Veil di Greg Rucka, un fumetto spiazzante e intenso – Recensione
Pubblicato il 15 Marzo 2016 alle 11:20
Per la collana Star Comics Presenta un originale noir dalle atmosfere atipiche
RRR… RRatto! Sei un ratto! Non un ratto non un ratto non un ratto…
Una donna completamente nuda si risveglia, confusa e stordita, in un tunnel della metropolitana. Balbetta, sembra non avere coscienza di sé, ripete le parole a mo’ di filastrocca, facendole rimare quasi come se stesse riavvolgendo un nastro per recuperare la capacità di esprimersi.
Uscita da quel tunnel buio e pieno di topi cammina in mezzo alla gente, aggrappandosi a ogni suono e parola per continuare la sua nenia. Chiunque la vede ne rimane folgorato e attratto violentemente, tanto che per averla è disposto persino a uccidere.
Per sua fortuna, la donna viene salvata in extremis da un tentativo di stupro di gruppo da un uomo di colore chiamato Dante, attratto anche lui da lei inspiegabilmente, seppur non dal punto di vista sessuale.
Dante copre le nudità della donna che le rivela di chiamarsi Veil e che lentamente sembra riacquistare la ragione, finché gli assalitori da cui l’aveva tratta in salvo l’uomo non si presentano alla porta dell’appartamento di quest’ultimo. In modo inspiegabile Veil provoca la morte di tutti e tre, e Dante intuisce che la donna nasconde in sé un oscuro segreto che lo porterà alla rovina.
La scena e i colori si spostano su due loschi figuri: il mago Cormac e Timothy Scarborouch un influente uomo d’affari, ossessionato dalle pratiche demoniache. Sono alla ricerca di qualcuno che è sfuggito al controllo di Cormac, che le ha sguinzagliato alle calcagna dei ratti. Chi è Veil in realtà? Da dove viene e qual è il suo destino?
Scritto dal geniale Greg Rucka, più volte vincitore dell’Eisner Awards grazie a opere come Wolverine e Gotham Central con la collaborazione del talentuoso Toni Fejzula, Veil è un fumetto spiazzante e intenso.
Un horror-noir atipico servito con una buona dose di splatter-gore, esoterismo e pratiche occulte ed erotismo. Un’opera che si legge tutta d’un fiato che scorre davanti agli occhi con un ritmo serrato, che si snoda in un labirinto claustrofobico infestato da ratti e colorato dal sangue.
L’originalità delle scelte linguistiche si sposa perfettamente con l’effetto psichedelico e disturbante dell’alternanza dei colori. Freddi poi caldi e viceversa, in un’escalation di violenza, morte e disperazione. Veil è una creatura misteriosa ─ ora dea bellissima, ora orribile mostro ─ al contempo ingenua e spietata che sconvolge l’esistenza di chi l’ha evocata, desiderata e anche salvata.
Al di là dell’effetto scioccante di un’opera intensa ed evocativa, Rucka è un maestro nel dipingere il male, sottolineando la cattiveria che alberga nei cuori degli uomini, in quella loro cupidigia autodistruttiva, signori di oscure città ai cui margini, tra i topi e l’immondizia, si consumano drammi e atrocità. Un mondo senza speranza in cui la cattiveria degli esseri umani supera quella del demonio.