Le Miniserie a fumetto
Pubblicato il 14 Aprile 2022 alle 11:29
Cosa è una miniserie fumetto? La domanda sembra banale, ma in realtà rispondervi è meno semplice di quanto si possa pensare, non esistono infatti parametri ben definiti e ciò finisce spesso col generare confusione e fraintendimenti. Prendendo la definizione datane da wikipedia (voce, per quanto riguarda il fumetto, inesistente in italiano) si distinguono come elementi caratterizzanti: la proposizione di una singola storia concentrata su uno o più personaggi e la fine prestabilita entro un certo numero di uscite (da due in sù).
Tale categorizzazione, a mio avviso, fallisce nel momento in cui ci si trova a dover “etichettare” opere come la “serie di miniserie” della versione a fumetti de “La Torre Nera”, la struttura a stagioni di “John Doe” o ancora miniserie che hanno avuto un seguito non programmato a priori come “Nemrod”, “Cornelio” o “Volto Nascosto”, in cui le vicende proseguono oltre il termine della “mini” vera e propria, oppure con lavori come “52” che, pur concludendosi entro i tempi prestabiliti, ha, sempre a mio parere, una lunghezza che contrasta con l’idea di brevità insita nel formato.
Per selezionare i fumetti da inserire nell’articolo ho preso in considerazione tutte quelle opere che avessero una lunghezza inferiore alle 20/30 uscite, la cui durata, così come il termine della vicenda (non nei contenuti ma nei tempi) fossero stati stabiliti a priori (escludendo quelle poi diventate serie regolari, ex. “Napoleone”, ma non quelle proseguite in altre miniserie, ex. “Nemrod” o “Volto Nascosto”) e uscite in edicola (quest‘ultimo parametro risulta fondamentale per restringere il campo che se allargato alle fumetterie, dove il formato della miniserie è fra i più diffusi, diventerebbe decisamente troppo vasto).
Il formato della miniserie di per sé non è certo una novità, basti pensare al fumetto giapponese o americano per trovare infiniti esempi anche piuttosto datati, lo diventa però se si fa riferimento alla produzione da edicola in Italia.
In questo settore, infatti, le acque hanno iniziato a muoversi con una certa costanza soltanto da 5 o 6 anni grazie alle proposte di case editrici come Bonelli prima e Star Comics poi, spinte forse dalla ricerca di una soluzione alla cronica emorragia di lettori delle serie storiche che limitasse anche l‘investimento economico e i rischi connessi ad una serie “ongoing“ (il ricordo di “Gregory Hunter” brucia ancora!).
Detto questo e prima di entrare nel vivo dell’articolo, mi interesserebbe discutere con voi su cosa è “miniserie” e cosa no e su quanto e perché apprezzate o meno questa forma narrativa (collezionismo, economicità sia monetaria che temporale, senso di compiutezza, etc..) e, ancor più, su quali sono, secondo voi, le ragioni (economiche, editoriali, narrative, etc…) del suo recente affermarsi?
I “precursori”
Pur avendo deciso di concentrarmi soltanto sulle miniserie uscite in edicola nel corso degli ultimi 5/6 anni è doveroso dedicare un breve spazio a quelle serie che tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio hanno fatto da apripista nei chioschi italiani, ottenendo risultati spesso poco confortanti.
Primo tentativo in questo senso è probabilmente “Morgan: La Sacra Ruota”, progetto fantascientifico di Ade Capone (“Lazarus Ledd”, “Arthur King”, “Trigger”) e Leo Ortolani (“Rat-Man”), pubblicato tra il 1998 e il 1999 dalla Star Comics (4 volumi più un numero 0) e recentemente ristampato in due volumi dalla GP Publishing.
L’opera, pur non essendo particolarmente originale, risulta interessante da un punto di vista “storico” poiché permette di osservare un Ortolani alle prese con toni diversi (seppur non distantissimi, visto che il villain di “Morgan”, Joba Valker, tornerà anche sulle pagine del Ratto) da quelli di “Rat-Man” e un Nespolino (“Nick Raider”, “Brad Barron”, “Volto Nascosto”) non ancora nel pieno della maturità artistica ma ormai già pronto per il grande passo verso la Bonelli.
