Catarsi: il racconto del dopo strage di Charlie Hebdo – RECENSIONE

Pubblicato il 19 Febbraio 2016 alle 11:20

Il disegnatore di Charlie Hebdo, Luz, il 7 genniaio 2015 era in ritardo perché aveva festeggiato con la moglie il suo compleanno restando al letto un po’ più a lungo del solito. Una manciata di minuti che hanno segnato la sua vita per sempre. Quella mattina qualcuno era arrivato in redazione prima di lui: Catarsi è il racconto di ciò che viene dopo.

La filosofia del passato, primo tra tutti Aristotele, attribuiva alla rappresentazione delle tragedie un effetto catartico, di purificazione: il pubblico vedendo rappresentate in scena le proprie passioni, i propri dolori e anche tragedie e rivivendole intensamente non in prima persona poteva in questo modo superarle e quindi liberarsene definitivamente.

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Luz, pseudonimo di Rénald Luzier, fa esattamente la stessa cosa nell’unico modo che gli riesce: per superare gli immensi traumi di quella mattina scrive, disegna, mette su carta i mesi successivi a quell’orribile attentato a volte facendo trasparire ogni goccia del suo dolore, della sua rabbia, del suo sconforto e del suo mal di vivere, invece a volte ironizzando e utilizzando la più pungente satira degna di una vignetta di Charlie Hebdo.

Tutto questo avviene, come detto più volte dall’autore, per dare sfogo a quell’irrefrenabile voglia di buttare fuori tutto quello che riempiva la sua tasta in quel periodo per poi andare oltre, voltare finalmente pagina.

Il volume parte da una situazione semplice:  un ispettore di polizia rivolge a Luz delle semplici domande all’indomani dell’attentato e il vignettista non sapendo come rispondere comincia a disegnare su un pezzo di carta centinaia, migliaia di figure stilizzate con degli occhi enormi che rappresentano l’inquietudine per quello che era successo, un primo passo per comunicare una condizione che a quel punto era comune a tante persone.

Dopo quest’inizio, le varie mini-storie o mini-capitoli che compongono l’opera non seguono una successione di eventi e non sono nemmeno un racconto preciso di ciò che è avvenuto all’artista dopo l’attentato, sono legate più per processi di associazione che non sono assolutamente visibili.  Sono piccoli frammenti di vita quotidiana in cui è presente in modo o nell’altro l’orrore di quel giorno che si manifesta in svariati modi.

Alcuni personaggi di questo fumetto, se si toglie il protagonista che è ovviamente l’autore stesso, ricorrono spesso: la fidanzata dell’autore, per esempio, è l’unica persona vicina, la quale viene descritta sempre con una forte dose di tenerezza segno di un profondo amore che lega le due persone, molto importante per l’autore.

Sono presenti anche i carnefici di quel massacro, i fratelli Kouachi i quali vengono a più riprese ridicolizzati: in un capitolo sono immaginati come dei bambini che litigano per decidere chi fa il disegno più bello.

Il personaggio, invece, che idealmente è sempre presente insieme all’autore, è il suo nodo allo stomaco, chiamata scherzosamente Ginette. Ginette è la paranoia che prende all’improvviso, la paura del futuro, la solitudine, l’immobilità, la pazzia di una persona completamente sconvolta e che ha visto la sua vita crollare davanti agli occhi.

Catarsi, come già detto in precedenza non è solo racconto di un dolore ma in parte è anche satira. Satira che coglie sempre nel segno e che affonda su alcune situazioni venutesi a creare dopo l’attentato con una forte dose di irriverenza cara a chi non si arrende e cerca di rialzarsi in ogni modo, appoggiandosi dove è possibile e di chi cerca, nello stesso momento, di deridere tutti coloro che utilizzano questo genere di avvenimenti in modo sbagliato, chi fa di qualsiasi cosa un simbolo o chi grida immediatamente al complotto.

Il fumetto, pubblicato in Italia da Bao Publishing in una splendida edizione fedele all’originale, ha un’inizio preciso ma anche una fine inequivocabile, l’unico finale possibile per un libro del genere, catartico appunto.

La parte centrale è un viaggio intimo dell’autore senza alcun filtro attraverso il fondo della sua mente che lo costringe a sentirsi segretato in casa propria, dagli infissi sempre abbassati, dalle guardie del corpo e soprattutto dal suo nodo allo stomaco, il nemico più spaventoso.

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Il disegno subito riconoscibile è semplice e veloce ma allo stesso tempo molto curato. Il lavoro di sintesi operato da Luz è perfetto per raccontare la sua storia in maniera immediata e in questo modo il segno si fonde con i temi trattati e diventa narrazione anch’esso.

Luz con quest’opera atipica ci regala una graphic novel dove permea ancora l’angoscia, la paura, la paranoia ma anche la collera, il dolore, la rabbia. Ne risulta una narrazione dolente di una persona ferita nel profondo dove racconta di se stesso, di noi e di tutto ciò ci circonda dopo gli eventi di quel 7  gennaio 2015.

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