Deadly Class vol. 1: Remender descrive gli USA degli anni ottanta – RECENSIONE

Pubblicato il 14 Ottobre 2015 alle 11:15

C’è una scuola frequentata da studenti che imparano a utilizzare le loro doti! No, non sono mutanti e meno che mai adolescenti perseguitati! Questi non sono gli X-Men ma i protagonisti di Deadly Class, dirompente serie Image pubblicata da Panini Comics!

Sono ormai lontani i tempi in cui l’Image, casa editrice fondata da Todd McFarlane e altri transfughi della Marvel, pubblicava fumetti che erano, a parte qualche eccezione, brutte copie dei comic-book della House of Ideas. Nel catalogo dell’etichetta statunitense, infatti, si annoverano oggi opere intriganti e spesso innovative.

L’Image non ha paura di sperimentare e da quando la Vertigo, linea adulta della DC, è stata ridimensionata parecchi cartoonist hanno proposto proprio alla Image i loro prodotti creator owned.

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Deadly Class entra a pieno titolo nel discorso. Concepita da Rick Remender, acclamato scrittore di Punisher War Journal, Uncanny Avengers, Captain America e altri comic-book di un certo rilievo, è una serie geniale incentrata su un gruppo di adolescenti problematici.

Non è però un fumetto di supereroi e anzi il contesto in cui si svolge la story-line è realistico. Remender ha usato il concetto dei teenager nei guai che si trovano in una scuola, tipico degli X-Men, per delineare una trama dirompente.

Le avventure di Deadly Class si svolgono nel 1987, in piena era reaganiana, e gli Stati Uniti descritti dall’autore sono caratterizzati dallo yuppismo dilagante. Non mancano riferimenti alla musica dell’epoca che di sicuro emozioneranno coloro che l’hanno vissuta.

Il protagonista del comic-book, Marcus Lopez Arguello, è un teenager dal passato traumatico che ha perso ogni voglia di vivere, odia a morte Reagan e intende ucciderlo per motivi che saranno spiegati in questo tp che include i primi sei numeri della testata originale.

E’ finito tuttavia nel mirino della polizia e qualcuno l’ha tenuto d’occhio, reputandolo degno di diventare un abile assassino. Ed è così che Marcus si unisce alla Scuola Kings Dominion delle Arti Letali gestita dal misterioso Lin. In questo istituto non si insegnano letteratura o matematica. Gli studenti sono infatti tutti figli di criminali e apprendono i rudimenti dell’omicidio.

Il corpo studentesco è inoltre suddiviso in gruppi e tra le loro fila abbondano sadici, psicopatici e balordi di vario tipo. Va da sé che Marcus rimane subito coinvolto in una sequela di situazioni agghiaccianti e il sangue e i decessi si sprecheranno.

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Marcus ha per giunta un nemico proveniente dal suo passato, uno schizoide omicida che definire pericoloso è un eufemismo e ha pessime intenzioni nei suoi confronti. Remender costruisce quindi una trama dal ritmo veloce e sincopato, valorizzata da testi incisivi e hard-boiled e dialoghi pulp perfetti per un film di Tarantino. Sullo sfondo però si colgono gli echi della contrapposizione tra il capitalismo reaganiano e le istanze contestatarie post-punk degli anni ottanta.

E c’è un acre sarcasmo nei confronti della generazione dei Figli dei Fiori, evidente nella spassosa sequenza relativa a Marcus e a un suo delirante ‘viaggio’ con l’LSD.

Deadly Class si basa su un’idea realmente originale. Ha dalla sua un ampio e variegato cast di personaggi, tutti caratterizzati da peculiari idiosincrasie: afroamericani aggressivi fissati con il rap dei Public Enemy; ragazze latine dagli impulsi sessuali irrefrenabili; biondine razziste provenienti dalle zone più arretrate degli Stati Uniti; nerd che possono comunque uccidere qualcuno senza pensarci due volte e così via. Insomma, Remender ha fatto un lavoro con i fiocchi e, almeno a giudicare da questo iniziale story-arc, Deadly Class è imperdibile.

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I disegni del canadese Wes Craig sono magnifici. Lo stile richiama di tanto in tanto le soluzioni visive di Frank Miller e Steve Rude ma rimane personale ed è impreziosito da un’attitudine indie, una cura dei dettagli sorprendente e una sensibilità cinetica che anima letteralmente ogni pagina ed emerge in maniera esplicita nelle sequenze d’azione.

Craig compie esaltanti esperimenti con il lay-out che catturano immediatamente l’attenzione. Bisogna altresì lodare i colori di Lee Loughridge che, fedele allo spirito di Deadly Class, usa una tecnica anni ottanta basata sull’accostamento di sfumature cromatiche senza mischiarle tra loro, con risultati di grande impatto visuale. Insomma, se volete provare un fumetto diverso dai soliti, orientatevi su Deadly Class. Non ve ne pentirete.

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