Nel ‘98, sempre per Star Comics, vedeva la luce “Goccianera”, mini in 4 parti (più un numero 0) scritta dal direttore di Italia1 Luca Tiraboschi di cui vi “consiglio” un’intervista che trovate sul web (che tristezza la tv italiana…).
Nel 2001 esce invece “Arkhain” (Panini Comics), mini ancora una volta di 4 numeri e di tematiche fantascientifiche, scritta da Lorenzo Calza (“Julia”) e disegnata da Stefano Raffaele, ottimo disegnatore particolarmente attivo nel mercato americano e franco-belga per cui ha illustrato storie di Batman, X-Men, Conan, Nuovi Dei, Occhio di Falco, “The Black Covenant” (scritta da Fabian Nicieza) e “Fragile” ( storia di un amore tra zombie edita da Saldapress).
“Bonelli”
La prima miniserie (ho deciso di escludere dalla trattazione “Gea”, del 1999, così come “Lilith”, del 2008, non me ne voglia l‘ottimo Luca Enoch!) proposta da Bonelli nel 2005 è “Brad Barron”, 18 numeri (più 4 speciali) scritti dal poliedrico Tito Faraci (“Diabolik”, “Topolino”, “Spider Man”).
La storia si rifà alla fantascienza più classica ed in particolare al filone “invasione aliena”, che trova come capofila d’eccellenza “La Guerra dei Mondi” di Orson Wells (leggetevi assolutamente “The Broadcast”, graphic novel che esplora le reazioni psicologiche di una famiglia della campagna americana in seguito all‘annuncio dell‘invasione aliena), il cui eco si riverbera su tutta l’opera, al punto da far sospettare per gran parte della vicenda che la minaccia aliena possa in realtà essere molto più terrestre di quanto voglia apparire (qualcuno ha detto “Caravan”?).
Il protagonista, mono-iniziale come molti dei personaggi dei fumetti degli anni ottanta e novanta, incarna lo spirito dell’America degli anni ‘50 e si comporta da eroe senza macchia, sempre pronto all’azione e ad aiutare il prossimo, non perdendo però di vista il suo unico obiettivo: recuperare moglie e figlia per ritirarsi in pensione in periferia!
La serie (sicuramente grazie all’appeal del faccione di Brad che compare allineando le costoline dei 18 volumetti) viene accolta con un discreto successo che le vale la prosecuzione in voluminosi speciali dalla periodicità irregolare.
L’anno dopo, 2006, il dylandoghiano Pasquale Ruju dà alla luce “Demian”, ancora 18 numeri (più 2 speciali) ma da 132 pagine al posto delle canoniche 96.
Il genere trattato stavolta è il noir, in particolare nella sua derivazione francese (Polar), fatta di gangster spietati ma affascinanti, dediti ad ogni tipo di vizio e soprattutto all’accumulo di denaro.
Al noir e all’azione che permeano la serie non manca però una punta di mistero, mistero “alla Dan Brown” per intenderci, poiché il nostro eroe, Demian, pare appartenga ad un antico ordine di cavalieri, la “Fraternitè”, votato alla difesa degli innocenti (a me ha ricordato “più che un po’” l‘Azrael delle pagine di Batman).
Se in “Brad Barron” ci confrontavamo con un omaccione dal fisico perfetto ma dal volto tagliato con l’accetta e segnato dalle mille avversità, in “Demian” ci si trova davanti un bel biondone dagli occhi azzurri e dal fascino tenebroso (il nome preso dal libro di Hesse dice già tutto), elementi che non fanno altro che accentuare il clichè di un moderno Cristo salvatore e rendere il personaggio piuttosto artefatto.
