Deadenders – Vertigo Voices – Ed Brubaker – recensione

Pubblicato il 14 Marzo 2011 alle 10:19

Deadenders

Autori: Ed Brubaker (testi), Warren Pleece, Eric Shanower (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 35,00, 16,8 x 25,7, pp. 440, col.


C’è uno scrittore che, negli ultimi anni, al pari di Jason Aaron e pochi altri, è stato considerato un’autentica rivelazione, e cioè Ed Brubaker, affettuosamente definito Bru dai fans, che, dopo gli esordi in ambito indie, si è messo in luce prima alla Vertigo e poi nella linea editoriale mainstream della DC, con le sue run di Batman, Detective Comics, Catwoman e Gotham Central.

Generalmente considerato autore noir, con il passaggio alla Marvel Bru ha dimostrato di saperci fare non solo con le atmosfere hard boiled, come nel caso di Daredevil o Criminal, ma anche con serial più supereroici del calibro di Uncanny X-Men o Immortal Iron Fist, senza rinunciare a dare un apporto validissimo, in stile spy story, al classico Captain America.

E chi leggerà Deadenders, una delle prime opere Vertigo di Ed, inclusa in un volume della linea Vertigo Voices, si renderà conto non solo del suo talento ma anche e soprattutto della sua versatilità di ispirazione. Il comic-book in questione, durato sedici numeri, potrebbe essere classificato, a prima vista, nel genere fantascientifico. La story-line, infatti, si svolge in un futuro opprimente, successivo a un incidente denominato Cataclisma, e nella fattispecie in un metropoli alla John Carpenter chiamata Nuova Bedlam.

Questa è divisa in vari settori: in alcuni i ricchi vivono tra gli agi e i comfort e, soprattutto, possono godere della luce del sole; in altri, invece, come nel Settore 5, sono costretti a vivere i disagiati, in una situazione di perenne oscurità. Bru, già con questo elemento, introduce la tematica delle disparità sociali ed economiche, rilevanti per la vicenda. Beezer, il giovane protagonista di Deadenders, è un adolescente ribelle del Settore 5 che spaccia droga e ha la tendenza a mettersi nei guai. Frequenta un gruppo di coetanei, tutti modellati su certi anti-eroi della narrativa cyberpunk, ma, a differenza di loro, ha strane visioni che sembrano alludere a mondi alternativi e linee temporali parallele.

E individui senza scrupoli sono interessati alle sue capacità e, come è facile intuire, non si fermeranno di fronte a nulla pur di catturare Beezer e usarlo per scopi imprecisati. Brubaker delinea una storia avvincente, che non è solo fantascienza, ma un riuscito mix di noir, hard-boiled, romance e soap opera, e non mancano nemmeno contesti tipici dei comics underground e umoristici e citazioni letterarie.

Tra suggestioni orwelliane, sarcasmo e aggressività punk, Bru utilizza una straordinaria varietà di stilemi espressivi, alternando monologhi interiori a narrazioni in terza persona, con dialoghi, peraltro, irresistibili, per una trama che, in fondo, affronta due argomenti fondamentali: l’amicizia e il tempo (e le teorie della fisica quantistica giocano un ruolo importante).

I disegni di Warren Pleece, pur non essendo, a mio parere, eccezionali, sono comunque efficaci e il penciler riesce a rappresentare in maniera valida le vicissitudini di Beezer e dei suoi amici. Il volume, inoltre, è da segnalare per un’altra splendida produzione di Bru: Prez – Smells Like Teen President, un one-shot che costituì il suo primo incarico professionale alla Vertigo.

Prez era un’invenzione del leggendario Joe Simon: si trattava del Presidente degli Stati Uniti di una dimensione alternativa, però hippy e seguace delle utopie pacifiste del movimento Flower Power. In seguito, Neil Gaiman lo riprese in un numero di Sandman. Bru, collegandosi a quell’episodio, introduce un altro Prez che si considera figlio del Presidente. Ha le fattezze di Kurt Cobain, uno stile di vita e una sensibilità grunge e si mette a cercare il padre in un’America precaria e malinconica popolata da ragazzi punk e belle sventole con un debole per i serial killer.

La storia è ottima ed è una splendida analisi degli Stati Uniti della generazione ‘slacker’, che si riconosceva nella disperazione di River Phoenix o nella paranoia di Kurt Cobain, appunto, con i Nirvana come colonna sonora. E gli stupendi disegni di Eric Shanower valorizzano il tutto. Per concludere, direi che il tp merita di essere letto. Per ciò che concerne la cura editoriale, non ci sono troppi errori di stampa. Non siamo ancora a un livello ottimale ma il volume rappresenta un miglioramento rispetto agli standard Planeta degli ultimi tempi.


Voto: 8

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