Recensione – The Walking Dead 6×9: nessuna via d’uscita dall’orrore
Pubblicato il 16 Febbraio 2016 alle 20:00
Torna The Walking Dead e lo fa con la scena più terrificante mai vista nella serie.
Chiunque abbia letto l’arco narrativo No Way Out (79#-84#) della serie a fumetti di Robert Kirkman, nel vedere il finale della puntata precedente, con Rick e soci camuffati da zombie e intenti a serpeggiare fra i non-morti per scappare da una brutta situazione, sapeva esattamente cosa sarebbe successo in questo episodio.
O meglio, cosa sarebbe dovuto accadere.
Da parte nostra, c’era il timore che lo show televisivo si distaccasse ulteriormente dalla serie a fumetti scegliendo ancora una volta di risparmiare determinati personaggi (era successo con Judith, nel fumetto viene uccisa insieme a Lori dal Governatore, ma in tv hanno deciso che era meglio non mostrare l’assassinio di una bambina di pochi mesi).
Quindi mi ero fatto un’idea precisa di quello che avrei visto con il ritorno di The Walking Dead in tv: si, qualcosa sarebbe andato storto nel piano di Rick, e il ferimento di Carl sarebbe dovuto accadere perché avrebbe trasformato per sempre sia lui che suo padre … Ma ero certo che la bella Jessie sarebbe stata risparmiata.
Vuoi per l’attrice che le prestava il volto (la bravissima Alexandra Breckenridge, che in televisione vanta un curriculum di tutto rispetto e alzava di molto la qualità interpretativa media del cast, storicamente bassa), vuoi per una certa reticenza a mostrare in tv i massimi orrori a cui ci ha abituati la serie a fumetti (la morte di Judith, le atrocità del Governatore, ecc) era forte in me la convinzione che Rick avrebbe continuato la sua storia d’amore con Jessie.
E invece, FINALMENTE, The Walking Dead ha saputo stupirmi anche in tv.
Certo, lo ha fatto ricalcando a matita la sequenza pensata da Robert Kirkman e disegnata da Charlie Adlard, però ha ricalcato in maniera perfetta. E anzi ha aggiunto anche dei particolari che hanno conferito alla scena televisiva una profondità e una carica emotiva che il fumetto, nella sua frenesia, non riusciva a trasmettere in un primo momento.
Il montaggio veloce con i nostalgici ricordi di Rick sovrapposti all’atrocità del presente è davvero ben riuscito: l’alternanza fra luce e ombra viene trasmessa da una fotografia azzeccata, buia nelle sequenze del presente e quasi accecante in quelle del passato, con i sorrisi della Breckenridge che irradiano la mente di Rick alternati senza sosta alle urla strazianti della madre che vede il proprio figlio sbranato davanti agli occhi.
Ora, se non ricordo male, nel fumetto Jessie non voleva morire nonostante la morte di suo figlio. Anche dopo che suo figlio veniva morso, lei cercava ugualmente di proseguire nella fuga. E forse per la prima volta mi trovo a preferire la sequenza televisiva.
Nonostante abbia ancora un figlio a cui pensare, nel vedere il più piccolo dilaniato davanti ai suoi occhi Jessie decide di lasciarsi andare e si abbandona completamente alle fauci degli zombie. E Rick, in lacrime, è costretto a tagliarle il braccio perché la donna, stringendo la mano di Carl, sta impedendo al ragazzo di fuggire.
Torna quindi il montaggio alternato di cui sopra, ma questa volta i ricordi di Rick diventano rossi, accompagnati da un suono disturbante, e i sorrisi di Jessie che lui rivede nella sua mente fanno quasi paura perché vengono contrapposti alla sequenza nel presente in cui Rick colpisce più volte il braccio di lei con l’accetta.
La metafora è chiara: per andare avanti, Rick è costretto a “tagliare” i ponti col passato. Nel mondo di The Walking Dead le persone normali (Jessie, che rimane shockata – giustamente, per carità – dalla morte del figlio) vengono mangiate; riesce ad andare avanti solo chi non perde tempo a riflettere, solo chi agisce d’istinto, solo chi è pronto ad ignorare qualsiasi sentimento e diventare un animale.
Così Rick compie un altro passo verso la bestialità, sacrificando un altro pezzetto di anima per continuare a vivere. E visto che negli States questa puntata è andata in onda durante il giorno di San Valentino, la cosa assume un’ironia velata davvero perfida.
Ma non è finita qui, ovvio.
Ron, il primogenito di Jessie, sconvolto dalla morte del fratello e della madre e testimone della brutalità di Rick, tira fuori la pistola ed è pronto ad ucciderlo. Lì, in mezzo alla marea di zombie affamati.
Michonne interviene con la sua spada, uccide Ron ma un colpo parte ugualmente. Gli zombie si agitano ancora di più: tutti i non-morti presenti ad Alexandria vengono attratti dal rumore del colpo esploso e si dirigono verso Rick, Michonne e ..
L’inquadratura è praticamente quasi la stessa. Solo che, ancora una volta, ho preferito la serie tv. Nel fumetto Carl veniva ferito da un colpo vagante, mentre qui la colpa è di Ron, in cerca vendetta (o di Michonne, che nelle prossime puntate potrebbe incolparsi per non aver agito tempestivamente, chissà).
Ci sono altri momenti riusciti nella puntata (la scena di Glenn che va in aiuto di sua moglie, molto adrenalinica, il prologo iniziale con Daryl e la sua nuova arma preferita, la mattanza senza tregua per le strade della città) ma davvero siamo di fronte alla scena migliore dell’intera serie da quando la serie esiste.
Forse azzarderei a definirla perfetta, per quanto The Walking Dead sia ben lontano dall’ideale televisivo di perfezione.
Ma, davvero, fra qualche anno, quando la baracca sarà chiusa e i burattini riposti in uno scatolone impolverato, ripensando a The Walking Dead per prima cosa ci ricorderemo di questa scena.
I problemi sono sempre i soliti: la lentezza cronica di alcune sequenze è davvero irritante (e per lentezza si intende pesantezza, ma anche assurdità: in mezzo a centinaia di morti, i protagonisti si concedono lunghe pause per parlare come se niente fosse, o fissare attoniti un vecchio conoscente per dirgli addio prima di farlo secco) e il cast più belloccio che talentuoso.
L’unica assicurazione è Andrew Lincoln, che brilla nella scena analizzata sopra e nel monologo finale. Anche Seth Gilliam (Padre Gabriel) è uno dei promossi, non solo in questo episodio ma in generale, e con la morte di Jessie lo show perde una delle altre (poche) attrici di indubbio talento.
Ora arriverà Jeffrey Dean Morgan ad aumentare la qualità attoriale. Speriamo bene.
(le ultime due parole possono essere tradotte in: “speriamo che diano a Negan l’importanza che merita, e speriamo che gli facciano uccidere tutti quelli che devono essere uccisi così facciamo un po’ di pulizia in un cast troppo vasto e troppo poco talentuoso”).