I bambini che inseguono le stelle. Viaggio verso Agartha, una storia di crescita e amicizia – RECENSIONE

Pubblicato il 10 Marzo 2016 alle 11:40

Nuova proposta Star Comics per l’adattamento a fumetti dell’omonima opera del maestro Shinkai

I luoghi che non vedi sono lontani, le cose che non fai sono impossibili.

Asuna perde il padre in tenera età, è così piccola che ancora non sa cosa significhi morire. Il genitore le ha lasciato in eredità un vecchio modello di radio a galena e una pietra luccicante che usata al posto del diodo mette in funzione l’apparecchio musicale. Asuna ha sentito la canzone preferita del padre solo una volta e da allora non fa che ascoltare la radio seduta su una roccia alla disperata ricerca di poterla sentire di nuovo. La giovane è un tipo solitario, motivo per cui viene snobbata dai compagni, ed è spesso solo in casa poiché la madre è molto impegnata col lavoro. A tenerle compagnia è il gatto Mimi, col quale un giorno vive una strana disavventura. Attratta da una brillante luce azzurra, Asuna finisce coinvolta in uno strano incidente: viene attaccata da una creatura mostruosa e salvata in extremis da un bellissimo e misterioso ragazzo, Shun, che al collo porta un pendente azzurro. Tra Asuna e Shun scatta subito una dolce sintonia. La ragazzina non sa che Shun non appartiene al suo stesso mondo, né che è risalito in superficie inseguendo una stella per ricongiungersi con il suo passato…

Shun è un abitante di Agartha, un mondo di cui Asuna ha sentito parlare solo attraverso le leggende scritte nei libri dal racconto che le fa l’ambiguo professore Morisaki. Anticamente,  sparsi per il mondo, vivevano spiriti chiamati Quetzaltor; a quel tempo l’umanità era ancora agli albori e la gente viveva sotto la guida dei Quetzaltor. Quando però gli uomini iniziarono a pensare con la propria testa, gli spiriti non si considerano più indispensabili, così lasciarono la superficie e si stabilirono nel sottosuolo, in un paese benedetto che custodiva il potere di esaudire qualsiasi desiderio. Quel paese è Agartha. Il mondo degli uomini e Agartha sono collegati da un varco che Asuna oltrepassa quando Shun scompare all’improvviso. La giovane incontra Shin, un ragazzo praticamente identico a Shun e insieme con lui ha inizio un viaggio avventuroso per le strade di un modo sconosciuto.

Tratto dall’omonimo film del 2011 del maestro Makoto Shinkai, I bambini che inseguono le stelle, è il primo adattamento animato della mangaka Tomoko Mitani, e offre una personale interpretazione della trama, in una versione sicuramente efficace, con un’arte delicata, essenziale e luminosa. I temi sono quelli tanti cari al maestro Shinkai: la lontananza, la perdita e l’elaborazione del lutto. Le atmosfere sono misteriose, dai confini insondabili; i personaggi tormentati e alla continua ricerca di se stessi nel completamento con l’altro. Asuna è legata a filo doppio, pur senza saperlo, a Shun e a un leggendario mondo sotterraneo, a sua volta collegato al cielo attraverso la luce delle stelle. Gli abitanti di Agartha infatti credono che nel cielo notturno galleggino infinite gocce di luce, le stelle, che proteggono sotto questa forma le persone che restano sulla terra; ognuna di loro era una vita prima che si separassero dal loro corpo. Shinkai si rifà al mito di Agarthi, il regno sotterraneo descritto dall’avventuriero polacco Ferdinand Antoni Ossendowski in Bestie, Uomini e Dei (1923) nel quale gli abitanti si erano trasferiti per sfuggire alla contaminazione del male, e il cui nome significa l’inaccessibile. Una città crocevia del mistero, tra i cui occulti poteri spicca anche quello di riportare in vita i morti.

Al distacco tra due persone, marchio di fabbrica del regista, si aggiunge anche quello fisico e sensoriale tra più mondi: quello terreno degli uomini, sotterraneo di Agartha e quello che si estende oltre la volta celeste. Forse il lavoro meno ispirato del maestro, ma comunque uno spunto originale per riflettere sulla tematica della perdita, dell’accettazione, dell’ineluttabilità della morte e della corrispondenza degli amorosi sensi. Non è mai semplice spiegare i mondi concepiti dall’estro di Shinkai, né confinarli tra le pareti della logica. Il viaggio verso Agartha è un viaggio metafisico, oltre il tempo, lo spazio e noi stessi. Verso le stelle, alla ricerca di chi siamo stati e di chi diventeremo. Un’estenuante indagine sull’ignoto e l’infinito.

Lettura deliziosa e consigliatissima.

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