Il potere dei videogames e la loro influenza sulla nostra mente
Pubblicato il 27 Gennaio 2016 alle 17:00
Il XXI secolo sarà sicuramente ricordato per uno dei maggiori fenomeni di massa: quello dei videogames.
L’industria dei videogames ormai si può considerare come un fenomeno globale che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo.
Proprio per questo loro successo planetario, i videogames sono da anni al centro di diatribe per gli effetti che causano sulla nostra mente e sul nostro comportamento.
Ci sono vari approcci scientifici e studi di settore in tal senso che spiegano da un lato il loro effetto negativo nell’aumento di comportamenti violenti e cambiamenti della personalità e, dall’altro lato, portano alla luce, invece, un certo sviluppo cognitivo, con dei benefici per quanto riguarda la concentrazione e lo sviluppo delle capacità mentali e comportamentali.
Secondo il Prof. Simone Kuhn del Max-Planck Institute of Human Development di Berlino i videogames generano sviluppi interessanti e molto positivi al nostro cervello, stimolandolo continuamente e provocando un’accelerazione della crescita in alcuni suoi settori.
In uno dei suoi studi ha utilizzato la tecnologia fMRI per analizzare i cervelli di persone che hanno giocato per più di 2 mesi a Super Mario 64 3DS.
Grazie a tale approccio ha potuto appurare che 3 aree del cervello sono cresciute in modo rimarchevole ed hanno sviluppato le capacità motorie e la concentrazione dei soggetti interessati.
Questo gioco, infatti, sfrutta simultaneamente l’utilizzo sia del 3d che del 2d; secondo Kuhn l’utilizzo contemporaneo di 2 realtà diverse è uno dei motivi per cui avviene la crescita e lo sviluppo del cervello.
Ci sono anche altri approcci scientifici che parlano sempre degli effetti positivi dei videogames.
Uno molto riguardevole e degno di nota è sicuramente quello del Prof. Adam Gazzaley dell’Università della California che si è occupato dei benefici sulle persone anziane.
La sua teoria ha portato alla luce che anche chi è avanti con gli anni dopo aver giocato per molte ore con videogames, ha sviluppato un forte miglioramento nella memoria, nella percezione cognitiva e nell’attenzione.
Tutto ciò, ovviamente, se viene fatto come dice lui “in the right way”, cioè nel modo giusto, genererà sviluppi importanti del cervello anche per individui in la con gli anni che possono essere comparati a quelli dei giovani.
Per avvalorare la sua tesi egli ci annuncia la sua visione intrigante del futuro; si immagina un mondo dove psichiatri e neurologi metteranno in mano ai loro pazienti dei pad, invece che prescrivere loro farmaci e/o psyco-farmaci, dando vita ad una sorta di medicina digitale come terapia di guarigione.
Provocazione? Utopia? Realtà virtuale? Non applicabile alla vita reale?
Chi può dirlo; ad oggi sembra tutto fantascienza ma, come dice Alan Kay, padre fondatore del linguaggio di programmazione Smalltalk, “il miglior modo per predire il futuro è inventarlo“.