Il 2007 è l’anno di “Volto Nascosto”, miniserie in 12 parti (di cui è però previsto un seguito) scritta da Gianfranco Manfredi (“Magico Vento”) ed ambientata in un contesto poco conosciuto ed esplorato come quello delle guerre coloniali in Abissinia. La storia (che ricorda per certi versi le suggestioni del fumetto di avventura ed in particolare della serie “Gli Scorpioni del Deserto” di Hugo Pratt) presenta tre protagonisti, due “dichiarati”: Ugo Pastore, giovane rappresentante di commercio ed abilissimo tiratore con un difetto all’occhio sinistro (dettaglio che lo rende l‘unico eroe fisicamente imperfetto di tutta la produzione Bonelli) e Vittorio De Cesari, iracondo ed orgoglioso soldato, amico di Ugo; ed uno “nascosto”, il condottiero africano Volto Nascosto, col viso sempre coperto da una maschera d’argento che ne cela l‘identità (come aspetto ricorda Saladino).
L’opera si mantiene costantemente su ottimi livelli, con una profonda caratterizzazione psicologica dei personaggi (escludendo alcuni di quelli di contorno che vengono invece presentati come clichè o macchiette), ma delude nella fase conclusiva.
Nel 2008 è il turno di “Jan Dix”, creatura di Carlo Ambrosini (il cui “Napoleone”, 1997, avrebbe dovuto essere la prima miniserie Bonelli) durata 14 numeri ed ambientata nell’inedito mondo della critica d’arte.
Nella serie le investigazioni che coinvolgono il protagonista diventano spunto, come già per “Napoleone”, per un viaggio surreale negli abissi dell’animo umano, fino alle radici dell’arte stessa, a quella zona buia in cui si genera la scintilla creativa. Le relazioni interpersonali vengono tratteggiate da Ambrosini con profondo realismo, e non ci viene risparmiata nessuna delusione o frustrazione, mentre le poche gioie recano in sé il marchio della disfatta, il tutto per guidarci fino allo sconvolgente finale mai visto in una serie mainstream italiana.
Il 2009 è l’anno del bis, nascono infatti sia “Caravan” (12 numeri scritti da Medda), che “Greystorm” (11 numeri più uno speciale scritti da Serra e Cozzi). “Caravan” va controcorrente rispetto agli standard Bonelli, presenta infatti una storia corale in cui un’intera città viene fatta sfollare dall’esercito in seguito a delle anomalie atmosferiche di origine sconosciuta, nel corso dell’esodo veniamo messi a conoscenza delle storie di vari abitanti della cittadina, attraverso i diversi punti di vista dei membri e degli amici della famiglia Donati.
Pur risultando interessante lo studio delle diverse reazioni psicologiche all’evento traumatico proposteci da Medda, la serie non decolla mai e si perde in “storie-riempitivo” che non possono che apparire superflue in un prodotto così breve. “Greystorm”, invece, è una buona storia a metà tra il fantasy e la fantascienza dei romanzi di Verne, qui ampiamente citati e rielaborati.
La prospettiva, finalmente, è quella pressochè inedita (per la Bonelli ovviamente) del cattivo di turno, il prototipo dello scienziato pazzo, disposto a sacrificare tutto e tutti per i propri scopi. La serie risulta quindi una piacevole lettura che ammicca sia ai più giovani che ai nostalgici delle storie di avventura, rimane invece piuttosto pesante e abbastanza inutile il numero speciale.
Nel 2010 Ruju ritorna alle atmosfere pulp e dà alle stampe “Cassidy”, storia di un gangster dell’America di fine anni ‘70 a cui vengono concessi 18 mesi di “vita extra”, per poter sistemare i propri conti in sospeso e dare un nuovo senso alla propria vita.
“Star Comics”
La casa editrice più attiva nel campo delle miniserie è sicuramente la Star Comics, che nel giro di 4 anni ha dato alle stampe ben 12 testate e ne ha in serbo almeno altre tre!
L’avventura inizia nel 2007 con “Khor”, breve opera fantasy in 4 numeri ideata da Piccatto e Spadavecchia, incentrata sulla figura di Khor, giovane guerriero alla ricerca di una ragazza rapita dal malvagio Qasar, alla quale è connesso attraverso un misterioso legame.
