In the Pines – Murder Ballads: cinque ballate dell’assassino – RECENSIONE
Pubblicato il 8 Febbraio 2016 alle 11:15
Nelle Murder Ballads è l’assassino il fulcro intorno al quale si snoda tutta la storia. Il fumettista Erik Kriek prende spunto da queste ballate per scrivere e disegnare cinque storie di violenza e morte.
Nel 1996 Nick Cave, insieme ai suoi Bad Seeds, pubblica quello che all’epoca fu il loro nono album in studio: Murder Ballads. Magari vi chiederete cosa c’azzecca il cantautore australiano con una recensione su un fumetto. Eppure il nesso logico è proprio dietro l’angolo.
Le parole Murder Ballads indicano molto di più; rappresentano infatti una parte importante del Great American Songbook (antologia non ufficiale della canzone popolare americana). I testi di queste ballate vedono tutti come protagonisti degli assassini, ma varia la forma con la quale la storia è trattata.
Ed è proprio da queste ballate che il fumettista olandese Erik Kriek (dopo il successo di H.P. Lovercraft – Da altrove e altri racconti) si è ispirato per il suo fumetto In the Pines – Murder Ballad. Edito in Italia dalla Eris Edizioni, In the Pines è composto da cinque storie nelle quali il tema dell’assassino è trattato sotto vari punti di visti: l’assassino è il protagonista, è un personaggio di contorno (ma sempre in prima fila), è al di fuori della storia (ma è lui che ne muove i fili).
L’autore non si è limitato solo a fumettizzare queste cinque ballate dell’assassino, ma è andato ben oltre, aggiungendovi quei suoi particolari in modo tale da rendere le storie il più originali possibile. Un esempio ce lo può fornire la prima delle cinque: Pretty Polly. In questa storia Kriek – ispirato dalla versione inglese del Settecento – consegna un futuro all’assassino Willy (particolare questo che nelle versioni più recenti non era mai stato trattato).
Anche nella seconda Long Black Veil l’autore ci mette molto del suo personale punto di vista. È probabilmente la più famosa delle cinque ballate; originariamente comprendeva tre racconti di omicidio nei quali il sentimento dell’amore era più forte del desiderio di sopravvivere. A tal proposito Kriek scrive e disegna una visione quasi straziante dell’amore provato dall’uomo che, con il cappio già al collo, si rifiuta di rivelare il suo alibi (era l’amante della moglie del suo migliore amico), proprio per salvare l’onore della donna della quale era follemente innamorato.
Trattate tutte con cura e attenzione ai particolare, le storie contenute nell’opera In the Pines – oltre alle due già citate, ci sono: Taneytown, Caleb Meyer e Where The Wild Roses Grow – rappresentano un piccolo capolavoro del genere.
Il pregio più grande di Erik Kriek è stato quello di attingere al passato (ricordiamo che siamo nell’America dell’Ottocento) e riproporre, per un pubblico quasi senza età, vicende e leggende che fino a questo momento erano solo state cantate.
La bravura del fumettista nel disegnare tavole che dal bianco e nero pian piano si colorano con sfumature smorte, rende ancor più giustizia ad un lavoro che potremmo definire quasi come un’opera rock carica di tensione e incubi.