The Visit – Recensione
Pubblicato il 27 Novembre 2015 alle 23:36
La quindicenne Rebecca e suo fratello, il tredicenne Tyler, vanno a trascorrere una settimana in Pennsylvania dai loro nonni materni che non hanno mai conosciuto. Paula, la madre dei due ragazzi, non parla infatti coi genitori da anni a causa di una vecchia lite. Girando un documentario della loro visita, Rebecca e Tyler scoprono alcuni atteggiamenti inquietanti dei due anziani coniugi.
M. Night Shyamalan continua coi suoi tentativi di ritrovare la strada giusta dopo la parabola discendente che ha toccato il punto più basso con L’Ultimo Dominatore dell’Aria e After Earth. Ha deciso quindi di cimentarsi con un mockumentary horror, l’ennesimo Paranormal Activity di cui non si sentiva il bisogno e che esce in un momento in cui il genere sembra ormai alla frutta. Visti gli ultimi flop, il regista è voluto andare sul sicuro con un’operazione low-budget tarata PG-13 per portare al cinema anche il pubblico dei teenager.
Gli attori ce la mettono tutta, a cominciare dai due talentuosi e giovanissimi protagonisti, la deliziosa Olivia DeJonge e il divertente Ed Oxenbould come pure Peter McRobbie e Deanna Dunagan che riescono a trasmettere bene la follia dei due nonni. Il mistero che regge la storia però è facilmente prevedibile. Se nel giro di mezz’ora viene trovato un pretesto per fare in modo che la madre dei due ragazzi non possa vedere i nonni, se si nomina in continuazione un’ospedale e si tira in causa una forma di demenza, non ci vuole un genio per capire cosa stia succedendo.
L’utilizzo delle telecamere a mano è poco credibile con i due ragazzini che continuano a riprendere qualsiasi cosa succeda come se fosse la cosa più importante da fare. Anche quando le telecamere cadono a terra, guarda un po’, si trovano sempre nella posizione per inquadrare tutto quello che accade con la giusta angolazione.
Il film concede ben pochi spaventi a meno che non sia sufficiente un’anziana che strilla, corre in giro carponi e gratta contro le porte completamente nuda per far saltare il pubblico dalla sedia. Se è vero che l’opera è venata da una certa dose di ironia che sbeffeggia gli stilemi del genere è altresì vero che alcuni momenti che vorrebbero essere davvero terrificanti scadono nel ridicolo involontario. Quel paio di sequenze cruente che si trovano nel finale vengono lasciate fuoricampo a causa del PG-13.
Non è un film di Shyamalan se non c’è una tematica da sviluppare, in questo caso il rancore che porta all’assenza di comunicazione. Così, se il risentimento di Paula verso i suoi genitori è alla base dell’incubo in cui sprofondano i suoi figli, gli stessi Rebecca e Tyler provano rancore verso il padre che li ha lasciati. Ma tutto diventa fin troppo didascalico nell’epilogo che punta anche alla lacrima facile.