La prima opera di un certo spessore, in grado di guadagnarsi ben 2 serie regolari più una di speciali è però “Nemrod”, di Andrea Aromatico e Fabio Celoni.
La storia non ha niente di nuovo, si tratta infatti della solita lotta tra bene e male, in particolare tra diavolo e forze cristiane, per quanto poi gli autori cerchino di uscire da questo schema limando i confini tra le due forze ed inserendo elementi propri di tutte le credenze religiose e mistiche del mondo.
Proprio questo lavoro di preciso approfondimento teologico e simbolistico operato da Aromatico distingue “Nemrod” da prodotti simili, purtroppo però finisce anche con l’appesantire eccessivamente il ritmo narrativo, con l’effetto di rendere la lettura piuttosto gravosa.
Nel corso delle uscite parte di questi problemi verranno risolti, ma i pochissi numeri davvero meritevoli e i pochi buoni non bastano per far fare il salto di qualità ad una serie che era partita con grandi aspettative.
A “Nemrod” fa seguito “Cornelio: Delitti d‘Autore”, anch’essa rinnovata per una seconda stagione, la serie vede come protagonista Cornelio Bizzarro, alter ego a fumetti del giallista Carlo Lucarelli (che collabora al progetto), scrittore ormai incapace di scrivere che si ritrova a vivere le situazioni più “bizzarre” attraverso intricati misteri ispirati a classici della letteratura, il tutto accompagnato da un caustico e sempre cinico Philip Marlowe, da una materna Jessica Fletcher e da un freddo Sherlock Holmes, tutti ovviamente nella sua testa!
I testi di Smocovich, Di Bernardo e Lucarelli non sono certo il massimo, ma vengono aiutati dai tic e clichè amati dai fan del giallista bolognese e dai continui ammiccamenti alla letteratura che ne fanno un piacevole passatempo.
Nel 2008 esce una nuova serie di Ade Capone, che da anni lavora per la Star a “Lazarus Ledd”, “Trigger”, questo il nome dell’opera, però, non vedrà la conclusione (4 numeri su 6 previsti) ufficialmente a causa delle scarse vendite.
Arriviamo quindi al 2009, anno in cui la Star propone un ottimo lavoro di Federico Memola (“Jonathan Steele”), si tratta di “Rourke”, storia di un rissoso ubriacone irlandese in grado di sciogliere le maledizioni.
L’elemento narrativo più interessante è però il complesso rapporto con la figlia, che si trova ad affrontare i problemi tipici dell’adolescenza ma in una situazione di completo disagio ed in più con il fardello di scoprire di essere una strega!
Al già di per sé complesso rapporto si unisce anche il fantasma della defunta nonna di Rourke che, visibile a lui soltanto, cerca di fargli da coscienza.
Il 2010 è l’anno in cui la Star tocca il suo punto più alto e quello più basso, presentando in rapida successione “Valter Buio” e “Factor V”. “Valter Buio” è il capolavoro di Alessandro Bilotta, non nuovo alla forma narrativa della miniserie e forte di un’esperienza in Bonelli su Dylan Dog. Proprio al primo Dylan Dog, quello dubbioso e intimista di Sclavi, assomiglia il suo Valter Buio, psicanalista di fantasmi, in perenne conflitto con quelli del proprio passato, rappresentati da un matrimonio fallito e da un’infanzia oscura e dolorosa.
Se il Dylan di Sclavi, però, rappresentava l’eroe che ce l’aveva fatta, che era riuscito a sconfiggere i propri mostri (l‘alcolismo su tutti) Valter incarna colui che non ce la sta facendo, che sta perdendo i pezzi del proprio sé precipitando rovinosamente.
I 12 numeri della mini rappresentano una progressiva ed inesorabile discesa nell’abisso, senza quasi nessuno sconto al lettore che già dalle prime battute sa che quel personaggio così simile e vicino a lui non potrà ottenere quella redenzione che forse nemmeno cerca.
