Deadman Edizione Assoluta – Neal Adams – recensione
Pubblicato il 21 Marzo 2011 alle 15:04
Deadman Edizione Assoluta
Autori: Arnold Drake (testi), Neal Adams (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 30,00, 21,2 x 32, pp. 368, col.
Recensione
Gli anni sessanta sono stati particolarmente complessi e, per certi versi, irripetibili, considerando le contraddizioni socio-culturali che li hanno caratterizzati. In verità, ciò vale per qualunque periodo storico. Ma i leggendari sixties sono un fenomeno a sé, se non altro perché l’occidente usciva dalla stagnazione degli anni cinquanta ed è allora che incominciò a svilupparsi il sistema mediatico, tecnologico e comunicativo che, ben presto, avrebbe fortemente influenzato l’immaginario collettivo.
Non furono molti, in quel periodo, ad esserne consapevoli: uno scrittore come J.G. Ballard, per esempio, che scrisse romanzi e racconti influenzati dall’universo ‘pop’ e, più in generale, gli autori della new wave britannica; un artista come Andy Warhol che dei media fece la base della sua produzione; alcune rockstar e, nel complesso, le frange giovanili meno allineate con la cultura dominante e attratte dal misticismo di matrice orientale.
Proprio questi ambienti, anzi, tramite i movimenti psichedelici di Timothy Leary e le istanze libertarie, si avvicinarono all’oriente in netta e polemica contrapposizione con la realtà materialistica occidentale. Simili tendenze sfociarono nel cinema underground, nel rock psichedelico e, last but not least, anche nei fumetti, e non mi riferisco solo ai comics trasgressivi di Robert Crumb e soci.
Pure l’area più mainstream della letteratura disegnata non mancò di svelare influenze psichedeliche ed esoteriche. È scontato citare il Dr. Strange degli immortali Lee e Ditko, anche se certamente i due autori furono motivati da altre ispirazioni. Però Roy Thomas e Steve Englehart, successivamente, delinearono trame che dovevano molto a quel genere di suggestioni.
Questo in casa Marvel. Ma nemmeno la DC rimase a guardare e lo sceneggiatore Arnold Drake, creando Deadman, si dimostrò a suo agio con la visionarietà lisergica del Flower Power. Peraltro, Drake, almeno per gli standard dominanti, non era un autore banale. Fu lui a creare la Doom Patrol, uno dei supergruppi DC più strampalati; e scrisse diverse, stravaganti storie degli X-Men marvelliani.
Coloro che oggi seguono Brightest Day, si saranno accorti che Boston Brand, alias Deadman, vi svolge un ruolo di primo piano. Ma quali sono le sue origini? Lo scoprirete leggendo l’edizione assoluta di Deadman, appunto, che propone i primi, storici episodi del character. Boston Brand, che lavora in un circo, viene ucciso per motivi misteriosi. Una volta defunto, entra in contatto con la divinità Rama Kushna che, per una serie di circostanze, gli consente di cercare vendetta. Per poterlo fare, però, Deadman, uno spettro, deve incarnarsi di volta in volta in un corpo, possedendolo.
Questo atipico supereroe, quindi, rimane coinvolto in una fitta serie di intrighi e avrà a che fare con entità demoniache, strani guru, santoni infidi, insomma, con personaggi tipici delle atmosfere esoteriche tanto di successo negli anni sessanta. E non mancano, comunque, i team-up con giustizieri come Batman, per la gioia dei DC fans.
Le storie di Drake sono di buon livello; tuttavia, bisogna ammettere che la run è passata alla storia dei comics per i disegni del grande Neal Adams che, con Boston Brand (e con Batman) realizzò il suo lavoro migliore. La sua maestria nei chiaroscuri e nei giochi d’ombra è sopraffina (l’unico, forse, che, da questo punto di vista, gli si potrebbe avvicinare è un altro grande: il decano Gene Colan) e le sue tavole sono una gioia per gli occhi. Di conseguenza, se volete recuperare materiale classico di qualità, non trascurate questa bella edizione e concedete anche una chance alla successiva versione di Garcìa Lopez e a quella anni ottanta di Mike Baron e Kelly Jones (da me già recensite), per poter meglio apprezzare un eroe che sta facendo parlare di sé con Brightest Day.
Voto: 8