Regression – Recensione

Pubblicato il 8 Dicembre 2015 alle 20:40

Minnesota, 1990. Il detective Bruce Kenner indaga sul caso della giovane Angela che ha accusato suo padre John di molestie sessuali. Quando il padre ammette la colpa senza averne memoria, lo psicologo Kenneth Raines cerca di far riemergere i suoi ricordi attraverso l’ipnosi regressiva. Kenner si troverà a seguire la pista di una setta satanica.

Regression

A sei anni di distanza dal suo ultimo film, il dramma storico Agorà, il premio Oscar cileno Alejandro Amenàbar torna al thriller psicologico, genere che aveva già visitato in Tesis, il suo lungometraggio d’esordio, e ammanta lo schermo di cupe atmosfere come in The Others, il suo lavoro più celebre, acclamato da critica e pubblico.

La storia trae spunto dall’isteria collettiva che si verificò negli Stati Uniti tra gli anni ’80 e ’90 circa gli abusi sessuali ad opera di sette sataniche. La regressione del titolo non solo fa riferimento alla controversa terapia ipnotica per far riaffiorare ricordi rimossi ma indica in qualche modo il percorso inverso di una struttura narrativa che presenta immediatamente al pubblico l’elemento spaventoso per poi destrutturarlo strada facendo.

L’impianto risulta però debole a causa di una sceneggiatura pretestuosa e personaggi stereotipati, a cominciare da Ethan Hawke, detective tormentato che sembra non avere una vita all’infuori del suo impermeabile. Emma Watson è la povera vittima timorata di Dio castigata nell’abbigliamento come un Amish. Il rapporto tra i due assume risvolti davvero poco credibili e troppo hollywoodiani. Funzionale e monocorde l’apporto di David Thewlis nel ruolo dello psicanalista della situazione.

L’intento di Amenabar è quello di trascinare il pubblico in un gioco di suggestioni tra indizi, flashback e incubi ma la tensione persistente diventa alla lunga sterile e noiosa. Il gioco d’inganni non regge, la verità è facilmente intuibile e l’epilogo non è credibile. Un’opera dal vago sapore anticlericale che arriva fuori tempo massimo. Buone le intenzioni, mediocre il risultato.

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