Natale in Giappone: come si trascorrono le feste?
Pubblicato il 21 Dicembre 2015 alle 12:00
È una festa relativamente moderna in Giappone, importata in tutta la sua pienezza solo recentemente soprattutto a causa dell’influenza statunitense.
Se molto spesso in occidente si discute sul fatto di aver trasformato la festa più amata del mondo in una semplice e volgare parata commerciale, dimenticandosi del suo significato più profondo, rimarrete forse parecchio delusi nell’apprendere che, nel Paese del Sol Levante, è esattamente questo che il Natale diventa: un’enorme e semplice trovata consumista.
Non è celebrata come festività religiosa, e non ha nulla a che vedere con la resurrezione del Cristo, ma viene vista come un evento speciale per stare assieme ad amici e parenti, un’occasione per godersi la suggestiva e tipica atmosfera importata dai paesi occidentali.
In tutto questo, ovviamente, non possono mancare 7 stravaganze nipponiche.
1. Tutti al lavoro
Siccome il Natale è una festa a tutti gli effetti “importata”, il 25 dicembre, se vi trovate in Giappone, troverete uffici, scuole e negozi rigorosamente aperti e in piena attività. Il Natale non è una festa nazionale, equivale a San Valentino o a Halloween, e non ha nulla di sacro.
In Giappone, infatti, solo l’un percento della popolazione pratica il cristianesimo. Tuttavia, shintoismo e buddismo – che sono appunto le religioni più praticate – sono molto tolleranti nei confronti degli altri credi. Dunque, ogni festività, soprattutto se inneggia alla pace e all’amore (proprio come il Natale) è sempre ben accetta.
Tuttavia, la tolleranza nei confronti della festa più amata del mondo non è sempre stata così aperta. In Giappone, infatti, il cristianesimo era bandito fino al 1612. Fu il monaco Francesco Saverio, missionario gesuita, che portò la tradizione natalizia anche nel Paese del Sol Levante, nel 1549, più precisamente a partire dalla prefettura di Yamaguchi. A quel tempo, si poteva festeggiare unicamente “sottocoperta”. Pena la morte per eresia!
Tutto cambia e si rinnova con l’avvento dell’era Meiji (1868 – 1912) alla quale si aggiunse l’influenza occidentale, soprattutto quella americana. Con l’entrata in vigore del calendario gregoriano anche in oriente, avvenuta nel 1873, il Natale ha iniziato a diffondersi e a diventare parte integrante della tradizione giapponese.
Dunque, il 25 è un giorno lavorativo come un altro. I festeggiamenti avvengono la sera della vigilia oppure il giorno di Natale stesso dopo essere tornati dal lavoro o da scuola, quando la famiglia al completo può riunirsi per scambiarsi gli auguri e i regali. Ironia vuole, però, che in Giappone si celebri una festa nazionale solo due giorni prima: il 23 dicembre, in occasione del compleanno dell’Imperatore Akihito.
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2. Torte alla fragola
I dolci di Natale sono un must anche in occidente. Tronchetti di Natale e pan speziato dai paesi germanici, panettoni e pandori di produzione nostrana, poi ancora torrone, frutta candita ricoperta di cioccolato e bastoncini di zucchero. Tutti dolci corposi che contribuiscono a rendere più calda la rigida e fredda atmosfera invernale.
In Giappone, tuttavia, il dolce più amato e tipico delle feste si discosta di molto dalle nostre tradizioni pasticcere.
In occasione del Natale, i giapponesi amano comprare o preparare le famosissime e tipiche torte di pasta spugnosa farcite con creme, panna e fragole. Vengono chiamate “Kurisumasu keeki” (クリスマスケーキ), ovvero “Christmas Cake”. Le fragole sono imperative. È un elemento che non può mancare sulla vostra torta alla panna, nonostante dicembre non sia esattamente il periodo più adatto a cogliere questi frutti. Ma come mai i giapponesi hanno scelto proprio questa squisita torta alla panna farcita con fragole fuori stagione per addolcire le loro festività? Semplice: sono convinti che così accada anche nel resto del mondo.
Forma e colori, tuttavia, non sono casuali. Il bianco della panna e il rosso delle fragole ricordano infatti proprio i colori della bandiera giapponese. Il concetto stesso di “torta all’occidentale”, inoltre, simboleggia una sorta di rinascita, di buon auspicio per l’anno venturo. Queste torte, infatti, divennero molto popolari dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando l’andamento del mercato tornò a salire, e i prezzi di uova, farina e di tutti gli altri ingredienti si abbassarono, permettendo a tutti di preparare dolci simili a quelli importati dalla cultura americana.
