Padri e figlie: un grande ritorno di Muccino – RECENSIONE

Pubblicato il 11 Ottobre 2015 alle 11:14

Torna Gabriele Muccino con il suo nuovo attesissimo “Padri e Figlie”, film in cui dirige veri pezzi da novanta del mondo del cinema, da Russell Crowe passando per Amanda Seyfried e Jane Fonda.

Cosa ci rende le persone che diventiamo nell’età adulta? Quali sono quei fattori, quelle cause che producono gli effetti che ci accompagnano una volta abbandonata l’infanzia? A queste difficilissime domande prova a rispondere il regista italiano Gabriele Muccino, che presenta il suo nuovo film “americano” dopo gli acclamati “La ricercà della felicità” e “Sette Anime” che tanto successo hanno riscosso tra critica e soprattutto pubblico.

Muccino si addentra qui in un tema delicatissimo ovvero il rapporto tra genitori e figli, qui impersonati da Russell Crowe e la piccola ma talentuosa Kylie Rogers e Amanda Seyfried, rispettivamente interpreti di Katie Davis da bambina e da adulta.

Jake Davis (Russell Crowe) è uno scrittore di successo con una bellissima figlia, Katie, che perde sua moglie in seguito a un incidente automobilistico. Si ritrova così a crescere la piccola Katie da solo e a combattere contro un morbo che gli causa attacchi epilettici; è così costretto a intraprendere una cura di sette mesi in una clinica specializzata, stando così lontano da sua figlia che viene affidata per questo periodo ai suoi zii.

Al suo ritorno Jake dovrà lottare per sua figlia che vuole essere adottata dagli zii e per il suo lavoro in quanto il suo ultimo libro non ha avuto il successo sperato e questo lo porterà a scrivere il suo ultimo libro che parla proprio di lui e della piccola Katie il cui titolo è appunto “Padri e figlie”. Oggi Katie è una splendida ragazza di 27 anni, laureata in psicologia, che si porta dietro i traumi della sua infanzia con tutto ciò che questo comporta, in primis non riuscendo ad amare.

Padri e Figlie è un film triste, triste come forse non ci si aspetterebbe: il film va avanti e indietro nel tempo con continui salti temporali che ci portano a conoscere le vicende che hanno segnato la vita della Katie bambina che cresce sola con suo padre Jake che la ama più ogni altra cosa al mondo e la Katie adulta sicura e determinata in certe situazioni e fragilissima in altre, sarà fondamentale il suo incontro con Cameron (Aaron Paul) con cui inizierà una storia d’amore in cui imparerà ad amare veramente qualcuno non senza dubbi, complicanze e debolezze.

Questo proprio per ciò che si diceva in precedenza, ovvero che tutto ciò che siamo oggi è frutto e diretta conseguenza di ciò che siamo stati da bambini, delle nostre esperienze e degli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri cari; perchè Padri e Figlie è un film che riguarda proprio tutti, tutti siamo figli e alcuni sono insieme genitori e figli.

Muccino scava a nel profondo dello spettatore che sicuramente riuscirà a immedesimarsi in più di una parte del film, si emozionerà, si commuoverà, forse verserà anche qualche lacrimuccia.

Il regista gioca con i sentimenti e le debolezze dei personaggi della sua storia oltre che con gli spettatori dipingendo un ritratto variopinto e che dir si voglia anche molto realistico della realtà e di questo bisogna dargliene atto, certo tenendo conto che c’è chi è più o meno empatico a determinati approcci registici che qui virano decisamente verso il sentimentalismo in quel cinema propriamente detto “mucciniano”, diventato proprio aggettivo per designare quelli che ormai sono i tratti caratteristici delle pellicole di Muccino, forse caso più unico che raro di regista italiano che riesce a girare film a Hollywood collaborando con tantissime star del cinema internazionale mantenendo un controllo registico invidiabile dai suoi detrattori.

Cast variopinto e da urlo che comprende il solidissimo Russell Crowe nei panni di Jake Davis, padre affettuoso innamoratissimo della piccola Katie e scrittore di successo, Crowe riesce a destreggiarsi perfettamente nel suo ruolo drammatico ma che riuscirà anche a strappare qualche sorriso; Amanda Seyfried che interpreta la Katie ventisettenne, capace di trasporre su schermo le sfumature dei suoi traumi; Aaron Paul, ossai quel Cameron che metterà in seria crisi Katie facendogli provare forse dopo tanto tempo il vero sentimento d’amore; e poi altri pezzi da novanta come Jane Fonda e Octavia Spencer qui relegate a ruoli minori ma che riescono comunque a spiccare e a essere presenti.

La piccola Kylie Rogers, per la prima volta su schermo, che interpreta la piccola Katie di sette anni è sorprendente.

Due ore piene che scorrono via in un lampo e che irrimediabilmente lasciano un misto di emozione e commozione unito al magone che accompagnerà lo spettatore durante i titoli di coda.

Bello il tema principale che accompagna la pellicola. Stupenda e toccante la scena in cui la Katie adulta vede lei da bambina correre tra le braccia di suo padre all’uscita di scuola, passato e presente che si uniscono.

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