Il Viaggio di Arlo – Recensione

Pubblicato il 25 Novembre 2015 alle 19:17

Cosa sarebbe accaduto se l’asteroide che ha cambiato la vita sulla Terra non avesse colpito il nostro pianeta e i dinosauri non si fossero estinti? Arlo è il terzogenito di una famiglia di apatosauri contadini, un irrimediabile fifone che vorrebbe essere all’altezza di suo padre Henry, forte e responsabile. Arlo viene incaricato di catturare Spot, un bambino delle caverne che sta rubando il loro raccolto, ma i due resteranno coinvolti in una rocambolesca avventura.

Il viaggio di Arlo

Prendete Dinosauri, il noioso film Disney del 2000 dimenticato in fretta, metteteci la verve comica e le gag geniali dei prodotti Pixar, e avrete Il Viaggio di Arlo, un gioiellino che arriva nelle sale italiane appena due mesi dopo Inside Out. Ma se il capolavoro di Pete Docter era destinato ad un pubblico più maturo, Il Viaggio di Arlo è fatto su misura per tutta la famiglia.

Intendiamoci, la trama non denota nulla di davvero nuovo. Si tratta di un’avventura on the road con due personaggi antitetici costretti a convivere, il tenerissimo dinosauro Arlo e l’animalesco Spot. Il film pesca a mani basse da Il Re Leone e Alla Ricerca di Nemo con qualche suggestione anche da L’Era Glaciale e Alla Ricerca della Valle Incantata.

L’elemento originale piuttosto è l’afflato western del film. Si parte da una fattoria di frontiera per affrontare pterodattili banditi, passando per un incontro con lo sciamano Silvano, uno stralunato stiracosauro, fino a dirigere una mandria di bisonti insieme a dei tirannosuari cow-boy, uno dei quali sembra avere il mascellone di Clint Eastwood e l’indole di Jack Palance.

Il livello dell’animazione raggiunge vette incredibili. Gli scenari naturalistici sono incredibilmente realistici, con riprese aeree suggestive e mozzafiato. Il design dei personaggi è davvero buffo e irresistibile e ognuno denota la sua piccola psicosi, come da tradizione Pixar. La mimica corporea e facciale è minuziosa, soprattutto per quanto riguarda il piccolo Spot che si esprime solo a grugniti. La gag slapstick sono esilaranti ed ingegnose. La storia denota anche il coraggio di non risparmiare nulla sul piano della violenza e tira i consueti colpi bassi per commuovere il pubblico e far spalancare gli occhi ai bambini.

Il film viene proiettato nelle sale insieme al pregevole cortometraggio Pixar Sanjay’s Super Team che propone un gruppo di supereroi indiani scaturiti dalla fantasia di un bambino e che costituisce il giusto punto d’incontro tra religione e mitologia moderna. Divertente e molto più complesso di quanto sembri. Farà felici gli appassionati di fumetti.

Pur senza presentare grosse novità sul piano narrativo, Il Viaggio di Arlo è un film delizioso ed adorabile, il classico rito di passaggio adolescenziale verso la maturità presentato attraverso un’avventura spassosa che riecheggia gli stilemi dei classici western. Un regalo di Natale anticipato.

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