Arslan: The Warriors Of Legend – Recensione PS4

Pubblicato il 9 Marzo 2016 alle 15:48

Pochi generi nel settore videoludico sono rimasti incredibilmente fedeli alle proprie origini come quello dei musou, che negli ultimi tempi ha visto una vera e propria rinascita, testimoniata dal notevole numero di titoli presenti sugli scaffali dei negozi.

Attingendo a piene mani da brand famosi ed amati dal pubblico, i prodotti del Sol Levante hanno più volte superato il milione di copie, ottenendo enorme successo anche oltreoceano. Successo che però spesso ha portato ad un’eccessiva sicurezza e totale mancanza di rinnovamento, vero e proprio tallone di Achille di un genere di indubbio potenziale.

In questo quadro di insieme si colloca Arslan: The Warriors of Legend, musou basato sul manga di Hiromu Arakawa e arrivato nelle nostre case nel febbraio di quest’anno. Vediamo quindi se il lavoro dei ragazzi di Omega Force è riuscito a distinguersi dalla massa e a convincerci del suo valore.

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C’ERA UNA VOLTA

Narrano storie che nell’antichità il regno di Pars, florida nazione dotata di un esercito invincibile, prosperasse e controllasse innumerevoli territori. Questo reame tuttavia era circondato da nemici, invidiosi delle sue fortune e pieni di risentimento verso la sua ricchezza. A governare la capitale Ectabana vi era il prode Andragoras, re severo nonché valoroso guerriero.

Severo soprattutto verso il figlio, quel ragazzo di nome Arslan così simile alla bellissima madre. Sono questi i presupposti delle vicende raccontate all’interno del videogioco, i pericolosi sforzi di un principe decaduto di riportare l’ordine e la felicità nel suo paese natale. Già, perché dopo un insospettabile evolversi degli eventi l’esercito di Pars viene sconfitto, il Re Andragoras viene catturato ed Ectabana viene conquistata.

Tutto il mondo che fino ad allora lo aveva circondato, proteggendolo dalle minacce esterne, crolla in un attimo come un castello di sabbia preso d’assalto dalle onde. Inizia così il suo viaggio verso la riconquista di ciò che è andato perso, ottenendo importanti aiuti da insospettabili alleati, tanto strani quanto incredibilmente forti.

Arslan

Bisogna comunque ricordarsi che si tratta di un musou, ossia un gioco in cui il focus principale è costituito dal gameplay. La storia viene infatti narrata tramite scene di intermezzo purtroppo realizzate con poca cura, soprattutto se paragonate all’anime vero e proprio.

Le fasi dedicate alla narrazione si intervallano con i vari livelli di gioco, e i vari momenti risultano complessivamente equilibrati tra di loro, alternandosi intelligentemente in modo da non far precipitare l’interesse del giocatore.

LA PAURA DI CAMBIARE

Approcciarsi ad un esponente di questo genere negli ultimi tempi raramente regala sorprese, ed è questo il caso anche per Arslan: The Warriors of Legend. Si tratta di un difetto che assume ancora più importanza in un titolo nel quale le meccaniche di gioco ricoprono un ruolo fondamentale.

Partiamo quindi dall’assunto di base che ciò a cui ci ritroveremo davanti non è in alcun modo né un’innovazione né un rinnovamento rispetto agli altri esponenti del genere.

Le fasi di combattimento sono presenti già nei momenti iniziali del gioco, in cui ci ritroveremo fin da subito nel bel mezzo della battaglia, con dei minimi aiuti in nostro soccorso ed un’infinità di soldati nemici da sconfiggere.

Arslan 3

Il combattimento contro le centinaia di avversari risulta piuttosto agevole, per non dire troppo facile, aumentando il senso di monotonia che salvo rari casi accompagnerá il giocatore per gran parte del percorso. Le opzioni offerte dagli sviluppatori in termini di meccaniche di combattimento sono comunque molto varie, permettendo di combattere sia a cavallo, atterrando i soldati con cariche e forti colpi di spada caricati al galoppo, sia a piedi, opzione che tra le due ci è sembrata più interessante sia come modalità d’uso che come danni arrecati.

