Crossed: Alan Moore inventa una nuova lingua – RECENSIONE
Pubblicato il 9 Ottobre 2015 alle 15:15
Cento anni dopo gli eventi narrati nel primo numero di Crossed, la serie nata dalla mente contorta di Garth Ennis arriva sulla scrivania del più grande scrittore di fumetti di sempre. Ed è subito rivoluzione.
Sesso. Violenza. Sopravvivenza. Morte.
In queste poche parole, per quanto brutali possano apparire, è racchiusa l’essenza della vita e del mondo in cui la vita viene vissuta. Il nostro mondo. E il mondo di Crossed, serie horror ideata dal controverso autore scozzese, Garth Ennis, padre di moltissimi altri comics che in passato hanno spaccato in due critica e pubblico (Preacher, The Boys, solo per citare le più celebri).
Quando è stato reso noto che Alan Moore, il più importante autore di fumetti di sempre, avrebbe preso le redini della serie, il mondo dei comics è rimasto in silenzio, in attesa di vedere cosa il maestro avrebbe realizzato con il filone del survival-horror che è l’essenza di Crossed. E dopo aver letto il primo volume di Crossed +100, intitolato Fondazione e Impero, posso affermare che è valsa la pena aspettare.
La storia è ambientata nel luglio del 2108, cento anni esatti dalla comparsa del primo scrociato. Se non siete degli habitué della serie, vi basti sapere che gli scrociati sono persone vittima di un misterioso contagio che ha spezzato i loro freni inibitori: riconoscibili da un’irritazione cutanea a forma di croce sul viso, i loro hobby preferiti sono stuprare, mangiare e uccidere nei modi più atroci possibili le loro sfortunate vittime.
In pratica uno scrociato è un uomo qualunque, privo di qualsiasi etica, morale o pietà, e proprio qui si trova il paradosso ideato da Ennis: gli scrociati non sono mostri, o zombie, o demoni. Gli scrociati siamo noi, e ovviamente anche Alan Moore è partito da questa riflessione (o critica) sulla società per sviluppare le sue trame.
Protagonista della storia è Future Taylor, un’archivista di circa 30 anni, nata nel 2077. E’ nata in un mondo senza futuro, ed è proprio questo aspetto che sembra ossessionarla. Questo, e il fatto che l’umanità abbia ormai dimenticato il proprio passato. Nessuno ricorda ormai il mondo che c’era prima degli scrociati, tanto che Future, amante di testi letterari, crede che le storie di J.R.R. Tolkien descrivessero in qualche modo il mondo reale.
La genialata di Moore è l’escamotage della lingua: l’autore inglese, come già aveva dimostrato di essere in grado di fare sulle pagine di Swamp Thing, crea una nuova lingua corrente usata dall’umanità del 22esimo secolo. Lo fa per spiazzare il lettore, per dare al lettore la sensazione di trovarsi in un mondo completamente diverso rispetto a quello che conosciamo.
E ovviamente ci riesce in pieno: leggendo i dialoghi della protagonista e del suo gruppo di compagni, ci sentiamo catapultati in una realtà che non è (fortunatamente) la nostra. Se da un lato questa scelta stilistica di Moore contribuisce ad alimentare quella sensazione di straniamento, dall’altro c’è il rischio che per i più la lettura possa risultare particolarmente ostica.
Naturalmente Moore gestisce al meglio tanto la dialettica quanto lo sviluppo della storia: la vicenda si sviluppa lentamente, ma non annoia, e come in un romanzo francese dell’800 Moore si prende tutto il tempo per descrivere in maniera minuziosa e certosina ogni dettaglio del mondo che ci sta presentando. Leggere questo volume è come appoggiare una biglia su un piano inclinato: all’inizio la discesa sarà lenta, ma ad ogni nuova pagina andremo un po’ più spediti.
In prossimità del finale, poi, vorremmo poterci fermare, perché conosciamo l’inevitabile e sappiamo cosa ci aspetta. Ma Moore non si ferma e, proprio come uno scrociato, non mostra alcuna pietà nei confronti né dei suoi personaggi, né dei lettori.
L’arte di Gabriel Andrade è da applausi. Il suo tratto realistico dipinge un mondo che è quello in cui viviamo, ma talmente stravolto dall’apocalisse da sembrarci irriconoscibile. La tavolozza dei colori fa ampio uso di toni freddi, che nelle sequenze splatter vengono sommerse dalle tinte calde del sangue.
Moore ci ha sempre abituato a sceneggiature ricche di particolari e caratterizzate da inquadrature e angolazioni ben precise, e il disegnatore brasiliano (artista di altre serie di successo come Lady Death, Über e Crossed: Badlands) dà forma alle sue parole in maniera splendida: non è facile passare da lunghe scene dialogate a brevi momenti di violenza inaudita, ma Andrade dimostra avere talento da vendere in ogni vignetta.
In conclusione, un volume imperdibile sia per i fan del bardo di Northampton, sia per gli aficionados della serie. Il fumetto, edito oltreoceano da Avatar Press, negli States è proseguito grazie alla penna di Simon Spurrier e alle matite di Fernando Heinz. Se non avete mai letto nulla della serie Crossed e non volete barcamenarvi fra i numerosi volumi arretrati, questo spin-off potrebbe fare al caso vostro. A patto che non siate deboli di stomaco.