Per rendere il tutto ancora più commerciale, è facilissimo trovare in vendita torte personalizzate che ritraggono anche i vostri personaggi preferiti provenienti da manga e anime, vestiti rigorosamente in caldi abiti natalizi.
(Torta natalizia di “Puella Magi Madoka Magica”, solo uno degli innumerevoli soggetti scelti per decorare i vostri dolci alla panna e fragole.)
Il 25 dicembre, solitamente è il capofamiglia a comprare una tradizionale torta alle fragole dopo essere tornato dal lavoro, oppure è preparata dalla moglie. A fine giornata, la si gusta assieme dividendola fra tutti i componenti della famiglia.
I prezzi di queste torte calano bruscamente il giorno di Natale, proprio perché i commercianti vogliono che sia svuotato ogni scaffale, in modo che, dopo le feste, non ne vada sprecata nemmeno una. La praticità e il rigore giapponese non vanno mai in vacanza!
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3. Cenone della vigilia da… KFC?
Dimenticatevi tacchini farciti con prugne e spezie, succulenti arrosti laccati o saporite forme di prosciutto al forno con contorno di patate imburrate. La vera prelibatezza del Natale giapponese sono… le alette di pollo fritto.
Proprio così. Una delle più moderne tradizioni importate in Giappone è proprio il cenone della vigilia in uno dei ristoranti della popolarissima catena di fast food americana KFC (Kentucky Fried Chicken), famosa per le sue gigantesche secchiate ripiene di ali di pollo croccanti. Trovare un posto libero in uno di questi fast food, il giorno della vigilia, è praticamente impossibile, e i giapponesi sono capaci di fare una prenotazione anche molti mesi prima per non rischiare di rimanere per strada.
Ma come mai proprio le alette di pollo e non il più classico tacchino, o arrosto di maiale, o ancora una fettona di prosciutto? Il motivo è sempre lo stesso: i giapponesi sono convinti che gli americani siano i primi a preferire le ali di pollo fritte rispetto ad altre pietanze, così semplicemente decidono di seguire l’onda dei tanto ammirati amici occidentali.
Tutto è partito nel 1974, quando il KFC si trovava in Giappone solo da quattro anni. Il famoso fast food non godeva di grande popolarità, dato che i giapponesi considerano il pollo come un cibo di lusso, da mangiare solo nelle occasioni speciali, e non una pietanza di tutti i giorni come vuole la logica del fast food. Nel Natale di quell’anno, un gruppo di turisti stranieri non riuscì a trovare alcun ristorante che potesse offrire il piatto più tipico delle feste: il tacchino. Scoraggiati, non gli restò altro da fare se non optare per l’alternativa che più si avvicinava a esso: il pollo fritto di KFC.
Da quell’anno, il KFC giapponese iniziò a promuovere il pranzo di Natale con una campagna pubblicitaria che inneggiava il “Kurisumasu ni wa kentakkii”, ovvero “Il Kentaky per Natale!”. Il successo fu enorme, e questo spinse i giapponesi a ripetere la tradizione ogni anno da allora, offrendo sconti, menu speciali e anche bottiglie di champagne per un festeggiamento davvero completo.
Le vendite di pollo fritto aumentano, sotto Natale, addirittura di dieci volte rispetto alla media annuale! In tutto, si conta, vengono venduti circa duecentoquarantamila secchi di pollo fritto solo durante le feste.
(Menu completo di KFC, un’offerta speciale che viene messa in commercio solo durante il periodo natalizio. Oltre alle ali di pollo fritte, comprende anche insalata e torta.)
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4. Sotto l’albero
I giapponesi amano dare il massimo in ogni impresa che intraprendono. I regali e le decorazioni di Natale non sono esclusi, e ognuno di loro si impegna per soddisfare i desideri delle persone amate, arrivando a spendere fior fiore di yen anche solo per un singolo regalo.
Le atmosfere così romantiche sono sicuramente molto dolci e suggestive. Purtroppo però, a conti fatti, è triste ammettere che il Natale si trasforma anche in Giappone nella solita festività commerciale e viene fatta molta pressione da parte delle grandi compagnie sull’acquisto di regali più costosi o di addobbi più sfarzosi.
I regali di Natale più gettonati sono sicuramente i gioielli, trattandosi, ripetiamo, di una vera e propria festa dedicata alle coppiette innamorate. A Natale i giapponesi regalano doni alle persone amate, ai parenti e ai bambini, mentre il Primo dell’Anno è dedicato ai regali più formali, per esempio per i colleghi, per il capufficio, o per qualcuno che ci ha fatto un favore.
L’albero di Natale non è ancora diffusissimo nelle famiglie giapponesi, ma chi ne possiede uno – rigorosamente artificiale per prevenire i disboscamenti! – ama sedersi attorno ai suoi rami e scambiarsi i doni sotto le luci colorate. L’abete natalizio giapponese viene spesso decorato con le classiche luminarie, piccoli giocattoli, candele e anche con i più tipici origami per dargli quel tocco orientale.
