Recensione The Walking Dead #36: una guerra senza vinti

Pubblicato il 21 Ottobre 2015 alle 09:59

Si conclude in questo numero Guerra Totale, il più lungo arco narrativo della serie, con un memorabile faccia a faccia fra Rick e Negan. Il tutto nella speranza di un mondo migliore.

Se c’è una cosa che Robert Kirkman ha dimostrato di saper fare è raccontare di personaggi estremamente realistici e di situazioni tremendamente sorprendenti.

E’ quello che succede nell’ultimo capitolo di Guerra Totale, lo story-arc più lungo della zombie-serie più famosa al mondo, durato ben 12 numeri (della serie americana, raccolti in sei albi qui in Italia): Kirkman scrive dei suoi estremamente realistici personaggi e ci sorprende con una trovata inaspettata.

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Nel corso della guerra più volte ci era stato suggerito che, alla fine, uno fra Rick e Negan non sarebbe sopravvissuto. La parola guerra nel titolo, del resto, non faceva presagire nulla di buono, dato che un conflitto termina solo quando uno dei due schieramenti viene sconfitto. In questo caso, però, non è stato affatto così. Ecco perchè The Walking Dead è così dannatamente interessante, dopo tutti questi anni. Ecco perchè la serie tv va a gonfie vele e straccia ogni record. Ecco perchè Kirkman è un genio.

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Lo scrittore del Kentucky sapeva benissimo di aver tirato fuori dal cilindro un villain così ottimamente caratterizzato da non poterlo semplicemente uccidere. Anche perchè quello di The Walking Dead non è l’Universo Marvel, né l’Universo DC, e quando un personaggio muore non finisce in un limbo editoriale per rifarsi l’acconciatura, un nuovo costume e prepararsi a tornare in pista un paio d’anni dopo.

In The Walking Dead chi muore muore. Quando va bene.

E allora cos’ha pensato di fare Kirkman? Il paraculo. In una parola. Nell’accezione più positiva del termine, ovviamente. Perchè, come ho detto prima, Kirkman è un assoluto genio, e la cosa che gli riesce meglio è sorprenderci.

Il padre di TWD era perfettamente conscio del fatto che i fan della serie si fossero affezionati allo psicotico ed esageratamente sboccato Negan: dal suo esordio nella serie, durante lo storico numero 100, Negan si è imposto a suon di “cazzo” e “vaffanculo” e un umorismo tarantiniano che ha stregato i fan.

Il capo dei Salvatori si è così assicurato un posto fisso nella serie, e a questo punto toglierlo di mezzo sarebbe stato deleterio per Kirkman e per la serie stessa, che aveva trovato proprio in Negan una fonte di comicità (per quanto malata e perversa) che nessuno degli altri personaggi poteva garantire.

Se Rick lo avesse sconfitto e ucciso, la serie avrebbe perso non solo l’imprevedibilità che la contraddistingue, ma anche quella vena umoristica che abbondava a dismisura nelle scene in cui Negan e la sua Lucille erano presenti.

Ecco perchè Kirkman è un paraculo. Nel senso buono, chiaro. Ed ecco anche perchè è un genio. Non molti avrebbero avuto il coraggio di fare questa scelta. Solo i geni sanno prendere questo tipo di decisioni e farle apprezzare anche agli altri.

Rick che decide di risparmiare Negan, così da mostrargli quanto sia sbagliata la sua filosofia di vita? Che gli uomini possono convivere fra loro, senza combattersi, e unire le forze per respingere gli zombie? Narrativamente parlando, e tenendo conto dell’evoluzione caratteriale e psicologica dei personaggi, è una scelta che sta in piedi alla grande.

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Certo è che molti potrebbero sentirsi offesi o presi in giro da questa trovata. Vuol dire che l’assassino di Glenn e di tanti altri rimarrà impunito? Che proprio Rick, colui che più volte ha ucciso senza pensare pur di sopravvivere, proprio adesso si riscopre pio e caritatevole nei confronti di un pazzo omicida che tanto ha messo in pericolo lui e i suoi cari?

Come sempre si tratta di punti di vista.

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L’unica cosa che metterà tutti d’accordo è sicuramente lo straordinario talento artistico di Charlie Adlard. Le sue matite sono affilate come coltelli, il suo tratto realistico è reso crudo e brutale dal bianco e nero della serie, e le vignette colme di zombie trasmettono un senso di claustrofobia e terrore che permea la pagina, trasuda dalla carta e ci attanaglia il cuore.

Con un ottimo ritmo cinematografico anche le scene dialogate (parecchie in questo episodio),  scritte magistralmente da Kirkman. Spicca su tutte il confronto tra Rick/Negan, nella parte centrale dell’albo, e il commovente monologo di Carl: “Ti diranno che ti ci abituerai. A quella sensazione di tristezza e di paura. Diranno che le cose andranno meglio quando imparerai ad ignorarla” rivela a Mikey, che ha appena perso suo padre. “Non ascoltarli. Aggrappati a quella sensazione, ricordala … Non permetterti di dimenticarla. E’ troppo facile da perdere.”

Che dire. Tale padre, tale figlio.

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