Rise of the Tomb Raider: Baba Yaga The Temple of the Witch – Recensione DLC

Pubblicato il 6 Febbraio 2016 alle 13:45

Insieme al gioco originale è approdato su PC anche il primo contenuto aggiuntivo legato alla storia di Rise of the Tomb Raider, incentrato sulle leggende relative alla strega Baba Yaga, uno degli elementi più caratteristici del folklore russo. Vediamo quindi se Lara Croft può contare su un DLC all’altezza dei contenuti base.

Inizialmente annunciato ai The Game Awards dello scorso dicembre con un affascinante trailer, Baba Yaga: The Temple of The Witch racconta una nuova avventura di Lara, ambientata sempre in Siberia, che la vedrà impegnata a svelare i misteri che circondano questa terribile figura.

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I preamboli sono più che positivi, la nostra archeologa infatti, dopo aver salvato una ragazza da una pattuglia di Trinity decide di aiutarla nella ricerca del nonno scomparso mentre era in cerca di vendetta per la moglie, scomparsa da lungo tempo.

Deciso ad uccidere la strega e ricercare la verità, si addentra da solo tra i crepacci che portano ai territori della perfida Baba Yaga. Ci troveremo quindi a dover compiere il suo stesso percorso alla ricerca di indizi, ma fin da subito la missione si rivelerà molto complicata.

A causa di alcuni tossine derivanti da particolari fiori che troveremo nel nostro cammino verremo catapultati in un mondo allucinato e tetro, dominato da apparizioni malefiche e dal volere di Baba Yaga. Per cinque minuti.

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Già, perché per quanto sia incredibilmente affascinante l’inizio di questa nuova avventura e l’idea di sviluppare le vicende in una realtà immaginaria e psichedelica in cui si fondono le paure causate dalla strega e quelle insite nell’inconscio di Lara, questa permanenza “onirica” dura solamente dieci minuti al più. Poi si ritorna nel mondo reale.

Ma non quello nuovo sviluppato appositamente per l’espansione, bensì quello che abbiamo già visto nel corso delle numerose ore dedicate al completamento delle missioni del gioco originale. Insomma, ricercare elementi in ambienti già visti non è esattamente il sogno di ogni giocatore, soprattutto se quest’ultimo ha dovuto spendere altri 10 euro per farlo e soprattutto se qust’ultimo si aspettava una storia di tutt’altro spessore.

Vedere le interessanti premesse piegarsi così rapidamente fino a scadere nella monotonia e nella routine, a causa di colpi di scena inesistenti e facili da immaginare grazie anche ai collezionabili presenti nei vari scenari è qualcosa che non ci si sarebbe mai aspettato dal nuovo corso intrapreso dal franchise sviluppato da Crystal Dynamics, fino ad ora rivelatosi sempre solido e ben ragionato.

In termini di gameplay quest’espansione non aggiunge nulla al titolo base per ovvi motivi, trattandosi di un extra che secondo gli sviluppatori dovrebbe portare via circa 3 ore (noi ce ne abbiamo messe una e mezza). Ritroveremo quindi i classici combattimenti, enigmi interessanti e la ricerca di collezionabili e sfide che allungherà sensibilmente l’esperienza. Un discorso a parte va invece fatto per la boss fight finale, in cui affronteremo la potente strega e molti dei suoi scagnozzi, in uno scontro all’insegna della ripetitività.

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Purtroppo il lavoro fatto su questo contenuto aggiuntivo rischia di gettare una triste luce anche sul gioco originale, facendo perdere ad alcuni la sensazione di felicità e magia che Rise of the Tomb Raider era riuscito a lasciare.

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Se infatti per il titolo uscito a novembre si può parlare di solidità e scelte ragionate in questo caso si fa fatica a capire il reale obiettivo degli sviluppatori, che hanno deciso di distribuire ad un prezzo non esattamente basso (10 euro) un DLC deludente sotto molti punti di vista, specialmente viste le ottime premesse e l’affascinante inizio.

Se siete fan sfegatati della saga potete dunque cimentarvi anche in quest’avventura, sapendo però che vi garantirà semplicemente qualche ora di gioco aggiuntiva in compagnia di Lara. In caso contrario, a meno che non siate spinti da un’estrema curiosità potete tranquillamente passare oltre, i rimpianti saranno pochi.

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