Sullo sfondo Roma, scenario insolito per un fumetto, delineata benissimo dagli ottimi disegnatori che si alternano sulla serie, accompagna e sottolinea le tappe di questo viaggio metafisico ed a tratti surreale nelle più intime paure e debolezze di ogni individuo. Menzione speciale anche per Paolo Martinello, autore di tutte le copertine, capace di sintetizzare in una singola scena tutti i contenuti dell’albo (copertine così in Italia non se ne vedevano dai tempi, recenti, di Massimo Carnevale su “John Doe”)
Veniamo però alle note dolenti. “Factor V”, ideato dall’esperto di effetti speciali Sergio Stivaletti e da Luigi Boccia, è quanto di peggio (“Kill Killer” escluso) si possa trovare in un fumetto, la vicenda, ennesima riscrittura del mito dei vampiri, risulta quasi impossibile da seguire tanto è confusionario lo story telling, mentre i dialoghi sono indegni perfino di Beautiful.
Nello stesso anno escono anche le “seconde prove” di Aromatico e Celoni, rispettivamente su “Pinkerton S.A.” (6 numeri in cui Aromatico dimostra di avere capito la lezione di “Nemrod“, riuscendo a snellire il plot e il ritmo narrativo e creando personaggi decisamente più vicini sia nei modi che nelle espressioni verbali a “persone normali”, inserendo anche un personaggio omosessuale) e su “San Michele” (interessante l‘ambientazione nella campagna di un‘Italia futura e la scelta di un esperto di erbe come protagonista, non vi spaventate però, ovviamente non manca il solito mistero cosmico!).
Stanno uscendo, od usciranno nei prossimi mesi miniserie come “N.O.X.”; “Dr. Morgue” (Dottor House all‘obitorio?); “The Secret” e “Kepher” (annunciata per ottobre ma più volte rimandata e probabilmente cancellata).
“Panini Comics”.
Due le eterogenee miniserie prodotte negli ultimi anni da Panini, da un lato la saga fantasy de “Le Cronache del Mondo Emerso”, trasposizione dei romanzi di Licia Troisi (coinvolta anch‘essa nel progetto), realizzata da Roberto Recchioni e disegnata da Giuseppe Ferrario, poi sostituito da Massimo Dall’Oglio in seguito ad un caso di plagio, dall’altro la scazzona e piena di azione “David Murphy 911”, sempre di Recchioni, coi disegni di Matteo Cremona.
Sulla prima c’è poco da dire, classico racconto fantasy con protagonista una ragazzina Nihal che combatte per salvare il suo mondo dal “Sauron” di turno, lo stile delle tavole ricorda il fumetto giapponese e… Bjork! Sì, perché Ferrario non si è fatto scrupoli nello scopiazzare se non direttamente ricalcare foto della cantante, oltre ad opere di Miyazaki, nella tradizione del miglior Land.
David Murphy, invece, è una serie interessante, molto divertente e piena di adrenalina, come se ci si sparasse un concentrato di film di Schwarzeneger, Stallone, Bruce Willis, etc… dite che l’avete già visto? Sì, ma “David Murphy 911” è meglio di “The Expendables”! La storia è quella di un uomo condannato a “Vivere in tempi interessanti” come recita la maledizione cinese che pende su di lui, mentre una misteriosa organizzazione cerca a tutti i costi di catturarlo.
“Planeta”
L’unica miniserie proposta in edicola da Planeta è “Harry Moon” (il numero 0 era uscito quasi 4 anni prima per i tipi della 001 Edizioni), opera fantascientifica del già citato Federico Memola, opera che purtroppo ha fatto parlare di sé più per la difficile reperibilità e per l’azzardo nella scelta di prezzo e formato editoriale che per i contenuti.
Peccato perché la riproposizione in chiave “aliena” di temi e situazioni propri della Guerra Fredda rappresentavano spunti molto interessanti.
Al solito l’appuntamento è tra due settimane con una puntata dedicata alle nomination per gli Eisner Award!