Great Pacific 2: tra intrighi politici e misteri nell’isola di spazzatura – RECENSIONE

Pubblicato il 14 Novembre 2015 alle 11:15

Continuano le vicende di Chas Worthington, e del suo stato fondato su un’isola-spazzatura!

Il primo volume di Great Pacific aveva tra i suoi pregi sicuramente quello di un idea originale intorno a cui far girare la trama: il piano del giovane rampollo Chas di creare uno stato sull’isola di rifiuti galleggianti del Pacifico è sicuramente una trovata originale, non si può negare.

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Ma come procede la storia in questo  secondo volume, dopo che le premesse sono ormai state gettate? Tutto sommato in maniera migliore del primo volume, perché qui Joe Harris può finalmente sviluppare la storia che ha in mente, senza dargli ancora una direzione netta e precisa, e il baravo Martìn Morazzo può divertirsi a disegnare vicende piuttosto movimentate.

E’ passato un anno ormai dalla fondazione del Nuovo Texas, monarchia basata sui rifiuti il cui re, il protagonista Chas appunto, si propone di eliminare tutti  i rifiuti stessi che inquinano e rovinano il mondo. Il bersaglio non possono non essere, come già sappiamo, le multinazionali, che poco si interessano di ecologia ed ecosistemi.

La cosa interessante, che rende la storia piuttosto divertente e misteriosa, è l’ambientazione dell’isola stessa: non un semplice agglomerato inerte di rifiuti, ma un’isola inesplorata e piena di misteri e popolazioni non amichevoli: questo aggiunge pepe alla storia, e crea una sorta di atmosfera da storia di avventura/esplorazione di terre selvagge.

Ma i problemi per Chad sono anche altri, vere e proprie situazioni politiche in cui dovrà difendere il suo nuovo stato e la sua stessa vita da una serie forze intenzionate a porre fine alla sua utopia. Il giovane milionario è intenzionato a far riconoscere il suo stato dall’ONU, e ciò richiede l’appoggio di altre nazioni: è inevitabile attirarsi non poche antipatie.

I filoni sviluppati sono due quindi: da un lato l’operato politico di Chad, dall’altro le creature e le creazioni assurde che popolano il mondo di Great Pacific: questo inserti fantascientifici non stonano con il resto della storia, ma anzi la rendono più divertente: penso infatti che il tema fantapolitico, da solo, non avrebbe avuto la forza di reggere la storia.

I disegni di Morazzo sono tutto sommato convincenti: il suo stile “verticale”, con vignette sempre larghe quanto la pagina, danno una lettura veloce e molto cinematografica, che si sposa bene con quello che la storia presenta. Rimangono alcune perplessità su alcune anatomie e alcuni dettagli nei volti, ma tutto sommato il disegnatore si rifà quando deve tratteggiare oggetti e personaggi fuori dal comune, questi pienamente riusciti.

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Insomma, Great Pacific riesce a non tradire il concept originale e anzi sembra migliorare in questo secondo volume: non è chiaro dove la storia andrà a parare, e se prevarrà il lato politico o quello misterioso/fantascientifico, ma a chi ha apprezzato il primo volume l’acquisto del secondo numero è decisamente consigliato.

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