Corto Maltese. Concerto in o’ minore per arpa e nitroglicerina – recensione
Pubblicato il 26 Aprile 2011 alle 09:09
Concerto in o’ minore per arpa e nitroglicerina – Hugo Pratt
Autore: H. Pratt
Casa Editrice: Rizzoli Lizard
Provenienza: Italia
Prezzo: 4,50 €
Recensione
Dalle immense distese dell’Oceano Pacifico, dagli sterminati spazi e dai paesaggi mozzafiato dell’America Latina, alle grigie e strette strade irlandesi. Corto Maltese, dopo aver lasciato il Sudamerica e aver vissuto diverse avventure nell’Europa militarizzata a causa della Grande Guerra, si trova ora in Irlanda, dove la situazione è tutt’altro che tranquilla. Lo si evince fin da subito, con un’autoblindo che fa bella mostra di sé nelle prime due vignette dell’albo – che fa parte della raccolta “Le Celtiche” – , percorrendo le vie alla ricerca di qualcuno da colpire. Di lì a poco, passa il fascinoso marinaio, che suo malgrado assiste ad un’imboscata organizzata dai patrioti irlandesi alla vettura inglese. Dopo essere stato minacciato da entrambe le parti in conflitto, Corto, senza scomporsi troppo, si avvia sotto un cielo plumbeo ad un cimitero, presso cui giace il suo amico Patrick Finnucan, fucilato due mesi prima dalle truppe ausiliarie guidate da O’ Sullivan, irlandese che collabora con l’Impero Britannico.
Sullo sfondo di una terra verde percossa dal vento e dalla violenza, con foglie autunnali che danzano nell’aria a sottolineare una stagione dell’anno, ma anche una metafora della situazione politica di quel periodo, Corto cerca di ottenere vendetta insieme a Banshee, vedova di Pat. Ma ben presto il marinaio si rende conto che le cose non stanno come tutti credono, e che anche il peggiore degli uomini può riservare gradite sorprese.
Siamo nel 1917, non dobbiamo dimenticarlo, e la situazione politica dell’isola non è ancora degenerata, perché gli inglesi sono occupati a combattere altrove una guerra che lentamente si avvia a finire. Quando ciò succederà, per l’Irlanda saranno guai, e si aprirà la sanguinosa stagione della Guerra d’Indipendenza prima e della Guerra Civile poi. Eventi storici, dunque, di cui Corto vive i prodomi: ancora una volta Hugo Pratt cerca di fondere avvenimenti reali con avventure fittizie, in un impossibile tentativo di appropriarsi della storia e analizzarla a partire dall’ottica di un (anti)-eroe romantico che non sa di esserlo.
E mentre si alternano vicende di attentati e morti, di attacchi, tradimenti ed eroi di cartapesta, che pur devono resistere perché il popolo ne ha bisogno, Corto vive la propria ennesima e personalissima sconfitta: in una delle ultime vignette chiede alla bella Banshee di seguirlo nella sua partenza, ma la donna sa che deve restare in Irlanda: la sua terra ha bisogno di lei, e inoltre finora non ha fatto altro che portare sfortuna agli uomini che l’hanno avuta al fianco.
Un’avventura malinconica, non c’è che dire, in cui si respira aria di nostalgia e sconfitta, e alla fine della quale si finisce con l’interrogarsi sulla vera utilità della gloria. Magari da soli, come rimane Corto, in riva al mare, con negli occhi il volo dei gabbiani. Uno dei più belli tra gli albi del marinaio.
Voto: 8