È anche solita abitudine inviare centinaia di biglietti d’auguri fatti a mano ad amici e parenti, molto simili alle vecchie letterine che si era soliti spedire prima dell’era digitale. In Giappone, la tradizione del biglietto cartaceo sopravvive ancora e continua a essere amata come ai vecchi tempi.
Le decorazioni natalizie sono ovunque. I giapponesi non badano a spese quando si tratta di rivestire ogni negozio, ogni albero, ogni lampione e strada con chilometri di luci natalizie lampeggianti.
(Anche Godzilla viene vestito di luci in occasione del Natale!)
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5. Cori natalizi
Anche nel mondo dello spettacolo i giapponesi si impegnano a rendere il Natale un periodo magico e indimenticabile. La sera della vigilia e il giorno di Natale, ogni canale ed emittente televisiva ospita concerti, spettacoli speciali o altri eventi che coinvolgono le più famose celebrità giapponesi pronte a esibirsi in occasione della festa più sfarzosa di tutte.
(Il celebre gruppo di idol AKB48 in tenuta natalizia.)
Per le strade, sarà facilissimo udire in ogni angolo qualcuno che si esibisce nella Nona Sinfonia di Beethoven, vera e propria tradizione natalizia in Giappone. Per i più moderni, un altro cavallo di battaglia amatissimo dagli abitanti del Paese del Sol Levante è la romantica “Silent Night” che le coppiette amano ascoltare passeggiando per le strade innevate.
La preferita in assoluto dei giapponesi? L’intramontabile “Last Christmas” che vanta un’innumerevole lista di cover anche tra gli artisti e cantanti nipponici. Persino quella cantata da Sailor Moon!
Se cercate canzoni natalizie che trovano la loro origine proprio in Giappone, tra le più amate e famose ci sono “Suteki na Holiday” (“Feste fantastiche”), cantata da Mariya Takeuchi, e che è stata utilizzata anche in uno spot pubblicitario del KFC in occasione delle feste; oppure “Koibito wa Santa Claus” (“Il mio innamorato è Babbo Natale”), cantata invece da Yumi Matsutoya.
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6. No boyfriend? No party
Passerete anche quest’anno un Natale da single? Bene, in Giappone esiste un termine coniato apposta per quelli nella vostra identica situazione: “Make-Inu”, ovvero “Cani Perdenti”. Giudizio all’apparenza molto severo, ma che vale per ogni giapponese che si rispetti.
Se qui in occidente i single che festeggiano San Valentino da soli si possono consolare con la machiavellica “Festa dei Single” celebrata il 15 febbraio, in Giappone non c’è scampo: il Natale va imperativamente festeggiato in coppia.
Molti giovani aspettano proprio i giorni più vicini al Natale per dichiararsi alla persona amata, proprio perché un’atmosfera così romantica e le occasioni studiate apposta per incoraggiare le coppie sono un ottimo trampolino di lancio per farsi avanti.
Gli hotel registrano delle entrate straordinarie nel giorno di Natale, proprio perché gli innamorati si concedono una giornata e una lunga nottata solo all’insegna del romanticismo.
L’atmosfera sicuramente si farà magica per chi ha la fortuna di condividerla con un partner. Non si può dire la stessa cosa per i poveri single che si ritroveranno immersi in un Secondo San Valentino forse ancora più deprimente.
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7. Babbo… Osho
Esiste una leggenda che vuole Babbo Natale come originario del Giappone.
Il dibattito riguardo le radici storiche del nonnetto più amato dai bambini di tutto il mondo è aperto da anni. Forse Babbo Natale non sarà nato nel Paese del Sol Levante, ma sicuramente anche il Giappone può vantarsi di una valida controparte che sostituisce il vecchio barbuto per la consegna dei regali ai più piccoli.
Si chiama Hotei-Osho, ed è un monaco buddista che porta regali ai bambini buoni. Si dice che questo monaco abbia gli occhi dietro la testa per osservare e giudicare ogni giorno dell’anno il comportamento dei bambini.
I giapponesi, tuttavia, sembrano apprezzare molto di più la sua variante occidentale, qui chiamata “Santa Kuroshu”. Non sperate, in ogni caso, di trovare Babbi Natale che suonano campanelle per strada o che ricevono le visite dei bambini nei centri commerciali. Santa Kuroshu viene infatti visto solamente come un simbolo, e viene semplicemente raffigurato tramite disegni o cartonati ed esposto dietro le vetrine come pura e semplice decorazione.
MERI KURISUMASU a tutti!