Star Wars: La Vendetta dei Sith – Recensione

Pubblicato il 15 Dicembre 2015 alle 13:46

La Guerra dei Cloni è al suo culmine. Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker sconfiggono il Conte Dooku e salvano il Cancelliere Palpatine dai Separatisti. Mentre Obi-Wan va alla ricerca del Generale Grievous, leader dell’esercito di droidi, Anakin scopre la vera identità del misterioso Darth Sidious. Ossessionato dall’idea di salvare sua moglie Padmé, Anakin cede alle lusinghe del Lato Oscuro diventando il Lord Sith Darth Vader.

La Vendetta dei Sith

Una delle peculiarità dei prequel è quella di giocare col senno di poi del pubblico e anche i neofiti della saga di Star Wars dovrebbero sempre iniziare dalla trilogia classica per non bruciarsi tutti i migliori colpi di scena. Guardando La Vendetta dei Sith, infatti, assistiamo alla trasformazione di Anakin Skywalker in Darth Vader e alla nascita di Luke e Leia. Guardando la saga in ordine di episodi, dal primo al sesto, il legame di parentela tra i tre personaggi verrebbe svelato anzitempo.

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In effetti La Vendetta dei Sith è l’episodio più fan service della serie. I cultori della saga entrarono in sala sapendo già come sarebbe andato a finire il film. Il punto era vedere come Lucas ci sarebbe arrivato. Il primo quarto d’ora e da antologia. Un piano sequenza butta il pubblico nel bel mezzo della battaglia stellare con i due Jedi all’inseguimento della nave del Generale Grievous. Lucas inanella una sfilza di funambolici combattimenti, spassose gag slapstick di R2-D2 contro i droidi da battaglia, il duello decisivo tra Anakin e Dooku, la fuga da Grievous e l’atterraggio di fortuna su Coruscant.

Come nel film precedente, la storia va a diversi in due linee narrative. La principale si svolge a Coruscant. Palpatine, alias Darth Sidious, sfrutta il dramma interiore di Anakin alimentando quei sentimenti che conducono al Lato Oscuro della Forza: la paura di perdere Padmé, l’arroganza nei confronti del Consiglio dei Jedi, un rancore mai sopito verso Obi-Wan. Una tragedia greca che sfocia nel tradimento e nell’eccidio degli innocenti.

Il crollo della Repubblica e la nascita dell’Impero è un passaggio evidentemente troppo affrettato e poco credibile ma la battuta di Padmé in risposta all’esultanza dei senatori resta scolpita nella storia della saga: “È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.”

La seconda linea narrativa vede Obi-Wan affrontare il Generale Grievous. Va riconosciuto a Lucas e ai ragazzi della ILM di saper realizzare dei villain straordinari e Grievous non fa eccezione. Un cyborg asmatico, sterminatore di Jedi e collezionista di spade laser sul quale il Jedi ha la meglio con un prosaico colpo di pistola in una (auto)citazione da I Predatori dell’Arca Perduta.

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Nell’ultima parte, Lucas concede ai fan il momento tanto atteso. L’epico duello tra Obi-Wan e Anakin nello scenario infernale del vulcanico Mustafar al quale fa da contraltare il simbolico scontro tra Yoda e Palpatine tra i seggi fluttuanti del Senato. Poi la dicotomia tra il parto gemellare di Padmé e Anakin che indossa l’iconica armatura di Darth Vader. Il fisico inappropriato di Hayden Christensen fu però motivo di polemiche da parte dei puristi.

La sovrabbondanza di cgi, la struttura a siparietti del film, gli attori diretti con sufficienza, una Natalie Portman troppo in disparte e qualche ingenuità di sceneggiatura gravano sul risultato finale. Però c’è lo spettacolo e c’è anche più sentimento. Le spade laser di Obi-Wan e Anakin che s’incrociano mentre la lava esplode sullo sfondo tornano a scaldare il cuore del pubblico.

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