Non a caso, durante tutta la durata del gioco, ad eccezione di particolari momenti abbiamo deciso di farci largo tra le armate che ci ostacolavano correndo sulle nostre gambe ed affidandoci alla nostra spada ed alla nostra lancia, scagliando attacchi veloci e potenti alla continua ricerca di serie di colpi sempre più lunghe e letali.

Questo perché la gestione della telecamera nelle fasi di gioco più impegnative risulta non solo difficoltosa, ma anche parecchio frustrante. In diversi frangenti la bile nera causata dal maldestro sistema di controllo ci ha costretto a riportare il cavallo nella stalla ed abbandonarlo là per le successive lunghe ore.

Anche le boss-fight (ha veramente senso chiamarle così?) mancano di mordente, limitate fortemente anch’esse dalle catene poste da controlli legnosi e meccaniche molto opinabili. Se l’assegnazione dei tasti che viene spiegata nel tutorial iniziale fa storcere il naso, il loro utilizzo nelle battaglie contro i personaggi più importanti lascia ancora più a desiderare.

I nostri avversari saranno poi dotati di uno scudo che li proteggerà dai nostri colpi e che dovremo distruggere prima di poterli colpire e far diminuire la loro energia. E’ una scelta che ha ben poco di comprensibile visto che va a ridurre il ritmo di gioco anche in quei momenti che dovrebbero rappresentare il culmine dell’esperienza.

Per fortuna un minimo accenno di varietà viene regalato dalla possibilità di controllare tutti i membri della squadra, e nonostante non si possa saltare da un personaggio all’altro in totale autonomia, gli attacchi speciali e le abilità che differenziano i vari alleati rinfrescano parzialmente un ambiente altrimenti troppo oppressivo.

Arslan 4

CEL-SHADING E MINIMALISMO

Dal punto di vista tecnico Arslan: The Warriors of Legend probabilmente non avrebbe sfigurato tra le prime produzioni di Playstation 3, anche grazie a un ottimo uso del cel-shading, ma sull’ammiraglia Sony, nel 2016 ci si attende un comparto tecnico di ben altro livello.

Per quanto siano ben riprodotti i personaggi, la realizzazione degli ambienti è molto povera, sia a livello di texture sia per quanto riguarda gli elementi presenti nel mondo di gioco. E’ vero che il numero di personaggi presenti a schermo è molto alto ma bisogna anche dire che a livello di intelligenza artificiale lo sforzo computazionale è molto basso visti i pattern basilari implementati.

Alto è invece il numero di pop-up a schermo, diventata oramai una componente classica di ogni musou e presente purtroppo anche in questo caso. Non si tratta quindi di un titolo spacca-mascella, anzi, visto anche il blocco a 30 fotogrammi il gioco da questo punto di vista può stupire solamente in negativo.

Arslan 5

Parliamoci chiaro, Arslan: The Warriors of Legend ha un target ben preciso, puntando ai fan dell’anime ed ai cultori di un genere che ai più non fa invece sorgere alcun interesse.

Da questo lato si tratta dell’ennesima riconferma di un genere che negli ultimi anni ha acquisito sempre più importanza, ma che alla lunga paga la totale mancanza di innovazione e rinnovamento.

Nonostante la base di partenza sia molto buona appare quindi chiaro che si tratta di un gioco realizzato in fretta per cavalcare la popolarità del manga ed approfittare quindi di una licenza molto importante. I fan del prodotto di Hiromu Arakawa potranno quindi godersi le avventure del principe Arslan in una nuova salsa e riusciranno magari ad apprezzare la spettacolarità dei combattimenti, per tutti gli altri si tratta invece di un’esperienza a cui poter soprassedere senza particolari rimpianti.

PRO

  • Storia interessante

CONTRO

  • Ambientazioni povere
  • Comparto tecnico molto arretrato
  • Sistema di combattimento legnoso

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