Recensione – Martyrs: capolavoro o fumo negli occhi?

Pubblicato il 2 Novembre 2015 alle 20:00

La febbre di Halloween non ha portato con se solo i dolcetti o gli scherzetti, ma anche tantissime pellicole horror più o meno note che da buon cultore del genere mi sono sentito in obbligo di riesumare, gustandomi per l’ennesima volta alcuni fra i miei film preferiti. O, come nel caso di Martyrs, recuperare pezzi fondamentali del catalogo orrorifico mondiale suggeriti da fedeli (e perfidi) amici. E così eccoci qui.

Era il 2008 quando il francese Pascal Laugier si presentò alla folla della 61° edizione del Festival di Cannes con Martyrs, pellicola da lui scritta e diretta che fin da subito suscitò non poche polemiche.

In Francia il film fu largamente censurato e vietato ai minori di 18 anni, cosa che nel paese del fromage non avveniva da vent’anni. Il divieto fu poi abbassato ai 16, grazie alle proteste della produzione, del cast, e di altri attori e registi internazionali promotori dell’anti-censura. In Italia, la pellicola di Laugier è arrivata attraverso i prestigiosi tappeti rossi del Festival di Roma, e la sua fama è cresciuta a dismisura.

Per quale motivo?

Per via delle numerose scene di torture, per la violenza esagerata, per la crudeltà di alcune sequenze? No. Non sono questi i punti di forza di Martyrs. Ad un primo impatto può sembrare così, ma nessuna delle scene mostrate in questo film è tanto devastante come l’alone di leggenda che si è formato intorno ad esso vogliono farci credere. In Hostel (o nell’altro capostipite dell’horror francese moderno, Frontiers), per fare un esempio, troveremo sequenze molto più disgustose e aberranti.

La fama di Martyrs viene dal suo essere misterioso. O meglio, dal suo “voler essere misterioso”, che sfortunatamente tracolla nell’essere confusionario e inconcludente.

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Ecco, definirei Martyrs come un film inconcludente. E anche un tantino pretenzioso.

La trama è presto detta. Una bambina è stata fatta prigioniera da una specie di setta che la tortura giorno dopo giorno, apparentemente senza motivo. La piccola, di nome Lucie, riesce a scappare e diventa amica di Anna, ma i traumi che ha riportato a causa delle sevizie sono gravi e irreparabili. In più, c’è un demone che la perseguita.

Anni dopo le due sono cresciute, e Lucie irrompe nella villa di un’allegra famigliola felice e la stermina a colpi di fucile: padre, bang, madre, bang, figli, bang, uno dopo l’altro senza pietà o ragione. Ma c’è una ragione. Padre e madre anni prima l’avevano rapita e torturata.

Lucie spera in questo modo di aver saziato il demone vendicativo che la tormenta, ma la sua amica Anna scoprirà ben presto che non è così.

La cosa positiva di Martyrs è la sua molteplicità di situazioni. Sembra un torture-porn. Può sembrare un film di possessione demoniaca. Può passare per revenge movie. Però alla fine, mischiate tutti questi generi, che cosa resta?

Un bel niente. Ecco perchè un film inconcludente.

Per circa quaranta minuti veniamo spinti a credere che sia Lucie la protagonista, ma il film vira in direzione di Anna e scopriamo il vero intento della setta di torturatori: pare che sia un limite di sopportazione al male che ci viene fatto, oltre il quale finiamo in uno stato di pre-morte e diventiamo martiri. La setta tortura gente con il solo scopo di farli finire in questo stato zen di pace assoluta, nel quale ogni dolore svanisce e si solleva il velo sui misteri della vita e della morte.

Ed ecco perchè un film pretenzioso.

Nessuno può sollevare quel velo. E il regista gioca su questo aspetto concludendo il film con un bel punto interrogativo empiricamente incontestabile. Traduzione: una grossa, grassa e tonda paraculata.

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Anna sopporta tormenti giorno dopo giorno dopo giorno e alla fine scopre cosa c’è dopo la morte, scopre il mistero della vita, lo rivela a Mademoiselle (questo il nome in codice del leader della setta) e la vecchia decide di tenerselo per se, sparandosi in bocca prima di rivelarlo ai suoi fedeli e folli sudditi.

E anche lo spettatore, ovviamente, rimane deluso. Guardare Martyrs è come fare una gara al termine della quale sai che troverai qualcosa, solo che quando tagli il traguardo non c’è nessuno a consegnarti alcun premio. Te ne torni a casa a mani vuote.

Ecco perchè la paraculata. Lo scopo del film è effimero, il suo intrinseco significato fughesi,  il finale assente.

E perfino la tanta osannata violenza, che pare abbia scandalizzato mezzo mondo e quell’altro, quando c’è da spingere il piede sull’acceleratore decide di schiacciare il freno, e pure bruscamente: si, c’è qualche polso che viene scartavetrato con un coltello da cucina, un cranio spaccato a colpi di martello, ma la scena dello scuoiamento non viene mostrata affatto, auto-censurata da uno stacco che si apre in dissolvenza sul suo diretto risultato.

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Ironicamente, le sequenze più crude, quelle che a volte ci fanno sussurrare “basta”, sono quelle durante le quali Anna viene pestata a sangue, percossa ripetutamente con calci e pugni, da mattina a sera. E si, il senso di tormento e sofferenza e agonia che quella poveretta sta passando riusciamo a percepirlo bene, il film in questo eccelle rispetto ad altri più smaccamente esagerati, proprio perché risulta estremamente crudo e realistico.

Ora la domanda chiave.

Di cosa parla per me questo film? Di cosa c’è dopo la morte? Ma per favore.

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Martyrs è un film sull’egoismo e sull’ipocrisia della razza umana. Mademoiselle e i suoi fedeli ambiscono a svelare il mistero della morte ma nessuno di loro è disposto a provare l’agonia sulla propria pelle. Addirittura, scoperto l’arcano, il leader della setta preferisce togliersi la vita e godersi il frutto del lavoro (e della sofferenza) di altri e portarsi il segreto nella tomba.

I più cinici potrebbero sostenere che il suicidio di Mademoiselle implichi che dopo la morte ci aspetta qualcosa di meraviglioso, e che tanto vale farla finita e raggiungerlo subito. Ma, in questo caso, lo scopo della pellicola sarebbe quello di istigare al suicidio, quindi preferisco di gran lunga la mia chiave di lettura.

Halloween non mi ha portato nessun dolcetto, ma in quanto a film dell’orrore il discorso cambia: non perdetevi i prossimi focus sui più discussi horror degli ultimi anni … Ci sarà da divertirsi.

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