Giant Killing: dopo Holly e Benji, lo sport del calcio in un manga – SPECIALE

Pubblicato il 12 Gennaio 2016 alle 12:00

Siamo arrivati al trentunesimo volume. Vediamo insieme cosa questo manga ci ha offerto fino ad oggi.

Anche voi, leggendo il titolo la prima volta, avete pensato si trattasse di un qualcosa di sanguinolento per poi, una volta vista la copertina o letta la trama, rimanerne spiazzati e scoprire di avere a che fare con un manga sportivo?
A me personalmente è capitato.

Ma chiudiamo questa parentesi. Cos’è Giant Killing? Per quanto riguarda l’espressione si fa riferimento al momento in cui, una squadra debole, meno favorita, va a battere quella più forte.
La vittoria di Davide su Golia, insomma.

Per quanto riguarda il manga invece mi permetto di autocitarmi con la frase che pensai in occasione del ventottesimo volume: ” Oggettivamente uno dei manga più belli degli ultimi anni, soggettivamente uno dei manga più belli che abbia mai letto” .
Si, lo so, sembra un po’ un’esagerazione.
E si, so anche che sembro essere di parte perciò meglio chiudere con l’introduzione e iniziare.

Compra: Giant Killing

Giant Killing è un manga sportivo (spokon manga, per chi preferisce), ambientato nel mondo del calcio.
Opera di Masaya Tsunamoto (storia) e di Tsujitomo (disegni) viene pubblicato in Giappone dall’editore Kodansha nel 2007. Arriva in Italia nel 2012, a cura della Planet Manga.

Queste le informazioni tecniche.
Parliamo ora del fumetto: cosa rende cosi speciale questo manga?

In fin dei conti la trama è relativamente semplice: c’è una piccola squadra del massimo campionato giapponese che, per risolvere i suoi problemi, ingaggia come allenatore un giocatore (Takeshi Tatsumi) che, anni prima, era stato la sua stella.
Olè, niente di eccezionale.

A seguito di quanto detto potrebbe sembrare strano leggere quanto seguirà, ossia che uno dei pregi principali di Giant Killing è la trama.

Ebbene si. E no, non sono bipolare, ora ci arriviamo.

La semplicità della storia, in questo fumetto, non è sorella della banalità. L’essere accompagnata da una narrazione mai scontata e sempre in grado di tenere alta l’attenzione rende Giant Killing un manga sportivo apprezzabile benissimo anche da chi non segue solitamente il calcio.

Il fatto che abbia vinto, nel 2010, il Kodansha Manga Award nella categoria generale avvalora questa tesi.

Oltre alla trama un altro punto di forza del manga sono i personaggi,

protagonisti e non. Giant Killing è infatti un’opera in cui i personaggi degni di nota, per carisma e/o caratterizzazione, sono molti e tutti potenzialmente in grado di far nascere una forte empatia con il lettore.

Un po’ come in un campionato reale: quanti ragazzi si affezionano ad un particolare giocatore, o ne stimano altri sebbene appartengano a squadre diverse da quella tifata? Anche in Giant Killing è cosi. Certo, ai giocatori dell’ETU ci si può avvicinare più facilmente, anche perchè sono quelli con i quali ‘passiamo più tempo’ , tuttavia non si può fare a meno di apprezzare elementi appartenenti ad altre squadre.

Mochida, il numero 10 del Tokyo Victory, è uno degli esempi migliori per spiegare questa empatia, perchè è caratterizzato in maniera tale che, pur apparendo poche volte (in un’amichevole pre-campionato e nel derby di Tokyo, dove tra l’altro entra nel secondo tempo) riesce subito a rubare la scena e ritagliarsi un posto d’onore nella mente del lettore.

E Mochida non è il solo personaggio che ‘approfitta’ dei pochi momenti a sua disposizione per fare sua la scena.
Per fare un paragone calcistico, come ci sono giocatori, nel calcio, che sanno cogliere le poche occasioni che una determinata partita pone loro davanti cosi in questo manga ci sono soggetti talmente carismatici da saper ‘sfruttare’ le loro poche apparizioni per colpire i lettori.

