Batman: Terrore sacro, teocrazie puritane e rapimenti alieni secondo Norm Breyfogle – RECENSIONE

Pubblicato il 29 Settembre 2015 alle 11:45

Riscoprite in questo volume edito dalla Rw l’arte di Norman Breyfogle, uno dei disegnatori più importanti del Batman degli anni ’90.

Tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 il disegnatore americano Norman Breyfogle (Detective comics, Batman, Shadow of the Bat, Legends of the Dark Knight), in collaborazione soprattutto con gli sceneggiatori  Alan Grant (Lobo, Shadow of the bat, Detective Comics, Batman:Knightfall, Contagion , Cataclysm) e John Wagner (Judge Dredd, Detective Comics), ha legato indissolubilmente il proprio nome alla storia delle principali testate della DC Comics dedicate a Batman.

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In particolare, Breyfogle e Grant riuscirono a rinnovare la leggenda del cavaliere oscuro sia facendo confrontare Batman con situazioni soprannaturali e slegate dalla tradizione classica, sia introducendo villain storici come il duo Ventriloquo-Scarface, Anarky, Cornelius Stirk e Victor Zsasz. 

Batman: terrore sacro, volume pubblicato questo mese dalla Rw Lion sotto etichetta Grandi opere DC, raccoglie tre storie in qualche modo  rappresentative dell’importante contributo di Norm Breyfogle all’iconografia dell’uomo pipistrello e del suo sodalizio artistico con lo scozzese Grant: Batman: Holy terror (terrore sacro, per l’appunto)-un elseworld scritto da Alan Brennert (The Brave and the bold, Gotham Kinights)- The Abduction e Dreamland, quest’ultimi due sceneggiati da Alan  Grant.

Pubblicato nel 1991, Batman: Holy terror si caratterizza per essere stato il primo fumetto dedicato al cavaliere oscuro ad essere pubblicato con l’etichetta Elseworlds, che identifica le storie ambientate in realtà alternative all’universo DC classico. Solo due anni prima(nell’89), Brian Augustyn e Mike Mignola realizzarono Gotham by Gaslight, quello che a tutti gli effetti viene considerato come il primo Elseworld della DC Comics, oltre che una perfetta dimostrazione di quanto Batman fosse già allora un personaggio particolarmente indicato per essere reinterpretato in contesti diversi (in quel caso l’epoca Vittoriana).

In Holy Terror, Batman viene calato in una realtà dispotica, in un’America retta da un governo teocratico puritano che, basandosi su una distorsione del pensiero dello storico politico inglese Olivier Cromwell, opprime ogni tipo di libertà religiosa, sessuale e di pensiero.

A venti anni di distanza dalla notte in cui vide i propri genitori uccisi a sangue freddo dal criminale Joseph Chill, il miliardario religioso Bruce Wayne riceve un’inaspettata rivelazione da Jim Gordon, l’inquisitore che investigò il caso dei coniugi Wayne: Thomas e Martha Wayne furono assassinati su ordine diretto dello stesso Consiglio Privato al potere per cui lavoravano, dopo essere stati già condannati per attività antigovernative a causa degli aiuti medici prestati a transessuali, prostitute e donne gravide intenzionate ad abortire.

Nonostante la notizia faccia apparentemente crollare le sue certezze su Dio, Bruce ottiene i sacramenti come sacerdote e, indossando un costume teatrale demoniaco di proprietà del padre, decide di prendersi la sua vendetta nei confronti dei membri dell’alta corte della Camera Stellata che ordinarono l’omicidio dei suoi; ma la sua ricerca si trasformerà presto in una crociata per rovesciare l’intero sistema politico, che lo porterà a scoprire l’esistenza di esperimenti genetici governativi su soggetti paranormali come Barry Allen e un misterioso “uomo verde” cresciuto nel Kansas….

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Alan Brennert intuisce quanto la sfera religiosa possa ben conciliarsi con le origini e la missione del “crociato incappucciato“, con specifico riguardo al ruolo della vendetta. Alla base di questa versione alternativa di Batman c’è un presupposto narrativo teoricamente applicabile anche alle sue origini nell’universo DC classico: è stato il contesto socio/politico- nel caso di Holy Terror una teocrazia che strumentalizza la volontà divina per perseguire fini egoistici- ad aver causato indirettamente la nascita di Batman attraverso l’omicidio dei suoi genitori.

