Deadpool n.21, termina il tie-in di Axis – RECENSIONE
Pubblicato il 4 Ottobre 2015 alle 11:15
Dopo gli eventi di Axis, il mercenario chiacchierone si è trasformato in Zenpool, un uomo puro e in pace con se stesso, che ripudia la violenza ! Ma riuscirà a salvare i suoi amici della Corea del Nord dagli X-Men malvagi ? E come reagirà quando l’incantesimo d’inversione svanirà ??? Inoltre, una storia completamente fuori di testa che ci illustra i “benéfici” effetti degli impianti Roxxon sull’ambiente circostante…!!!
Deadpool è notoriamente un personaggio difficile da imbrigliare o catalogare sotto un’etichetta, in quanto follia e sregolatezza sono i suoi tratti più caratteristici e non ha mai avuto una bussola morale ben definita. Per questo motivo non è stato quasi mai incluso nei grandi eventi che ciclicamente sconquassano l’universo Marvel, di solito appannaggio di Vendicatori e dei più noti pupilli di Xavier.
Axis, però, che è l’ultima saga-evento pubblicata qui in Italia, ha coinvolto anche il mercenario chiacchierone, ormai difficile da tenere in disparte visto il sempre maggiore riscontro che ottiene dal pubblico. In realtà la sua presenza è piuttosto marginale all’interno dell’evento, mentre la sua serie personale viene coinvolta in maniera più significativa, approfittando dell’inversione di ruoli che ha coinvolto quasi tutti i supereroi e i supercriminali per via di un incantesimo finito male.
In sostanza, in Axis i buoni diventano cattivi e viceversa, in quanto viene completamente ribaltata la loro essenza e quindi la loro moralità. Come detto prima, Deadpool invece non si può incasellare precisamente in nessuna delle due fazioni, per cui il suo cambiamento sarà soprattutto “spirituale”, nel senso che l’inversione gli farà finalmente trovare la pace e l’equilibrio interiore che non ha mai avuto, portandolo a ripudiare qualsiasi forma di violenza e quindi anche l’uso delle armi.
All’improvviso, dunque, lo sboccato mercenario dal grilletto facile si trasformerà in Zenpool, una sorta di monaco zen dalle candide vesti bianco/grigie, pacifico e garbato, sempre pronto a fare la cosa giusta e perfettamente a suo agio con se stesso e il mondo che lo circonda. Peccato che gli X-Men invece siano diventati malvagi, per cui questo nuovo Wade dovrà mettere in salvo le loro “brutte copie” conosciute in Corea del Nord, ospiti della Jean Grey School per essere curate.
Il brillante duo di scrittori Brian Posehn e Gerry Duggan restano saldi al timone della serie del mercenario dal fattore rigenerante, sfruttando l’ennesimo evento Marvel per offrirci una versione davvero inedita del personaggio, e sondare ancora una volta il suo lato più triste e malinconico. Una volta tornato alla normalità, infatti, Wade accuserà ancora di più il fatto di non sentirsi mai appagato o in pace con se stesso, alla ricerca di una felicità che probabilmente non troverà mai…
Posehn e Duggan ci tengono a sottolineare quest’aspetto del “clown triste” che da sempre caratterizza la loro gestione: tutta la verve e l’ironia demenziale e dissacrante che contraddistingue il mercenario chiacchierone non è altro che una facciata, una maschera sotto la quale si cela in realtà tanta sofferenza e disagio. E’ questo sostanzialmente l’aspetto più interessante della saga di Zenpool, che per il resto punta parecchio sull’azione e meno sull’ironia, offrendo pochi spunti e battute degni di nota. Un Deadpool così atipico invece si sarebbe potuto sfruttare meglio, più che altro per creare qualche gag o siparietto comico in più…
Anche la parte grafica, che in quest’ultima parte del tie-in con Axis alterna il disegnatore regolare Mike Hawthorne a Mirko Colak, non offre particolari guizzi, benché Hawthorne sia molto preciso e pulito nel tratto, ma forse un po’ troppo “ingessato” e convenzionale per un personaggio folle come Wade, mentre Colak ha uno stile più cupo e impreciso, che però non lascia particolarmente il segno e risulterebbe più adatto ad un fumetto noir.
Fortuna che quando una storia è un po’ carente sul lato dell’ironia ci si riprende subito con quella successiva, dove i due autori danno sfogo a tutta la loro dirompente verve comica. Quelle che prima erano le finte “storie perdute” ambientate nel passato stavolta lasciano spazio a una specie di storiella edificante per bambini, sempre illustrata magistralmente da un incontenibile Scott Koblish, che semplifica e ingrezzisce di proposito il suo tratto, accompagnato da una particolare colorazione di Val Staples, che sembra realizzata a matita da un bambino.
Ovviamente il racconto in questione è tutt’altro che educativo o tantomeno rivolto a un pubblico preadolescenziale, ma finge di esserlo per ironizzare in maniera piuttosto esplicita e feroce su tematiche molto delicate come l’inquinamento ambientale e il potere delle multinazionali che sfruttano le risorse naturali per arricchirsi.
E’ in storie come queste che viene fuori tutta la potenza dissacrante di un personaggio come Deadpool, capace di travalicare qualsiasi barriera o schema predefinito, per cui aspettatevi giochi e quiz tipo Settimana Enigmistica all’interno del racconto, una pagina censurata per eccesso di violenza, e comparsate di volti ( e nomi ) noti come quelli degli scrittori Jason Aaron e Jason Latour, e della comica televisiva statunitense Sarah Silverman, tutti grandi amici del “dinamico duo”Posehn/Duggan.
L’attuale serie di Deadpool merita dunque di essere tenuta d’occhio, soprattutto se volete leggere qualcosa di diverso dalle classiche avventure di supereroi e anche per avere una visione a 360° del personaggio, non solo macchietta comica e irriverente, ma anche un uomo con dei sentimenti e una grande tristezza interiore.