Torino Comics 2011 – Reportage

Pubblicato il 20 Aprile 2011 alle 14:52

Articolo a cura di Gianluca Conte

Chi si sveglierebbe mai alle 6 del mattino di una tranquilla domenica di metà aprile per andarsene tomo tomo a Torino?
Risposta semplice: il sottoscritto… Accompagnato da un altro folle (Claudio Settembre, che ringrazio).

Dopo una settimana di duro lavoro, un buon sonno fino a tarda ora, durante il fine settimana, è un sacrosanto diritto, ma certi sacrifici vanno fatti… Specie se per una fiera. E non una fiera qualunque, ma una fiera fumettistica!!!
Sulla decisione, ha pesato anche il fatto che non fossi mai stato al Torino Comics: al Comicon napoletano sì (ho perso il conto di quante volte ci son stato), al Romics pure (in una gloriosa occasione), al Milano Comics idem (ormai sono a quota tre), ma il Torino Comics giammai.
Sicchè forza e coraggio, gambe in spalla e via verso la stazione Centrale, accompagnato dal fido Settembre (sempre Claudio, non il personaggio di Calendarman).

Il viaggio è scorso  tranquillo… Voglio dire, un’ora e mezzo di sonno sono pressochè senza storia: ma era prevedibile, no? E la scusante era ottima: recuperare energie in vista della dura tenzone che si sarebbe svolta da lì a poco. Col senno di poi, è stata una scelta oculata.
L’arrivo in fiera è stato comodo e pratico: la metropolitana (un gran bel pezzo di metropolitana!) serve l’utenza fino alla stazione Lingotto e da lì alla fiera il passo è breve.

Ingresso con tre cancelli, di cui due per il pubblico (affollata della solita umanità variegata) e uno per gli accrediti (lo inforcherò prima o poi anche io, hah!), quindi uno spiazzo bello ampio (eh, il Lingotto è pur sempre il Lingotto), ed a seguire l’ingresso vero e proprio, già pieno di visitatori nonostante l’orologio segnasse le 10 e 45.
Devo confessare che, a questo punto è scattato il solito meccanismo ancestrale, definito “bambino in una pasticceria”: l’impulso a girovagare dappertutto con uno sguardo trasognato, passando da uno stand all’altro, dimentico di tutto, persino del buon Settembre che mi arrancava dietro.
Bene… Pausa, riflessione. Qui necessita agire come professionisti.

Si parte dall’angolo inferiore destro e si termina nell’angolo superiore sinistro, giusto per esser sicuri di non trascurare niente.
Camminando camminando, ci possiamo fare una prima impressione: gli stand espositori sono numerosi e anche ben forniti. Diversi hanno un’estensione mica male e sono foderati di scaffali di legno ripieni di quei mattoncini fatti di tante pagine disegnate che rappresentano croce e delizia per gli appassionati. Altri sono di dimensioni più modeste, ma nondimeno forniti. Altri ancora sono poco più che sgabuzzini, ma impreziositi da opere d’autore, monografie ed amenità varie.

Oltre ai fumetti, si trovano anche gli stand dedicati al modellismo (slurp!) e quelli dedicati alle armi (slurp slurp!): immancabili le katane di Bleach (come rinunciare ad un merchindising così variegato e così redditizio?), ma si possono notare anche le spade del Signore degli Anelli (chi non ha mai sognato di possedere Narsil? O Pungolo?) e lame più o meno anonime, da mera esposizione, ma nondimeno piacevoli da guardare e da appendere in cameretta.
Ad un certo punto, però, mi viene quasi da piangere per la commozione: spade laser! Si, esattamente lo stand di Guerre Stellari, con tanto di espositore con qualche chilo in più pieno zeppo di tutte le spade dei vari film. E accanto? Lo stand della Umbrella Corporation. Senza zombie nelle vicinanze, per fortuna.

Di fronte all’inquietante stand para-pioggia, addirittura lo stand di Battlestar Galactica… E anche l’immancabile stand dello S.T.I.C. (Star Trek Italian Club, per chi ignorasse il significato dell’acronimo), per la gioia dei trekkiani (me compreso). Dulcis in fundo, gli stand dedicati ai videogame, in particolar modo a quelli un pò datati (Nes, Sega ecc…).
Insomma, stand per fare i più disparati acquisti fumettari e anche un pò di stand tematici, tanto per rifarsi gli occhi vedendo belle cose.
Procedendo oltre, siamo finiti nell’area “enterteinment”, piena di belle cosucce.

Un paio di Supercar, tanto per iniziare… Una piuttosto credibile, ma con i finestrini oscurati (cavolo, non si vedeva il cruscotto!!!), l’altra un pò meno credibile (però il cruscotto si vedeva! E che pezzo di cruscotto…). Poi un trio di cavalieri medievali, intendi a darsele fintamente di santa ragione (spade vere, ragazzi, niente gommapiuma…). Passando oltre, un pò di amici di Obi Wan Kenobi e Anakin Skywalker, ovvero tanto bei piccoli Jedi, armati con le stesse spade dello stand di Star Wars, pienamente funzionanti: tra un volteggio e un colpo, le spade emettevano l’ormai leggendario “swoooon swoooon”.
Un ultimo punto, prima di passare al piatto forte della mostra: i cosplayer.
Immancabili, numerosi, pittoreschi come sempre e decisamente per tutti i gusti. Videogiochi, manga, anime e chi più ne ha, più ne metta.