Il colpevole non è il diretto responsabile (Joe Chill), ma l’intera comunità di Gotham City stessa, che ha permesso il dilagare di una politica corrotta e ipocrita, che illude, cospira, abbandona i cittadini a loro stessi e permette il verificarsi di crimini efferati.

Lo stesso Batman si chiede cosa sarebbe successo se i suoi genitori fossero stati davvero”vittime di un casuale insensato crimine comune“, quasi a sottolineare le analogie con le sue origini classiche. La vendetta così diventa fine a sé stessa, e lascia il posto alla ribellione, alla speranza che quello che gli è accaduto non possa accadere a nessun altro, nell’insegna dell’aiuto al prossimo.

Lo spunto di una Gotham teocratica permette di sfruttare temi tanto delicati quanto tristemente ancora attuali, come le idiosincrasie tra Stato e Chiesa, la pericolosa deriva estremista di una dottrina religiosa e la presunzione di certi politicanti e sacerdoti che si sentono legittimati a compiere stragi e illeciti di ogni tipo solo perché eseguiti in nome di un dio.

In Holy Terror tutto ciò che è puro o sinonimo di speranza, come la fede religiosa o i soggetti potenziati sottoposti agli esperimenti, viene brutalmente strumentalizzata e mercificata dai potenti di turno nell’indifferenza generale.

In questo senso, la presenza di Superman, “l’uomo verde” oggetto degli esperimenti del dottore ebreo Saul Erdel (personaggio che nel DC Universe classico è responsabile della venuta sulla terra di Martian Manhunter), non è casuale; l’uomo d’acciaio, come spesso accaduto anche in altre versioni, viene visto, infatti, come una sorta di messia martire sulla terra, in qualità di “più grande speranza di questo mondo”.

Stessa cosa non si può dire, invece, per gli altri comprimari di lusso presenti nella storia come Flash, Aquaman, Clayface e Zatanna, la cui presenza risulta poco funzionale e non suscettibile di interpretazioni innovative.

Grazie anche all’intensa espressività dei disegni di Breyfogle, Brennert ci consegna un Batman fragile e fallibile, un uomo qualunque che si meraviglia davanti alla straordinarietà  dei super-umani e che si domanda imperterrito com’è possibile che un dio onnipotente possa permettere così tante ingiustizie sulla terra. Gli eventi che subisce lo temprano e lo fanno evolvere da cavaliere oscuro spietato in cerca di una vendetta inappagante ad un cavaliere della luce che combatte la sua personale guerra santa in nome della giustizia divina, un crociato incappucciato a tutti gli effetti.

Passando alla parte grafica: Norm Breyfogle presenta uno stile semi-realistico che dimostra chiaramente le influenze di Neal Adams e Jim Aparo, due storici disegnatori del Batman degli anni ’70. La regia della tavola è fluida e chiara: pagina dopo pagina ci si si accorge di quanto sia difficile ritrovatasi di fronte allo stesso tipo di gabbia, tanto che le singole  vignette vengono sovrapposte in maniera dinamica, inquadrate sotto prospettive visive sempre diverse.

Pur senza ottenere simmetria ed equilibrio perfetto nella composizione, le vignette – per quanto complesse nella loro struttura – risultano comprensibili e mantengono bene a fuoco i soggetti. Suggestiva e accurata la rappresentazione di Gotham Town, con le sue imponenti architetture in stile gotico e la sua atmosfera tenebrosa. Batman, che passa da movenze ed espressioni luciferine ad altre più ingenue e naturali, indossa un costume dal design non particolarmente memorabile, caratterizzato da linee oblique e dall’aggiunta del bianco ai classici grigio-blu scuro.

Riguardo alle altre due storie contenute in questo volume – The Abduction e Dreamland– Alan Grant pone Batman di fronte ad un mistero che forse neanche un formidabile detective come lui potrebbe risolvere: l’esistenza degli alieni (e per “alieni” intendiamo quelli “grigi” come concepiti dall’immaginario ufologico).

