Alla scoperta dei fantasmi protagonisti del folklore giapponese

Pubblicato il 20 Ottobre 2015 alle 11:00

Nel panorama occidentale, la cultura che riguarda e comprende spiritismo, paranormale e miti folkloristici è ormai più ridicolizzata e parodiata piuttosto che temuta e rispettata, complici soprattutto le tante trovate commerciali quali film, falsi documentari, e programmi televisivi. L’idea di fantasma è associata al classico lenzuolone bianco che trascina catene metalliche, o a cimiteri infestati, o ancora a vecchi castelli maledetti tappezzati di quadri capaci di muovere gli occhi.

È curioso constatare come, scostandoci sulla cultura orientale, i fantasmi, le creature mostruose, gli spiriti e i demoni siano così tanto diversi non solo da come vengono rappresentati nella nostra cultura, ma anche tra di loro, dando così vita a una vera e propria antologia di miti e di leggende legati a essi e alle tradizioni che li riguardano.

Obake/Bakemono

Gli obake sono creature mitologiche appartenenti al folklore giapponese il cui nome significa letteralmente: “cose che cambiano”, e questo proprio come conseguenza dei loro poteri da mutaforma.

Solitamente, le loro forme più comuni sono quelle di animali selvatici, ma non è raro anche ritrovarli con le apparenze di esseri umani o addirittura di oggetti (e in questo caso assumono il nome di tsukumogami) o di piante. Nella religione scintoista, molto diffusa su suolo giapponese, esiste la credenza che anche gli oggetti inanimati possano infatti sviluppare e acquisire un’anima. Questo avviene solamente dopo che l’oggetto ha vissuto assieme all’uomo per almeno cento anni, ecco perché gli tsukumogami sono solitamente oggetti casalinghi antichi come ombrelli, vasi, armadi.

bakemono-bakeneko

(Bakeneko, un feroce obake sviluppatosi da un comunissimo gatto che ha raggiunto dimensioni spropositate e che, talvolta, arriva addirittura a nutrirsi di esseri umani per sfamarsi.)

Gli obake sono relativamente innocui – con le dovute eccezioni – e il loro unico intento è quello di burlarsi degli esseri umani, senza reali intenzioni maligne.

Yokai

La parola yokai deriva dal kanji che assume il significato di: “attrattivo, calamità, apparizione”. Il vocabolo può anche essere comunemente usato per indicare un fenomeno sovrannaturale e incontrollabile.

Gli yokai solitamente possono assumere la forma di un animale, come gli obake, oppure quella di creature fantastiche. Tra i più famosi yokai è d’obbligo citare i popolarissimi kappa, abitanti dei fiumi con il corpo antropomorfo, il becco a punta e la testa calva.

yokai-gashadokuro

(Gashadokuro, uno degli yokai più spaventosi che vagano nelle notte buie, di solito nelle campagne deserte. Si dice che queste creature siano le reincarnazioni dei soldati morti in battaglia e che ora, affamanti, si spostino continuamente alla ricerca di ciò che possedevano quando erano in vita.)

Uno yokai ha doppia natura: o è un portatore di fortuna e saprà migliorare la vita a colui che lo incontrerà sul suo cammino, oppure potrà rivelarsi molto pericoloso e colpire i passanti con i suoi poteri sovrannaturali per farli incombere in sventure e disgrazie. Un’entità maligna di questo tipo, secondo la tradizione buddista, prende il nome di tengu.

Molto spesso lo yokai, prima di diventare tale, era un comune essere umano trasformatosi dopo la morte in una creatura dalla forma grottesca che calca alla perfezione i vizi o i peccati commessi dall’uomo quando era in vita.

Oni

Tradotta letteralmente, parola che significa: “demone, demonio, orco”.

Sicuramente tra le creature più spaventose, terrificanti e pericolose di tutto il panorama giapponese. Gli oni hanno l’aspetto di enormi mostri muscolosi muniti di zanne aguzze, corna, artigli affilati, e il colore della loro pelle può variare dal rosso al blu.

oni

Il luogo in cui gli oni nascono e risiedono è l’Inferno stesso. Infatti, molto spesso accade che, prima di diventare demoni, gli oni fossero semplici esseri umani la cui anima è stata condannata a risiedere in questo corpo spaventoso che dimora nelle viscere degli inferi.

All’Inferno, gli oni diventano dei veri e propri seviziatori di anime, costringendo i morti a un’eternità di sofferenze atroci e pene senza fine. Non è raro, tuttavia, che questi demoni decidano di tormentare anche gli esseri umani ancora in vita. Chi sarà protagonista di un incontro ravvicinato con uno di loro rischierà di essere fatto a pezzi e di venire divorato senza alcuna pietà. Dopo il sopraggiungere della morte, la sua anima sarà trascinata all’Inferno proprio dall’oni.

