetta, sempre tratto da un franchise Hasbro, Jon M. Chu svuota Jem di gran parte del suo sense of wonder, la strappa al contesto multicolore del cartoon e della musica pop anni ’80, trascinandola in un mondo fin troppo concreto. La regia sembra infatti quella di un film indipendente uscito dal Sundance e ricorre a tutti gli espedienti per amplificare il realismo della storia con effetti da found footage. Si fa ricorso alla camera a mano, alla più semplice videocamera, registrazioni in vhs e al linguaggio visivo del web con i video di YouTube, le coordinate geografiche di Google Map, dialoghi in chat e quant’altro.
Il film è naturalmente ricchissimo di musica che pare essere l’unica ragion d’essere del prodotto. Le canzoni delle Holograms fungono da veicolo emotivo mentre alcuni video amatoriali dal web fanno da colonna sonora. La sceneggiatura rimescola gli elementi della storia originale e punta il dito in particolar modo contro lo star system che seppellisce gli artisti sotto la glassa del personaggio glamour. In tal senso, Jerrica deve stare attenta a non confondersi con Jem e a restare se stessa. La retorica è evidente. Ne conseguono dinamiche piuttosto risapute nella relazione con le sorelle all’interno della girl band. Prevedibile il coinvolgimento sentimentale con Rio, unico personaggio maschile, presente anche nel cartoon.
L’unico momento vagamente avventuroso sta nel breve blitz notturno delle protagoniste alla Starlight privo di pathos o grosse conseguenze. Nel cartoon originale, Jerrica si trasformava in Jem grazie a Synergy, un’intelligenza artificiale creata dal padre. Qui si tratta di un piccolo robot che la conduce in una sorta di caccia al tesoro, metafora del rito di passaggio dall’adolescenza alla maturità dell’età adulta.
Le Misfits, band rivale delle Holograms, vengono lasciate alla scena durante i titoli di coda e rimandate ad un sequel che difficilmente vedrà la luce dopo il flop disastroso di questo primo episodio, un prodotto su misura per le ragazzine che si siede su stilemi collaudati, denota una terribile carenza di idee ed affoga nei buoni sentimenti.