Anomalisa: un cartoon “adulto”- RECENSIONE
Pubblicato il 17 Febbraio 2016 alle 20:00
È stato proiettato ieri, in anteprima nazionale per il Future Film Festival, presso il cinema Odeon di Bologna, Anomalisa, secondo film da regista del geniale sceneggiatore-autore americano Charlie Kaufman (Il ladro di orchidee, Essere John Malkovich) e il suo primo girato in stop-motion, tecnica d’animazione che evidentemente piace molto agli autori indie hollywoodiani che amano cimentarsi nel genere (tra gli altri ricordiamo lo straordinario Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson).
Il film, la cui uscita è prevista nel nostro Paese il 25 febbraio, ha già fatto incetta di premi all’ultima Mostra del Cinema di Venezia (Leone d’Argento e vincitore del Future Film Digital Award) ed è in corsa per la nomination come Miglior film d’animazione per i prossimi premi Oscar.
Ma che cosa rende questo film così importante e diverso dagli altri?
Tanto per cominciare le tematiche: non è il solito cartoon per bambini, pieno di buoni sentimenti, ma al contrario, una parabola esistenziale molto cupa e pessimistica, che lo connota più come film per adulti (o “film adulto” come tiene a precisare il direttore artistico del FFF, Oscar Cosulich, intervenuto per l’occasione a presentare il film insieme alla collega Giulietta Fara, definizione migliore che non lascia adito a doppi sensi) che non per bambini.
La storia è quella di Michael Stone, famoso e stimato mental coach, autore del saggio How May I Help You Help Them? (“Come posso aiutarvi ad aiutarli?”) che sta avendo una crisi esistenziale data dal suo stile di vita che gli impedisce di costruire rapporti di vita autentici.
Questo suo rapporto conflittuale col mondo lo porta a uno stato di alienazione perenne. Durante un viaggio a Cincinnati avrà l’occasione di poter dare una scossa alla sua vita grazie all’incontro con Lisa, una rappresentante di dolciumi semplice e senza grosse pretese dalla vita, ma che porta con sé un segreto per lei molto scomodo.
Il rapporto conflittuale tra realtà e finzione è uno dei temi ricorrenti di tutta la filmografia di Kaufman, ma qui raggiunge il suo vertice proprio grazie all’animazione che consente giochi meta-cinematografici di forte impatto. Tutto nel film è fatto apposta per non mascherare la finzione dei pupazzi: basti pensare che le loro giunture, che in genere vengono rimosse digitalmente, qui sono mostrate senza alcun ritocco.
Allo stesso modo il doppiaggio riveste una parte molto importante nel film ed è il motore di tutta l’azione drammatica (ma evitiamo di spiegare il perché altrimenti dovremmo spoilerare buona parte del film).
Non mancano nel film anche alcuni tratti tipici dei film di Kaufman a cominciare dal citazionismo, tipicamente postmoderno, di opere d’arte (il nome Lisa richiama, anche nelle fattezze del personaggio, alla Monna leonardiana) e canzoni (Girls just want to have fun di Cyndi Lauper) che contribuiscono a far sì che Anomalisa non sia un semplice cartoon ma un vero e proprio film con un messaggio “adulto” che arriva in maniera molto più potente e diretta proprio perché “umanizzato” dalla tecnica in stop-motion, che lo rende molto più reale di tanti film live action (ormai sempre meno “reali” di tanti film d’animazione).
Allo stesso tempo risulta anche un cartoon “poco animato” in quanto questa potenza realistica si basa sui numerosi dialoghi tra i personaggi. C’è pochissima azione in Anomalisa, fatto inconsueto per un cartoon, proprio perché tutto si basa sulla potenza del linguaggio e sull’espressività data da una mimica facciale molto studiata che, mai come in questo caso, risulta anche molto verosimile e “umana” che, se studiata, potrebbe essere spunto anche per molte altre opere d’animazione.
Insomma, un film che sicuramente lascerà un’impronta nella storia del cinema d’animazione mondiale grazie allo stile di regia e alle tematiche che lo rendono un film “adulto”.