Ora, l’idea di un Batman rapito dagli extraterrestri– presente in The Abduction – potrebbe anche essere interessante nella sua anomalia; peccato, però, che sia il cavaliere oscuro sia Alfred reagiscano in maniera disorientata, come se ignorassero completamente di avere sempre avuto a che fare con esseri provenienti da un altro pianeta ( Superman, Brainiac).

Insomma, pur non essendo classificata come Elseworlds, The Abduction sembra in tutto e per tutto una storia ambientata in una realtà alternativa al DC universe classico, e questo non fa altro che acuire un certo sense of strangeness che pervade tutta la vicenda.abduct 1 Pubblicato nel ’98, The Abduction è un one-shot frutto dei tempi in cui è uscito , tanto da presentare un frullato di tutte le teorie complottistiche sugli ufo in voga nel periodo in cui risuonavano gli echi del successo di X-files, Man in Black e Indipendence day: dall’esistenza dell’Area 51 agli accordi segreti tra governo ed alieni per consentire il rapimento dei cittadini, dalle descrizioni di ufo nei testi sacri e nei geroglifici ai famigerati cerchi nel grano.

L’atmosfera così riprodotta è onirica, stravagante e allucinante, al punto che Batman finirà persino per combattere contro Rettiliani, man in black intenzionati a metterlo a tacere e addirittura una versione cazzutissima di Bruce Lee!

A meno che le intenzioni di Grant non fossero quelle di proporre volutamente un tipo di grottesco comico, l’elemento mistery non è sfruttato proprio a dovere: non c’è dramma né tensione, e per giunta le indagini di Batman finiscono sempre per perdersi in un labirinto senza via d’uscita e con pochi colpi di scena, a causa di un finale monco.

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C’è da dire, però, che in Dreamland – sequel di The Abduction in cui Batman si dirige nell’area 51 per risolvere il caso di un dottore scomparso – la dimensione surreale e farsesca (tralasciando un combattimento con un gorilla) lascia il posto ad una più realistica e matura, maggiormente appassionante e più consona alle normali avventure vissute dal pipistrello alato, che grazie all’aiuto dell’esperto di manipolazione mentale Frankin Selly riesce anche a fare luce sui fatti antecedenti.

Già con The Abduction, Norm Breyfogle dimostra i segni di un’evoluzione del suo tratto rispetto ai tempi di Holy Terror; il suo stile grafico diventa più pulito e più preciso nei contorni, meno astratto e più dark nelle scelte del design e delle proporzioni anatomiche di Batman, grazie soprattutto all’eccellente lavoro dell’inchiostratore James Hodgkins e ai colori cupi di Bleyaert Ro Hannin. Il suo è un Batman minaccioso e brutale, una versione a tratti demoniaca che presenta più di un punto di contatto con quella vampiresca e infernale disegnata da Kelley Jones (Batman & Dracula: Red Rain) nella trilogia del vampiro.

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Al di là del fatto di essere disegnate tutte da Breyfogle, le storie raccolte in questo volume sembrano accomunarsi per il tipo di contesto alternativo al universo classico in cui opera Batman: in tutte e tre il bersaglio principale della sua missione non è un singolo villain, ma l’intero governo che opera nella sua realtà, che tiene oscura la verità e che “manipola” la mente dei cittadini.

Qualitativamente, con la sua interpretazione “religiosa” Holy Terror non ha tutte le carte in regola per essere considerato il miglior elseworld di Batman, soprattutto se comparato ad opere come Gotham by Gaslight Batman & Dracula: Red Rain di Doug Moenchche hanno osato molto di più nei contenuti delle storie e nella variazione del personaggio. Quanto a The Abduction e Dreamland , non sono esattamente l’esempio perfetto per apprezzare la straordinaria collaborazione artistica tra Grant e Breyfogle, ma allo stesso tempo ci offrono un assaggio prezioso dell’arte di Breyofogle e una versione stravagante del cavaliere oscuro.

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