La Voce delle Stelle – quando l’amore viaggia nell’universo – RECENSIONE

Pubblicato il 10 Novembre 2015 alle 11:15

Ennesimo capolavoro del maestro Shinkai con l’adattamento artistico di Mizu Sahara

“La distanza separa i corpi, ma non i cuori.”

Ma se questa distanza oltre che in chilometri si misurasse in anni luce?

Anno 2046. L’esercito Spaziale Federale terrestre è impegnato da anni nell’invio di navicelle spaziali alla ricerca delle tracce di Tharsiani, una forma di vita aliena intelligente e tecnologicamente avanzata scoperta su Marte. Rivelatosi un potenziale nemico il popolo extraterrestre viene preso di mira dai terrestri: vengono così organizzate missioni sperimentali con viaggi interstellari che si prefiggono di scovare e studiare le tracce che i Tharsiani hanno lasciato nel sistema solare.

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Mikako è una ragazzina che frequenta l’ultimo anno delle medie. Intelligente e molto dotata, è legata al compagno di classe Noboru da un rapporto di amicizia e insieme a lui trascorre dei tranquilli pomeriggi a osservare il cielo spesso e volentieri sorvolato da navicelle spaziali. Il sogno di entrambi è di essere ammessi allo stesso liceo una volta terminate le medie, ma Mikako è destinata a un futuro che la allontanerà da Noboru inevitabilmente. Grazie infatti alle sue ottime capacità fisiche viene scelta come membro dell’equipaggio dell’astronave Lysithea per prendere parte al terzo Tharsian Project. Il distacco tra i due amici è doloroso. La storia alterna frequenti flashback al presente vissuto dai protagonisti attraverso il punto di vista di entrambi.

All’inizio del viaggio che porterà Mikako ai confini della galassia, la ragazza e Noboru comunicano quotidianamente tramite mail… sono ancora vicini, tanto che Noboru stenta a credere che la ragazza amata sia in viaggio nello spazio. Ma è una situazione destinata a cambiare: più la Lysithea si allontana dalla terra, più tempo le mail di Mikako impiegano per raggiungere il cellulare di Noboru.

Il tempo è un tiranno: consuma i piccoli fuochi, ma fa ardere incendi nei cuori innamorati. E così Noboru, mentre Mikako combatte e si addentra sempre di più nel sistema solare senza che il tempo scalfisca i suoi sedici anni, continua ad andare avanti nell’attesa di una mail che finirà con l’impiegare otto anni per raggiungerlo…

La Voce delle Stelle è l’adattamento manga dell’omonimo film d’animazione pluripremiato del grande maestro Makoto Shinkai, a opera della brillante mangaka Mizu Sahara, con qualche ritocco che aggiunge alla narrazione degli efficaci personaggi di contorno.

Una storia d’amore e di assenza: l’ennesimo capolavoro del grande regista che predilige gli amori impossibili e impalpabili. La voce di Mikako che rimbalza attraverso le stelle lungo linee tecnologiche avanzatissime fino alla terra si affievolisce sempre di più, ma non per questo Noboru è disposto a dimenticarla: per lui non esiste né spazio né tempo che possa spezzare il loro legame. È in qualche modo impressionante il pensiero di un tempo che scorre con parametri differenti per entrambi, un tempo che cristallizza Mikako e che fa invecchiare Noboru, ma che non può nulla per cancellare i loro sentimenti.

La storia è descritta col flusso di coscienza e monologo interiore dei due protagonisti che spesso si sovrappongono per rendere meglio l’effettiva distanza che li separa, nonché la solida vicinanza dei loro cuori. L’universo attraverso cui viaggia Mikako è uno spazio che la mangaka ci fa solo intravvedere quasi a restituircene l’impalpabilità. I disegni sono ridotti quindi all’essenziale e mentre Mikako non cambia di un millimetro, Noboru da adolescente diventa uomo.

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Questo amore che viaggia tra le stelle ha un che di misterioso e insondabile; suscita emozioni forti perché gioca sul grande mistero dell’universo, sulla luce delle stelle che impiega anni per giungere a noi, sui mille perché che non ancora non hanno trovato una risposta, sul nostro essere infinitesimamente piccoli e sospesi in un’immensità in continua espansione.

La Voce delle Stelle non è solo l’omaggio al potere imperituro dell’amore: è un’occasione per riflettere sulla grandezza e allo stesso tempo fragilità dell’essere umano che anela le stelle pur sapendo che, forse, non potrà mai raggiungerle.

Capolavoro.

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