Yurei

Gli yurei sono quelli che più si avvicinano all’idea di fantasma inteso come nella cultura occidentale. Solitamente presentano un aspetto femminile, e sono vestiti con kimono o abiti rigorosamente bianchi, di solito svolazzanti al vento, e il viso è ricoperto da una lunga massa di finissimi capelli neri.

Si tratta di spiriti inquieti, anime vaganti in cerca di vendetta o di pace, in quanto hanno subito morti violente e hanno patito sofferenze atroci prima di trapassare nell’Aldilà. Oppure ancora, sono tristi vittime di suicidio, e la loro condizione nasce da uno stato di angoscia che non sono riusciti a sopprimere nemmeno togliendosi la vita.

yurei2

Gli yurei, a loro volta, si suddividono in altre categorie, considerando la vastissima qualità di spiriti che occupano e infestano il suolo nipponico.

Vediamone i sette principali.

Onryō

Un onryo è uno spirito che è rimasto legato alla vita terrena a causa dei forti sentimenti ed emozioni che ancora lo accompagnano, nonostante il trapasso dell’anima. Solo le emozioni molto pesanti e intense possono trattenere uno spirito sulla terra, sentimenti quali rabbia, gelosia e vendetta ne sono le cause principali. Ecco perché molto spesso si tratta di spiriti femminili che sono stati vittime di tradimento o di violenze da parte degli amanti. Proprio per questo motivo, inoltre, le vittime predilette degli onryo sono soprattutto i maschi.

A causa di questi impulsi violenti che ancora animano il loro spirito, gli onryo sono molto pericolosi, capaci di aggredire un essere umano o di lanciare potenti maledizioni a chi prova interagire con loro o a chi osa provocarli.

Si dice che a volte possono risultare i diretti responsabili di catastrofi naturali come terremoti ed esplosioni vulcaniche.

Un esempio cinematografico? Sicuramente Sadako Yamamura di “Ring”.

onryou

Gli onryo si mostrano con l’aspetto che aveva la persona al momento della sua morte, e non è raro quindi trovarsi davanti a spiriti ancora insanguinati, o deformati dalle ferite e dalle mutilazioni che li hanno condotti alla morte.

La prima vittima di un onryo sarà sicuramente la persona, o le persone, che gli hanno causato direttamente il male e poi, con il trascorrere degli anni, se lo spirito non troverà pace, la cerchia si allargherà e le loro punizioni diventeranno vere e proprie maledizioni.

Non è mai facile liberarsi della maledizione di un onryo. Se non vi ucciderà immediatamente, la sua presenza vi torturerà in ogni luogo, persino nei vostri sogni.

Il primo onryo di cui si ha testimonianza scritta e tramandata è il principe Nagaya, vissuto in epoca imperiale dal 684 al 729. Si narra che il principe fu incastrato dai suoi stessi figli e accusato ingiustamente di un crimine che non aveva commesso. Come condanna fu imposto il suicidio forzato, pena capitale molto diffusa nel Giappone dell’epoca. Poco prima di compiere il gesto fatale, Nagaya scagliò una maledizione che colpì gli stessi figli che lo avevano condannato. Tutti loro morirono per un’epidemia nel 737.

Ubume

Anche qui la presenza femminile prevale, anzi, ne è l’esclusiva, dato che un ubume è, per definizione, lo spirito di una donna morta durante il parto. La loro prigionia nel nostro mondo è infatti data dal forte sentimento che ancora le tiene unite ai loro figli. Il fantasma della donna rimarrà legato al piano terreno proprio per non abbandonare nuovamente il figlio, e infesterà il luogo in cui ha dato alla luce il bambino che non ha avuto occasione di allevare.

Gli ubume sono soliti apparire nelle notti piovose e fredde. Hanno l’aspetto di donne vestite con larghi abiti bianchi, il più delle volte ricoperti di sangue, e con il volto coperto. Tengono in braccio un fagotto – insanguinato anche quello – che rappresenta proprio il figlioletto che non hanno mai potuto stringere al petto. I loro lamenti e i loro pianti disperati sono udibili anche a grandi distanze ma, una volta incontrato lo spirito, esso tende a volatilizzarsi e a svanire nel nulla.

ubume

In certi casi, la donna svanisce solo dopo aver consegnato il fagotto che tiene in braccio alla prima persona corsa per aiutarla. Lo spirito vi affiderà il figlio e sparirà, e voi vi ritroverete a stringere in braccio un involucro di fasce e coperte molto pesanti. Quando ne svelerete l’interno, vi accorgerete che in realtà ciò che stringete al petto non è altro che una pietra con le sembianze di un neonato.

Questa condanna non colpisce solo le povere donne morte di parto, ma anche quelle vittime di vere e proprie condanne che superano i limiti dell’umano.

