Dylan Dog: Sette anime dannate, torna Tiziano Sclavi per Bao Publishing – Recensione
Pubblicato il 18 Marzo 2016 alle 11:20
Prosegue la selezione delle migliori storie di Dylan Dog ripubblicate dalla Bao Publishing in edizione di lusso. È la volta di Sette anime dannate (sesto speciale del 1992), con la “regia” di Tiziano Sclavi e lo “storyboard” di Corrado Roi.
Non capita spesso di dover scrivere una recensione su un lavoro (sia esso un disco, un film o un fumetto) uscito ben ventiquattro anni fa; anche perché, passato troppo tempo dalla sua uscita la recensione perde quasi il suo valore. Quando però ci si trova di fronte all’indagatore dell’incubo più famoso d’Italia, tutte le convenzioni passano in secondo piano.
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Sette anime dannate è uscito come speciale (all’epoca era il sesto) alla serie classica di Dylan Dog nel 1992; oggi la Bao Publishing la ripropone in versione cartonata, arricchendola con un’intervista finale a Corrado Mastantuono (autore della cover variant), alcuni bozzetti del fumetto, più un link (o in alternativa un codice QR) dal quale poter scaricare l’epilogo del volume scritto anni dopo l’uscita originale dell’albo.
Inutile dire che a tessere i fili di questa ragnatela c’è l’eterno Tiziano Sclavi, papà e incubo peggiore di Dylan Dog, supportato ai disegni dal suo compagno di ombre Corrado Roi. Sclavi insieme a Roi compone un duo che, con molta probabilità è il più sinergico dell’universo dylandoghiano e in “Sette anime dannate” questa collaborazione si dimostra ancor più riuscita.
La storia si svolge nel castello di Xanador, in un luogo dove spazio e tempo non esistono; Dylan Dog è invitato insieme ad altre sei persone ed ognuna di loro è colpevole di un peccato capitale. Il castello è popolato da sole marionette, i cui fili sembrano essere mossi da un invisibile padrone di casa. Uno dopo l’altro i sette invitati si trasformeranno in altrettante vittime, ognuna delle quali sarà circondata dal proprio personale peccato capitale.
Scritto seguendo la falsa riga del romanzo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”, il fumetto è intessuto di quell’ombra di mistero e terrore che ha sempre caratterizzato i lavori di Tiziano Sclavi. A tutto questo l’autore aggiunge un’aura di tagliente umorismo che, nonostante l’assenza dalle scene di Groucho, è sempre una parte importante se non fondamentale di Dylan Dog.
Un thriller che contiene venature di un romanzo giallo a tutti gli effetti, dove l’assassino si nasconde alle spalle della persona meno sospettabile; un’altra prova di alto valore da parte di uno scrittore totale quale è Sclavi, un paroliere che appartiene tanto al mondo del fumetto, quanto a quello della letteratura.