In Real Life: i giochi online nella graphic Novel di Cory Doctorow – RECENSIONE

Pubblicato il 21 Dicembre 2015 alle 12:20

Cory Doctorow affronta uno dei temi caldi nel mondo dell’industria del divertimento: i giochi online, e tutto quello che nascondono!!!

Il mondo dei fumetti e il mondo dei videogiochi sono sicuramente interconnessi. Chi legge fumetti quasi sempre è un videogiocatore, chi è un videogiocatore molto spesso sarà anche un lettore di fumetti. Cory Doctorow, l’autore, è una figura poliedrica, è infatti romanziere e saggistica, ed è alla sua prima esperienza con l’arte sequenziale. Con questo suo esordio, le sue origini sono evidenti, e si manifestano nella particolarità della storia.

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In Real Life è una graphic novel che si propone di parlare di videogiochi affrontandoli sotto una luce piuttosto inusuale: la loro relazione con l’economia e le condizioni sociali. Detto così, potrebbe sembrare una cosa piuttosto noiosa, ma Doctorow si propone di comunicare ed istruire il lettore sui temi a lui cari solo attraverso la storia, senza quasi mai ricorrere a spiegoni eccessivamente pesanti.

La protagonista della storia è Anda, una ragazza come tante, appassionata di giochi da tavolo e videogiochi, che decide di cominciare a giocare ad un gioco di ruolo online, “Coarsegold Online”, ovviamente inventato ma che vuole rappresentare tutti i grandi titoli del genere, uno su tutti World of Warcraft.
Interessante è che, per incominciare a giocare, Andra debba chiedere il permesso a sua madre, dato che è necessaria una carta di credito per il pagamento mensile: la scelta di mostrare questo piccolo episodio, che avrà poi ripercussioni sulla storia, evidenzia come l’autore intenda non solo parlare di videogiochi, quanto piuttosto del loro rapporto con la vita di tutti i giorni.

Anda sarà subito affascinata e catturata dal mondo di Coarsegold, facendosi subito amica una giocatrice esperta, che la trascinerà in una “quest” dai risvolti imprevisti. Le due infatti andranno a uccidere, con i loro avatar, non i classici nemici spietati, quanto piuttosto degli inoffensivi e piccoli personaggi.

Anda scoprirà che si tratta degli avatar dei cosiddetti “gold farmers”: giocatori che non giocano per divertirsi, ma che sono pagati, e spesso sfruttati, per fare attività ripetitive all’interno del gioco, da cui ottenre oggetti da vendere ai giocatori più ricchi. L’amica di Anda sembra avere una vera e propria motivazione “etica” nel rendere loro la vita difficile, ritenendo che rovinino l’esperienza a chi deve faticare e spendere molto tempo per ottenere tali oggetti senza pagare.

E’ evidente quindi l’intento, attraverso la storia, di rendere il lettore partecipe di un fenomeno che ha trasformato un’attività ludica in qualcosa di completamente diverso: ovviamente Doctorow si prende delle licenze, perché il gioco funziona in maniera piuttosto improbabile, ma l’idea di non forzare troppo questo concetto quanto piuttosto inserirlo come fulcro della trama è apprezzabile

Andra pian piano diventerà amica di un gold farmer, arrivando ad interessarsi della sua condizione nella vita “reale” e a spingerlo a scioperare per ottenere migliori condizioni di lavoro. I gold farmers, come in questo caso, sono spesso cinesi, e sappiamo che la Cina non è proprio all’avanguardia nei diritti sul lavoro.

La storia quindi procede in maniera piuttosto scorrevole e lineare: la storia personale del gold farmer toccherà molto Anda e cambierà quasi la sua vita, la spingerà ad interessarsi ad un argomento inusuale per una teen ager come i diritti per i lavoratori e la farà lottare per una persona che, di fatto, quasi non conosce.

Sono tanti i temi che, direttamente o meno, Doctorow inserisce nella storia. L’economia nascosta che si crea dietro i prodotti ludici, ma anche appunto i diritti dei lavoratori o la possibilità effettiva di usare il web e i giochi online per conoscere nuove persone, e se queste relazioni possano influenzare la vita di tutti i giorni.

Tutto sommato, come già detto, l’autore è bravo ad inserire questi temi nella storia senza però forzarne la comparsa, quanto piuttosto facendoli emergere in maniera naturale. Storia che è abbastanza interessante e scorrevole, non memorabile ma sicuramente piacevole. Pecca un po’ la caratterizzazione della protagonista, di cui ci coinvolgono le vicende ma sappiamo forse un po’ poco sul piano della vita “reale”.
C’è però da parte di Doctorow, grande conoscenza della materia, e questo gli permette di non dare al lettore l’idea di una storia artefatta, costruita solo per comunicare certe tematiche sociali.

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A livello dei disegni, il lavoro di Jen Wang è più che apprezzabile. Il suo tratto è morbido e riesce aprticolarmente bene a rappresentare le scene di gioco, non si prende mai troppo sul serio ( e forse nelle ultime tavole questa cosa si fa un po’ sentire) e mantiene il tutto piuttosto spensierato, anche quando si affrontano temi importanti e non piacevoli: scelta che però, alla fin fine, rende la lettura scorrevole.
Forse peccano alcuni sfondi, non dettagliatissimi, che lasciano alcune pagine un po’ vuote. Ottimi i colori, sgargianti e perfettamente equilibrati.

Insomma, In Real Life fa pienamente il suo lavoro: racconta una storia legata ad un videogioco, ed istruisce su tematiche di cui si parla tutto sommato poco. Non è una storia memorabile, ma non ha neanche particolari stonature, e a chi interessa l’argomento potrà essere presa in considerazione per essere letta.

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