Deepwater Prison: si può evadere da un carcere di massima sicurezza? – RECENSIONE

Pubblicato il 28 Febbraio 2016 alle 11:20

Si può evadere da un carcere di massima sicurezza? Se si trova nelle profondità sottomarine forse è impossibile! Scopritelo con Deepwater Prison di Cristophe Bec e Stefano Raffaele proposto da Mondadori Comics nella collana Fantastica!

Mondadori Comics ha finora pubblicato materiale di provenienza francofona di genere fantascientifico, fantasy e horror nella collana Fantastica.

In questo modo i lettori hanno avuto modo di leggere opere di notevole qualità testuale e grafica.

Uno degli autori più ricorrenti è Christophe Bec. Dotato di indubbio talento e di grandi capacità immaginative, dà il meglio di sé quando descrive situazioni narrative contrassegnate dalla suspense e dalla tensione.

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Nel caso specifico di Deepwater Prison, Bec si limita a sfiorare atmosfere sci-fi e horror. La vicenda è ambientata nel 2027 ma, al di là di un labile sfondo futuribile, il mondo da lui ideato non è sostanzialmente dissimile dal nostro.

Appaiono inoltre gigantesche creature serpentiformi sottomarine ma la loro presenza non è rilevante ai fini della story-line. In pratica, Deepwater Prison sembra un thriller piuttosto convenzionale.

Come si scopre sin dal principio, il governo americano ha deciso di costruire una prigione destinata ai criminali più pericolosi, posta a novecento metri di profondità, in una fossa oceanica al largo delle Bermude.

Evadere è pressoché impossibile ed è qui che finisce uno dei protagonisti principali della storia, Johnny Stewart. Non è malvagio ma un ex soldato che, per una serie di circostanze, si è messo nei guai con i superiori e si è rifiutato di obbedire agli ordini.

Una volta giunto nel contesto claustrofobico della prigione, accetta la sua condizione e cerca di affrontare nella maniera migliore possibile la sua pena. Il carcere però non è un posto tranquillo. Abbondano psicopatici, stupratori e mascalzoni di vario tipo e le stesse guardie e il direttore non sono privi di pulsioni sadiche.

Un ruolo importante lo giocano una grande compagnia che si è resa responsabile di un disastro climatico di ampie proporzioni e una splendida rappresentante del governo che indaga sulla faccenda. Come il lettore avrà modo di scoprire, il carcere ha a che fare con tutto questo e quando la donna deciderà di visitarlo le cose si faranno preoccupanti.

Bec scrive una trama solo a tratti fantascientifica, come ho spiegato, facendosi influenzare dagli action movies americani e da telefilm come Oz. Tuttavia, Deepwater Prison risulta un po’ sottotono rispetto ad altre sue opere e ha un incedere lento che spesso lo rende noioso.

A volte si rilevano lungaggini che appesantiscono la lettura e forse una maggiore stringatezza avrebbe giovato all’opera nel suo insieme. Intendiamoci, il fumetto non è da bocciare, i testi e i dialoghi sono ben curati, ma tutto sa di già visto e non c’è da aspettarsi qualcosa di innovativo.

Le cose vanno meglio sul versante dei disegni. E’ infatti il bravissimo Stefano Raffaele a rappresentare le ambientazioni oscure e angoscianti del carcere, un vero e proprio universo ostile dall’aura opprimente.

Il penciler è impeccabile anche quando raffigura le immense distese sottomarine con le mostruose creature che lo popolano e le enormi architetture presenti nella trama.

Interessanti sono poi i riusciti primi piani dei personaggi, di impostazione cinematografica, che fanno comprendere al lettore le emozioni violente che li animano.

Deepwater Prison, quindi, non è un lavoro completamente riuscito. E’ una proposta di intrattenimento e da questo punto di vista funziona. Sarebbe stato preferibile approfondire alcuni dettagli, per esempio la natura e le origini delle creature che, lo ripeto, rimangono sullo sfondo della narrazione e sembrano un elemento inserito solo allo scopo di dare una patina di fantascienza.

Nel complesso, comunque, è accettabile e potrà piacere ai fan di Bec e di Raffaele.

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