Spesso madri e figli appena nati, in antichità, erano vittime del rituale dell’Hitobashima. Era tradizione, infatti, seppellire corpi umani ancora vivi all’interno delle costruzioni quali mura, ponti, torri e pilastri come sacrificio alle divinità in modo che tenessero protetti gli edifici da calamità naturali.

Goryō

La parola goryo significa letteralmente “anima onorevole”. Questo a dimostrazione che, anche nell’Aldilà, i nobili e i privilegiati ottengono una categoria tutta loro.

I goryo sono solitamente anime vittime di un’ingiusta pena di morte, provenienti da classi nobili o aristocratiche.

goryo

Sicuramente si tratta di spiriti più equilibrati e meno pericolosi per i viventi, dato che in loro risiede ancora un animo giusto e nobile che difficilmente perseguiterà gli innocenti, e le loro uniche vittime saranno i diretti responsabili della loro ingiusta morte.

Per dare pace all’animo di un goryo la soluzione è risolvere l’ingiustizia o il mistero che si cela dietro la loro condanna, e di conseguenza poi punire i veri colpevoli che prima dovranno essere in grado di confessare volontariamente i loro peccati.

Si dice che spesso le morti improvvise all’interno di casate nobiliari o di famiglie altolocate siano proprio provocate dallo spirito di un goryo inquieto ancora in cerca di giustizia. Piaghe, malattie, carestie, incendi misteriosi o incidenti sono molto spesso segno della presenza di un goryo che non ha ancora trovato la pace nel mondo ultraterreno.

Funayūrei

Il suo nome significa letteralmente “fantasma delle navi” e, come si può facilmente intuire, è uno spirito dell’acqua che vive nelle profondità dei mari, primo responsabile dei disastri oceanici e degli affondamenti delle imbarcazioni.

Si dice che i funayurei siano gli spiriti di coloro che sono naufragati in mare o che si sono perduti nelle vastità oceaniche fino a trovare la morte. Anime che non hanno trovato la pace e che vagano ancora per gli oceani, seminando distruzione e disastri naturali. Quando riescono a impossessarsi dell’anima di un essere umano, la trascinano nel fondo dell’oceano rendendola una di loro.

funayuurei

I marinai giapponesi sono tutt’oggi molto superstiziosi a riguardo e nutrono il più profondo timore per questi pericolosissimi spiriti marini.

È durante le notti nebbiose o senza luna che è più facile vederli apparire, e anche il mare in burrasca è un chiaro segno della presenza molesta di un funayurei. Si dice che siano loro a provocare le gigantesche onde che trascinano le navi sott’acqua, facendole affogare. Questi spiriti infatti vagano muniti di un grande mestolo o di altri contenitori con i quali raccolgono l’acqua marina e la rovesciano addosso alle imbarcazioni.

Sono anche abili a camuffarsi tra i marinai della ciurma. In questo caso, bisogna fare molta attenzione nel caso in cui uno di loro domandi un recipiente, come ad esempio un barile, perché lo funayurei lo rovescerà sul pavimento della nave e dal contenitore inizierà a uscire un’infinita quantità d’acqua che non si arresterà fino a che l’imbarcazione non sarà affondata. Per prevenire questo disastro, ancora oggi i marinai tengono conservato un barile con il fondo bucato, in modo da ingannare lo spirito e renderlo innocuo.

I funayurei sono soliti ingannare gli umani anche con altri stratagemmi. In passato, per illuminare la costa quando non esistevano ancora i fari, gli abitanti delle città marittime piazzavano una serie di lampade e lanterne per guidare la rotta dei marinai verso la terraferma. I funayurei spostavano le luci e le posizionavano in mare aperto, facendo così sbagliare direzione alla nave e lasciandola in balia dell’oceano, persa per sempre.

Zashiki-warashi

Non c’è nulla di cui aver paura nel caso doveste imbattervi in uno zashiki-warashi. Essi sono, infatti, tra gli spiriti più innocui e benevoli di tutto il folklore giapponese, portatori di fortuna e di grandi ricchezze.

Il loro nome deriva dai vocaboli “zashiki” che significa salotto, e da “warashi”, termine utilizzato soprattutto nel nord del Giappone per indicare un bambino.

Si presentano con l’aspetto di bambini, sia maschi che femmine, di solito molto ben vestiti con abiti tradizionali (kimono o yukata), con lunghi capelli neri pettinati accuratamente dietro le spalle.

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Se lo spirito di uno zashiki-warashi è particolarmente mite e silenzioso, può capitare che nemmeno il padrone della casa infestata si accorga della sua presenza. Il più delle volte, tuttavia, questo spirito ama dare segni della sua presenza giocando piccoli scherzi agli abitanti della dimora.

