Recensione: Deadman di Kelley Jones
Pubblicato il 17 Febbraio 2011 alle 11:16
Autori: Mike Baron (testi), Kelley Jones (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 16,95, 16,8 x 25,7, pp. 272
Gli anni sessanta, specie nell’America alternativa e pacifista dei figli dei fiori, furono caratterizzati da un forte interesse nei confronti del misticismo di matrice orientale. Basti pensare alla voga dello zen, in parte già introdotta da autori beat come Jack Kerouac e Allen Ginsberg, e resa popolare da Alan Watts e, in parte, da Timothy Leary; e, più in generale, a quella di filosofie e pseudo-filosofie orientaleggianti.
Il mondo dei comics, ovviamente, non mancò di farsi influenzare da tali tendenze e non si può non citare il Dr. Strange marvelliano, anche se Stan Lee e Steve Ditko, che crearono il personaggio, furono probabilmente stimolati da altre ispirazioni (mentre, invece, negli anni successivi, Roy Thomas e Steve Englehart si collegarono palesemente al clima dilagante nella gioventù statunitense non allineata).
Anche alla DC, comunque, queste suggestioni non passarono inosservate e, nel 1967, Arnold Drake, sceneggiatore noto per aver creato uno strano gruppo, la Doom Patrol (una specie di versione DC degli X-Men prima maniera), e per aver scritto una bizzarra sequenza di storie degli Uomini X, inventò un personaggio: Deadman.
A differenza degli altri super-eroi, Deadman era un morto. Boston Brand, questo il suo nome, era un trapezista che lavorava in un circo e che, per una serie di circostanze, veniva ucciso. Nell’aldilà entrava in contatto con la dea Rama Kushna, collegata a una specie di dimensione paradisiaca chiamata Nanda Parbat (che i fans del Batman morrisoniano dovrebbero conoscere), che gli concedeva di vagare come spettro sulla Terra, in cerca di vendetta. Deadman, quindi, per agire e combattere i criminali responsabili della sua morte, era costretto a possedere i corpi degli esseri umani.
L’idea era originale e il serial di Deadman, pubblicato su Strange Adventures, è oggi ricordato, più che per i testi di Drake, per gli stupendi disegni del grande Neal Adams (e queste storie sono disponibili in un volume Absolute proposto da Planeta). Le vicende di Deadman vennero, però, sospese, poiché il character non ottenne grande successo e bisognò aspettare gli anni ottanta per leggerne il seguito, grazie ad Andy Helfer e all’eccezionale José Luis Garcìa Lopez, che realizzarono una bella miniserie che risolveva i punti narrativi lasciati in sospeso, anch’essa pubblicata da Planeta in un tp.
Tuttavia, un personaggio simile non poteva rimanere nel limbo, specie se consideriamo la rilevanza che, a partire dagli anni ottanta, l’universo magico avrebbe assunto nel cosmo DC, grazie al successo crescente di serie come Sandman, Swamp Thing o Hellblazer. Lo scrittore Mike Baron, infatti, noto per Punisher e Nexus, e l’ottimo penciler Kelley Jones lo ripresero, dapprima sull’antologico Action Comics Weekly e poi su due miniserie: Deadman e Deadman: Exorcism.
Tutto questo materiale è incluso nel presente volume, che propone, quindi, la versione più moderna di Boston Brand. Il serial di Action Comics è interessante, con una trama intricata basata sugli zombi e le tradizioni vudù, ma molto più intriganti sono le miniserie successive. Pur non trattandosi di produzioni Vertigo, sono in linea con le atmosfere horror dei fumetti per ‘mature readers’ della DC e le ingenuità anni sessanta sono assenti.
Mike Baron scrive testi efficaci e si sbizzarrisce con circhi maledetti degni del film ‘Freaks’, popolati da fenomeni da baraccone demoniaci, ma anche da splendide e sexy donne fantasma che amoreggiano con il nostro Deadman; e con vicende di possessioni diaboliche che coinvolgono un altro importante esponente della sezione ‘occulta’ del DC Universe: lo Straniero Fantasma.
L’aspetto più intrigante del volume è però rappresentato dalle matite di Kelley Jones. Fedele alla tradizione di maestri del macabro come Bernie Wrigthson, Jones è a suo agio nella visualizzazione degli orrori e rivoluziona lo stesso Deadman, trasformandolo, da eroe aitante qual era, in un autentico cadavere: uno scheletro spettrale e disturbante che non può non colpire il lettore. Nel complesso, il volume è valido e piacerà, malgrado alcune discontinuità narrative e grafiche, agli estimatori di Jones e agli amanti dell’horror.
Voto: 7 ½