Birthright n.1: la rivisitazione di un classico – Recensione
Pubblicato il 16 Febbraio 2016 alle 11:20
Rivisitare i classici non è mai facile. Si rischia da un lato di cadere nel banale, riproponendo storie sentite e risentite modificandone solamente i particolari, e di allontanarsi troppo dall’altro, dimenticando lo spirito che innerva un genere, e che spinge i lettori a cercarlo e ad apprezzarlo.
Scansando entrambi i problemi Joshua Williamson, affiancato dalle immaginifiche matite di Andrei Bressan, creano uno strano fantasy bifronte, un misto fra urban e heroic fantasy classico, nel quale realtà e fantasia si intrecciano continuamente, si sfidano invadendo reciprocamente i propri regni e facendo scontrare le proprie logiche narrative, diversamente spietate, fino a ribaltare le dinamiche del genere, in perfetta coerenza con le loro premesse.
Il piccolo Mickey si perde misteriosamente nel bosco di un parco cittadino, mentre gioca col padre. La strana sparizione distruggerà la sua famiglia. Il padre, l’ultima persona ad averlo visto, verrà incolpato dell’accaduto e accusato di averlo ucciso, mentre sulla madre e sul fratello maggiore del ragazzino si abbatterà negli anni successivi l’ovvio dolore della perdita subita.
Qualche tempo dopo, un uomo in armatura medievale viene ritrovato nello stesso punto. Interrogato dalle forze dell’ordine, sostiene di essere lo stesso Mickey, tornato da un mondo chiamato Terrenos, che lui stesso ha liberato, spada alla mano, da l dominio del malvagio Dio-Re Lore. Dice in oltre di essere tornato con una missione fondamentale per la salvezza di entrambi i mondi, e che per questo ha bisogno dell’aiuto della propria famiglia.
Ma quell’uomo è davvero chi dice di essere? Terrenos esiste sul serio? E soprattutto cosa è successo realmente durante la guerra?
Le domande e le ambiguità nel racconto si moltiplicano fin dalla prima pagina di questo primo volume, ed ogni risposta sembra portare con se nuovi interrogativi, spingendo il lettore a proseguire, vignetta dopo vignetta, tavola dopo tavola. La narrazione di Williamson procede con coerenza e stabilità sul doppio binario del presente, in cui “Mickey” tornato sulla Terra, tenta di proseguire la sua missione, e del passato, nel quale prendono vita le sue avventure su Terrenos, e il ragazzino sperduto si forma lentamente in un grande eroe.
Le idee mai banali di Williamson sviluppano con coerenza le potenzialità classiche del genere fantasy, ribaltandone però le premesse e arrivando a conseguenze inaspettate. E spesso autenticamente agghiaccianti. Le matite di Bressan, accese dai colori caldi e piacevoli, evocano con efficacia sia le atmosfere della provincia americana, sia le ambientazioni mitiche e violente dell’immaginario fantasy medievale.