Star Wars: L’Impero colpisce ancora – Recensione

Pubblicato il 12 Dicembre 2015 alle 00:37

In seguito alla distruzione della Morte Nera, l’Impero Galattico ha stanato e braccato l’Alleanza Ribelle in tutta la galassia. Darth Vader guida l’attacco alla base ribelle nascosta sul pianeta ghiacciato di Hoth costringendo Luke Skywalker e i suoi compagni all’evacuazione. Mentre Han e Leia si dirigono verso Bespin inseguiti dall’Impero e dal cacciatore di taglie Boba Fett, Luke giunge sul paludoso Dagobah in cerca del plurisecolare maestro Yoda per imparare le vie della Forza e diventare un Cavaliere Jedi.

L'Impero colpisce ancora

Il successo stratosferico del primo Star Wars, uscito nel 1977, permise a George Lucas di procedere con la saga e di riaffermare con forza la propria indipendenza. Decise infatti che il sequel sarebbe stato realizzato dalla sola Lucasfilm senza le ingerenze produttive della Fox che avrebbe solo distribuito il film. Lucas lasciò la regia ad Irvin Kershner, che era stato suo insegnante di cinema all’Università ed era piuttosto bravo nell’approfondimento dei personaggi.

La sceneggiatura scritta da Lucas insieme al talentuoso Lawrence Kasdan e a Leigh Brackett, esperta in space opera, prevedeva infatti uno sviluppo più consistente dei protagonisti. Kershner si dimostrò più bravo del suo predecessore nella comunicazione con gli attori e la loro caratterizzazione risulta molto più sfaccettata e dettagliata.

Per Luke Skywalker ha inizio un percorso di maturazione. Diventato un Generale dopo aver distrutto la Morte Nera, Luke, impaziente e avventato, si sottopone all’addestramento per diventare un Cavaliere Jedi durante il quale lo vediamo con abiti grigi a indicare la transizione dell’eroe che, nell’episodio precedente, aveva un abbigliamento completamente bianco.

Viene introdotto nella storia anche l’elemento romantico e Luke è uno dei vertici del triangolo sentimentale con Han e Leia. I dialoghi tra l’ex-contrabbandiere e la Principessa sono uno dei punti forti della sceneggiatura, schermaglie fatte di punzecchiature, botta e risposta, tra due personaggi troppo orgogliosi per dimostrare il debole che provano l’uno per l’altra.

La scena più memorabile nel rapporto tra i due è proprio il momento in cui ci congediamo da Han. Prima di essere ibernato in un blocco di grafite, Leia gli confessa di amarlo. La sceneggiatura prevedeva che lui rispondesse con un banale “Ti amo anch’io” ma Harrison Ford pensava che si perdesse molto del carattere sbruffone del personaggio. Dopo aver riprovato la scena numerose volte, Kershner gli disse di non pensarci e di dire la battuta di pancia. Quando Leia gli dice: “Ti amo, Han.” lui le risponde: “Lo so.” Una battuta perfetta, ritenuta ancora oggi il suggello di uno dei momenti più romantici nella storia del cinema.

Ottimo anche lo sviluppo dei comprimari. C-3PO e R2-D2 continuano ad essere i testimoni della storia e vengono dunque separati per seguire entrambi i percorsi narrativi. Chewbacca non ha molte occasioni per mettere a frutto la sua forza, tuttavia gli viene data una caratterizzazione molto da tenera, da cagnone. Basti pensare a Luke che gli gratta il collo per ricevere un affettuoso abbraccio o al momento toccante in cui Chewie cerca di rimontare C-3PO in cella dopo che il droide è stato colpito dagli stormtroopers.

Le new entry furono fondamentali per la riuscita del film, a cominciare dal maestro Yoda, un pupazzo incredibilmente realistico, realizzato da Stuart Freeborn ispirandosi alla sua stessa fisionomia e doppiato dal burattinaio Frank Oz. Yoda è diventato uno dei personaggi più amati della saga, grazie soprattutto a perle di saggezza come “Fare o non fare, non c’è provare”, o allo splendido monologo che inizia con “Mio alleato è la Forza…”. Torna anche Alec Guinness nel ruolo dello spettro di Obi-Wan ma è poco funzionale.

Billy Dee Williams prestò il volto a Lando Calrissian, amministratore di un impianto per l’estrazione di gas tibanna a Bespin, la città nelle nuvole. Lando è una sorta di Han Solo in versione più dandy, un ex-giocatore d’azzardo ambiguo e doppiogiochista. Curioso che nel finale del film Lando indossi gli stessi abiti di Han a lasciar intendere quella che sarebbe dovuta essere la sua evoluzione.

Il cacciatore di taglie Boba Fett accese la fantasia del pubblico non solo grazie all’aura di mistero che lo circondava ma anche per il design della sua armatura piena di graffi e ammaccature, l’elmetto con il visore a croce che ricorda quelli dei cavalieri templari medievali e lo zaino razzo sul mantello.

La figura che sovrasta il film con la sua nera ombra di terrore rimane però Darth Vader che semina la morte tra gli ufficiali imperiali che lo deludono. Le sue gesta sono esaltate dalla martellante Marcia Imperiale, il tema più iconico tra quelli inseriti da John Williams nel nuovo episodio. L’apice della pellicola è il duello con le spade laser contro Luke, coreografato con grande inventiva. Lo scontro conduce al momento cruciale del film. Darth Vader amputa la mano armata di Luke e gli rivela: “Io sono tuo padre.”

Il più straordinario colpo di scena che si sia mai visto sul grande schermo. Tanto che venne nascosto a tutti. Quando la scena fu girata, Dave Prowse, che tornava ad interpretare Vader, disse: “Obi-Wan ha ucciso tuo padre.” Fu James Earl Jones, al doppiaggio, che disse la vera battuta. Gran parte del cast e dei membri della produzione rimasero sconvolti quando videro la scena alla premiere.

Gli effetti visivi della ILM migliorarono sotto ogni aspetto, continuando a fornire scenografie, oggetti di scena, costumi e robot estremamente realistici e meritando un altro premio Oscar. La Norvegia fornì i paesaggi innevati del pianeta Hoth su cui si apre il film, omaggio alla saga fumettistica di Flash Gordon. L’elemento più spettacolare della grande battaglia sul mondo ghiacciato sono gli AT-AT, enormi quadropodi imperiali, modellini mossi in stop motion.

Mirabolanti le evoluzioni del Millennium Falcon nel campo di asteroidi, alcuni dei quali vennero realizzati con delle semplici patate. La sequenza in cui la nave è intrappolata nel ventre di una lumaca spaziale è chiaramente una reminiscenza da Il Libro di Giona o da Pinocchio. Vennero inoltre utilizzati mascherini dipinti, in modo particolare per i grattacieli di Bespin.

Il film fu un altro successo al botteghino ed è considerato da molti migliore del capostipite anche se lo sviluppo di personaggi e tematiche ne L’Impero colpisce ancora è stato possibile grazie alle solide fondamenta gettate in Una Nuova Speranza. Il tono più tragico, i personaggi più umani e fallibili, le dinamiche romantiche, il grande colpo di scena che lega Luke e Darth Vader ebbero presa sul pubblico e crearono l’attesa per il finale della trilogia.

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