I fan maschili di sicuro avranno gradito l’affascinante Lamù, le fan femminili… Beh, non ho la più pallida idea di cosa possano aver gradito o meno. La mia preferenza, però, si è divisa equamente tra il tizio mascherato da Gaiking e quello vestito da Lupin III. certe passioni son dure a morire, nonostante l’età…

Notevoli anche gli Stormtroopers Imperiali, un Darth Maul mica male e un granitico Dart Vader, oltre ai sopra nominati soldati della Umbrella Co., rifiniti fin nel più piccolo dettaglio (maschere antigas comprese). Ad un certo punto si son visti anche tizi in tuta ambientale integrale: non sapevo se preoccuparmi o meno.
Ok, ok, la pianto di divagare, ora, e passo al pezzo forte.

I disegnatori: il Torino Comics non ha certo sfigurato di fronte alle altre fiere del genere, invitando un nutrito gruppetto di ospiti di razza, radunati a turno allo Stand autori per consegnarsi spontaneamente in pasto al pubblico.
Da segnalare doverosamente come primo il celeberrimo Don Rosa, purosangue della scuderia Disney U.S.A., spesso in visita in Italia (ho avuto modo di conoscerlo diversi anni fa ad un Comicon; gentilissimo, disponibile e simpatico. Oltre che maledettamente bravo in quel che fa). In mano ai visitatori si potevano notare diversi suoi disegni originali, fatti con pennarelli multicolori, immancabilmente magnifici.

Successivamente, ho avuto modo di ammirare la bravura di Paolo Mottura, disegnatore del team PK (per chi non lo sapesse: il nuovo Paperinik, disegnato in Italia sulla falsariga dei supereroi americani. Se non l’avete mai letto, fatelo).

Subito dopo c’è stato Giacomo Bevilacqua, autore di diverse storie pubblicate su Skorpio e Lanciostory (tra cui anche l’ottimo Trapassati Inc.), nonchè di alcuni numeri del buon John Doe e del fenomeno multimediale “A panda Piace”; indi, Fabio Ruotolo (Vita di montagna, divertenti storie one-shot mute), Marco Natale (Bacon, maiale detective protagonista di storie rigorosamente hard boiled), Francesca Mengozzi e Giovanni Marcora (Kill the granny – I gioielli del gatto, disavventure di un gatto alla riconquista dei suoi… gioielli di famiglia) e dulcis in fundo… Proprio lui, Luca Enoch!
Non me ne vogliano gli altri, ma devo confessare di esser andato alla fiera appositamente per poterlo conoscere di persona, stringergli la mano, ammirarmelo da tutte le angolazioni, insomma, per fare tutte quelle cose che i fan fanno con gli oggetti del loro fanatismo.

Anche se la fiera non fosse stata più che buona (in realtà lo è stata anche di più), anche se gli espositori non fossero stati numerosi (si estendevano a perdita d’occhio), anche se i visitatori non fossero stati tanti (una marea umana), sarebbe valsa la pena solo per quel singolo uomo.

Due ore d’attesa davanti allo stand, a lustrarmi gli occhi vedendolo lavorare, per la sublime ricompensa finale: un disegno di Gea e gli autografi sui primi numeri di Gea e Lilith. E scusate se è poco!
Devo ammettere che, a questo punto, si è prospettato un serio dilemma deontologico: proseguire o tornarsene gloriosamente a casa?
Alla fine l’ha spuntata la professionalità: ancora un giringiro (come direbbe Mick Dundee), per andare là dove nessun uomo è mai giunto prima (perdonami, Kirk), per cogliere gli ultimi particolari e riportarli doverosamente sull’articolo che state leggendo.

Un occhiata nella sala gialla, per la spettacolare esibizione dei ragazzi della scuola Yoshin Ryu, quindi gara di cosplay (i Naruto si sprecavano, i membri di Alba altrettanto), infine un giretto nel settore videogiochi (eh, ad aver a casa le postazioni che hanno allestito per l’occasione) e uno sguardo invidioso ai lunghi tavolacci allestiti per permettere ai giocatori di dar libero sfogo alle proprie plastificate passioni: si andava dal sempre spettacolare Warhammer 40K, ai notevoli Carcassone, Dominion e War Machine/Hordes, transitando per i sempreverdi Magic, Duel Monster (ho rimpianto di non essermi portato dietro il deck… Ma probabilmente avrei rimediato solenni sconfitte) e Pokemon.
A questo punto io e il buon Settembre ci siamo guardati in faccia e ci siam detti: si va?

Il vedibile era stato visto, l’acquistabile era stato acquistato, l’acquisibile era stato acquisito.

Stanchi, spossati, ma soddisfatti (io con il disegno di Luca Enoch nello zaino neanche fossi Galvano con il Sacro Graal) ci siamo avviati sulla strada del ritorno, facendo nel contempo il punto della situazione: fiera decisamente gustosa, di discreta ampiezza, fornita in maniera degna, impreziosita da ospiti di alto spessore e popolata da un folto pubblico. Che altro volere di più dalla vita?
La seconda ronfata in treno, magari… E difatti ronfata fu.
Appuntamento all’anno prossimo, sempre a Torino?
Non vedo l’ora…

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