In questo modo va un po’ a sfumare il concetto di protagonista, in quanto, sì, si sa benissimo che è Tatsumi il personaggio principale, tuttavia non si percepisce un grande divario tra lui e personaggi che potremmo definire ‘secondari’ (anche se il termine non rende giustizia).

Per questo si può facilmente vedere un protagonista anche in Tsubaki. O Murakoshi. O tutto l‘E.T.U. . Si potrebbe pensare che questo divario non elevato ‘appiattisca’ il manga. Ma non è cosi, anzi è il contrario!

Questa situazione dà costante vigore all’opera in quanto, in ognuna di queste occasioni, abbiamo davanti personaggi che danno il massimo per poter andare avanti e che, di conseguenza, tengono vivo l’interesse del lettore.

Insomma, Giant Killing è un manga corale, collettivo, come il calcio, che non è certamente uno sport individuale.

E’ bene però, prima di concludere,

analizzare un altro aspetto dell’opera, ossia come è rappresentato il calcio. Giant Killing rappresenta il mondo calcistico in tutte le sue sfumature: la dirigenza, i tifosi, gli allenatori, i giocatori. Questa varietà di realtà fa si che il lettore si ritrovi ad avere a che fare con una serie di situazioni differenti, elemento che permette al manga di fare ancora più presa sul pubblico.

Ma in che modo, queste varie realtà, vengono rappresentate? Non sono semplici presenze messe lì per allungare la storia. Facciamo un esempio. Prendiamo il Presidente dell’E.T.U., Nagata.

Questi non è una figura che appare, ‘riempie’ qualche vignetta e via, torna nel dimenticatoio.
Il personaggio ci permette di cogliere il suo lavoro. E come lui gli allenatori, i coach, i tifosi… Ognuno di loro funge da specchio di una porzione di tutte quelle cose che, messe insieme, vanno a formare il quadro del calcio. Ma non è solo questo. Dei vari personaggi non ci viene mostrato solo il lato professionale.

Grande importanza ha, in Giant Killing, il lato umano. L’elemento psicologico è ben presente in quest’opera, il palcoscenico non è tutto per le giocate, i gol, le azioni.
I dubbi, le ansie, le gioie… Insomma, tutte le emozioni appartenenti a questo sport vengono rappresentate con grandissima fedeltà.

In relazione a tutto ciò possiamo dire di avere a che fare un manga completo: ci mostra questo mondo da ogni punto di vista: quello delle società, quello degli allenatori, quello dei tifosi, quello dei giocatori.
Ci siamo dimenticati qualcosa?

Ovviamente si. Il palcoscenico non sarà tutto per lui ma ciò non toglie che sia l’elemento fondamentale: il calcio giocato. In che modo questo viene rappresentato?

Sotto questo aspetto Giant Killing si allontana dagli universi di altri manga del passato come ‘Capitan Tsubasa’ o ‘Hungry Heart’. Il calcio, in quest’opera, ci viene presentato in maniera coerente e reale. Ci sono, ovviamente e per fortuna, influenze di stampo fumettistico che, però, non essendo esagerate o inverosimili, non vanno ad intaccare la coerenza e la realtà del manga, rendendolo cosi ancora più interessante. Sembra di vivere un vero campionato.

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Un particolare che merita attenzione è anche la ‘presa di coscienza’ dei giapponesi di come il calcio, nel loro Paese, per quanto sia amato e tutto, non sia ancora al livello Europeo. Questo concetto lo si trova un po’ di volte all’interno del manga, ed è, forse, un ulteriore collante tra opera e lettore, che vede in questo una maggiore attinenza al reale.

Si potrebbe parlare ancora molto ma è meglio chiudere per ora. Ci si tornerà sicuramente: siamo ancora al trentunesimo volume, qui in Italia.

In conclusione, se non si fosse già capito, questo fumetto diventerà un capolavoro, una pietra miliare dei manga, che non potrà mancare nelle vostre librerie, che siate amanti del calcio o meno.

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