Uno dei segni più evidenti dell’infestazione da parte di uno zashiki-warashi è la presenza di impronte di piedini sul pavimento, oppure il ritrovamento di oggetti spostati, oppure ancora l’udire risate di voci infantili e musiche antiche attraverso le pareti. Vengono anche chiamati “fantasmi dei cuscini”, in quanto amano burlarsi del padrone di casa sottraendogli il cuscino da sotto la testa mentre sta dormendo.

Non bisogna mai tentare di cacciare via o di esorcizzare uno zashiki-warashi, poiché questo gesto recherà sfortuna e decadenza alla casa e ai suoi abitanti. Al contrario, proprio perché è uno spirito che porta fortuna, denaro e prosperità, è bene accoglierlo gentilmente e lasciargli come da tradizione del cibo (preferibilmente dolcetti, molto amati dai bambini), oppure qualche giocattolo come bambole o palle.

Fantasmi dei samurai

Il Giappone è un paese che non si è risparmiato in fatto di battaglie, lotte e guerre, e la sua terra ha avuto modo di accogliere il sangue di molti combattenti valorosi, nel corso dei secoli. I guerrieri più celebri che si distinguono per il loro spiccato senso dell’onore e per l’integrità d’animo sono sicuramente i samurai le cui anime, così si dice, continuano a vagare nel piano terreno, non avendo trovato la pace dopo la morte.

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Sicuramente, il panorama giapponese è zeppo di racconti e leggende che hanno come protagonisti questi coraggiosi guerrieri che continuano a vivere non solo come spiriti, ma anche come ricordi nella tradizione popolare. Il più celebre e famoso fantasma, che ancora oggi si dice infesti il nostro mondo, è quello del primissimo guerriero samurai della storia: Taira no Masakado, vissuto tra il 903 e il 940.

Il samurai si batté per l’indipendenza della regione del Kanto e contrastò il governo del vecchio imperatore, diventando lui stesso il regnante e governando su tutto il Giappone. In risposta, l’imperatore usurpato e desideroso di vendetta pose una grossa taglia sulla sua testa. Masakado fu ucciso e successivamente decapitato. La sua testa mozzata dal corpo fu portata a Kyoto e lì fu mostrata davanti all’intero popolo giapponese.

La leggenda narra che la testa di Masakado prese inaspettatamente il volo e si allontanò da Kyoto per tornare nel Kanto, dove era stato ucciso, e ricongiungersi al suo corpo. La testa, esausta, a un certo punto cadde dal cielo e finì per le strade un piccolo villaggio. Gli abitanti si preoccuparono di lavarla, di seppellirla e di erigere un memoriale in suo ricordo.

Quella terra porta infatti ancora il nome del samurai: “Masakado no Kubiza”, ossia “Le colline di Masakado”. E dal luogo sorto nel punto in cui la testa fu sepolta nacquero le fondamenta per la capitale del Giappone: Tokyo.

Ancora oggi, il luogo in cui si dice che la sua testa riposi ancora (Otemachi), rimane sacro e inviolabile dagli abitanti di Tokyo.

Questa è ovviamente solo una delle leggende che accompagnano le tante morti dei samurai ancora sulla terra per preservare il loro onore.

Fantasmi seduttrici

Non sono spiriti in cerca di vendetta, ma sono fantasmi di donne che, anche dopo la morte, decidono di sedurre e di far innamorare un essere umano. In certi casi non è raro che il malcapitato scopra di aver a che fare non con una donna bellissima, e nemmeno con un fantasma, ma con un vero e proprio demone che ha assunto vesti da incantatrice solo per divorargli l’anima.

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Una leggenda narra che, una notte, una giovane donna fu vista vagare nel buio reggendo con sé solo una lanterna. La donna si fermò alla casa del samurai Ogiwara Shinnojo, in cerca di riparo per la notte. L’uomo si innamorò a prima vista della donna e le giurò immediatamente amore eterno. Da quel giorno, la fanciulla cominciò a far visita ogni sera a Ogiwara, lasciando la casa sempre prima dell’alba.

Un vicino del samurai, insospettito dalla strana presenza della donna, decise di spiare i due amanti sbirciando attraverso le finestre della casa. Quello che vide lo spaventò a morte. Ogiwara non si trovava nel letto assieme a una splendida fanciulla, ma abbracciato a uno scheletro.

Il vicino avvertì subito Ogiwara che si premurò di ricoprire la casa di talismani protettivi. Quella stessa notte, la donna si ripresentò e, non potendo varcare la soglia dell’abitazione, cominciò a chiamare il nome di Ogiwara dall’esterno. L’uomo, ancora follemente innamorato, non riuscì a resistere a lungo, e decise di farla entrare lo stesso.

Il giorno seguente, il poveretto fu trovato morto, giacente accanto a uno scheletro.

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