Unravel: Il filo rosso dei ricordi – Recensione PC/PS4/Xbox One
Pubblicato il 18 Febbraio 2016 alle 18:00
Negli ultimi tempi il mondo dei platform ha ripreso a respirare a pieni polmoni, merito di interessanti proposte arrivate sul mercato e di un rinato interesse verso un genere che ha segnato in modo indelebile la storia dei videogiochi, protagonista di molti indimenticabili momenti delle nostre vite.
Non è stato quindi una sorpresa l’interesse del pubblico verso un titolo, Unravel, che ben poco sembrava avere a che fare con i soliti prodotti Electronic Arts, sia per stile che per target di mercato. Vediamo quindi se il lavoro di Coldwood Interactive è riuscito a spalancare le finestre delle nostre camerette facendo entrare una bella ventata di aria fresca.
IL FILO ROSSO DEI RICORDI
Può un personaggio entrare nei nostri cuori, o almeno marchiare i nostri ricordi, senza pronunciare una sola parola? I fan della saga Halo, risponderanno sicuramente di sì, memori di molteplici giochi in cui le parole del carismatico Master Chief si contano sulle dita di una mano, ed è il caso anche per il protagonista di Unravel, una strana creature composta da sgargiante filo rosso, Yarny. Già, perché fin dalla scelta del personaggio si capisce la forte originalità del titolo EA, che si allarga anche ad alcune meccaniche implementate nel titolo e più in generale a tutta l’atmosfera che circonda le avventure che ci ritroveremo ad affrontare.
Ma partiamo dall’inizio, o meglio da ciò che caratterizza maggiormente Unravel e che allo stesso tempo rappresenta uno dei suoi maggiori pregi. Ciò a cui ci ritroveremo davanti è infatti una gigantesca ed interessante allegoria dell’esistenza umana, un racconto parallelo pieno di indizi e ricordi che si sviluppano attraverso il vissuto di un’anziana signora svedese.
Ogni ambientazione proposta nel gioco è anche uno scenario stampato nei ricordi della già citata vecchietta, rendendo le avventure di Yarny un ripercorrere vicende già vissute, una strada già percorsa. Ed è così che tra saltelli e corse ad ostacoli ci si lascia dietro un lungo filo rosso, una sorta di prova dell’effettiva esistenza di quel passato.
TANTI ENIGMI POCO RITMO
Trattandosi di un platform, ovviamente il più grande banco di prova con cui Unravel si deve relazionare è quello riguardante le meccaniche di gioco. Si tratta di una sfida che il prodotto di Coldwood Interactive riesce a superare con un po’ di fatica, a causa di alcune scelte non condivisibili fino in fondo e di errori dovuti forse ad una certa dose di inesperienza.
Nel gioco sono presenti una decina di scenari diversi, caratterizzati splendidamente e tutti con una propria identità precisa, ambienti vivi e vividi, non semplici scenografie teatrali. Molto interessante è anche l’interazione che il pupazzetto ha con gli elementi dei livelli, oggetti di vita quotidiana che invece per Yarni rappresentano spesso ostacoli impegnativi se non quasi insormontabili.
Durante le circa 5 ore che impiegherete per accompagnare la simpatica creatura alla fine di tutti i livelli, si alterneranno momenti quasi riflessivi in cui procederete con calma e ben poca fatica ad altri contraddistinti da enigmi ambientali a tratti anche piuttosto ardui da completare, e che costituiranno le parentesi più interessanti e soddisfacenti. La quasi totalità degli enigmi si basa poi sulla fisica degli oggetti donando una strana sensazione di realismo al gioco, quasi come se a trovarsi a superare le difficoltà ideate dagli sviluppatori fosse una piccola e digitale versione di noi stessi.
Purtroppo vi sono anche alcuni difetti all’interno del titolo che incrinano parzialmente un gameplay che poteva ambire se non alle stelle, sicuramente all’eccellenza. Si può innanzitutto notare fin da subito come il fluire del gioco presenti cali di ritmo in alcune situazioni che abbandonano calma e riflessione e sconfinano nella noia.
Più in particolare in certi frangenti si prova una voglia di qualcosa di incalzante, di un tasso di adrenalina che al contrario manca per lunghi tratti. Non soddisfacente è anche la profondità delle meccaniche, che, complice anche una spiegazione delle stesse che si esaurisce già nei livelli iniziali, a lungo andare risultano poco variegate e ripetitive, andando a penalizzare quindi anche gli enigmi ed i puzzle ambientali.
ARTE E VITA
Spesso quando ci troviamo di fronte a particolari paesaggi, vuoi che sia il tramonto visto su una spiaggia, o le nuvole sotto di noi che circondano le vette di una montagna, è inevitabile pensare che la forma primaria e fondamentale dell’arte sia proprio la natura. Ecco, Unravel trasporta queste sensazione in una dimensione più intima e raccolta ma non per questo meno emozionante.
D’altronde l’aspetto artistico del titolo era ciò che fino dal primo istante aveva convinto molta gente di trovarsi dinanzi al riscatto di Electronic Arts; un insieme di realismo e poesia che seduce il giocatore in poco tempo e lo tiene incollato allo schermo per molteplici ore.
La vitalità degli ambienti è alla fine ciò che sorprende maggiormente nella produzione svedese, grazie a scenografie in cui le forze della natura sono rappresentate dal vento che tra le foglie spinge in avanti un aquilone, dalla marea che bagna il filo di cui Yarny è composto o addirittura da granchi che ci inseguono pericolosamente se non siamo abbastanza veloci.
Si tratta di una strana traslazione della normalità, una continua sfida alle difficoltà e all’impotenza, la grande impresa di un piccolo essere.
In questo senso la realizzazione dei ragazzi di Coldwood Interactive è ottima, il titolo si presenta leggero e fluido pur apparendo molto dettagliato ed essendo fortemente incentrato sulla fisica degli oggetti e dei movimenti.
Stupiscono in parte le scelte compiute riguardo il comparto sonoro del titolo, in cui le musiche di sottofondo vanno a sovrastare gli effetti ambientali, togliendo un po’ di quell’autenticità che invece rappresenta uno dei maggiori punti forti dell’intera produzione.
Unravel non è solo un bel gioco, sia per la cura con cui è stato sviluppato sia per una veste grafica affascinante, ma non è né un ottimo titolo né tantomeno un capolavoro.
I difetti riguardanti soprattutto le meccaniche ne pregiudicano il risultato, dando a tratti l’impressione che a trascinare l’intero titolo sia solamente un comparto artistico fenomenale.
Trattandosi però di un platform, in cui il gameplay riveste un’importanza fondamentale appare chiaro come le avventure di Yarny possano non riuscire a convincere tutti coloro che decideranno di concedergli almeno una possibilità.
PRO
- Ambientazioni curate e poetiche
- Comparto artistico eccezionale
- Enigmi impegnativi
CONTRO
- Colonna sonora non molto variegata
- Meccaniche di gioco poco profonde
- Ritmo poco ispirato